Teatro Opera, Brecht e la desolata città di Mahagonny in scena dal 4 al 17 ottobre | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Teatro Opera, Brecht e la desolata città di Mahagonny in scena dal 4 al 17 ottobre

– Sfruttatori e sfruttati in una società in cui tutto è lecito: sarà l’impietoso, doppio sguardo di Kurt Weill e Bertolt Brecht a chiudere nel segno del contemporaneo la stagione del Teatro dell’Opera di Roma con lo spettacolo Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny (Ascesa e caduta della città di Mahagonny) in scena dal 4 al 17 ottobre. Un allestimento totalmente nuovo per il teatro capitolino (in coproduzione con La Fenice di Venezia e il Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia) e che vede alla direzione dell’orchestra John Axelrod e alla regia Graham Vick, in un’opera poco frequentata non solo nei cartelloni italiani ma anche al Costanzi (10 anni fa l’unica rappresentazione). Nessun happy end attenderà il pubblico romano, ma il panorama desolante di una civiltà (rappresentata dalla città di Mahagonny) illusoriamente e colpevolmente convinta che tutto, anche la felicità, possa essere ottenuto con il denaro. Sbaglia chi pensa di trovare solo la critica al capitalismo in un titolo complesso come questo, che, dopo L’opera da tre soldi, rappresenta il secondo capolavoro del binomio Weill-Brecht. In una scena popolata da un cast di cantanti in grado di oscillare dallo stile del cabaret a quello più tradizionale, e di tenere al tempo stesso ben saldo il legame dell’opera con il teatro, al centro della vicenda resta l’uomo, il cui ritratto attuale in fondo non appare poi molto diverso da quello del 1927, anno in cui Mahagonny venne composta. «Questa opera è uno specchio negativo della natura umana: afferma che non servono nè la politica nè Dio per capire chi siamo, e ci chiede di guardare dentro noi stessi per assumerci le nostre responsabilità», ha spiegato oggi durante la conferenza stampa Graham Vick, che per la terza volta nella sua carriera si misura con quest’opera. «Quando l’ho messa in scena per la prima volta ero in un’altra fase della mia vita, oggi ho 61 anni. All’epoca non c’erano il fondamentalismo, gli immigrati, i cellulari: era il secolo scorso», ha aggiunto, «oggi invece serve il confronto tra le generazioni: per questo ho voluto in scena 25 giovani attori, per dare voce a chi non ha speranza nè futuro, a chi chiede alla vecchia generazione di fare posto». «A Mahagonny tutto è possibile e tutti sono attori, anche la musica», ha detto il Maestro Axelrod, che debutta alla direzione dell’Orchestra capitolina, «Weill ha rappresentato ogni emozione componendo una musica del tutto particolare, che viene dalla strada. Insieme a Brecht ha ritratto la caduta della condizione umana che ravvisava nella sua epoca, con la Repubblica di Weimar. Oggi in fondo le cose non sono poi troppo diverse».

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