L'addio di Marino, ultimo atto da sindaco contro mafia capitale. Renzi apre la partita su Roma, malumori del Pd sulle primarie | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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L’addio di Marino, ultimo atto da sindaco contro mafia capitale. Renzi apre la partita su Roma, malumori del Pd sulle primarie

Non è escluso, infatti, che il primo cittadino possa ripresentarsi alle prossime elezioni con una lista civica, opzione che sembra convincere chi in questi giorni si è radunato in piazza per sostenerlo

Alla fine l’addio di Ignazio Marino è arrivato. Non prima degli ultimi, decisivi atti da sindaco: la firma della costituzione di parte civile al primo processo di Mafia Capitale, quello che vede imputato l’ex dg di Ama Gianni Fiscon, e il via libera a tre ordinanze di lavori per il Giubileo per 10 milioni di euro. Da oggi, dunque, finisce ufficialmente la breve era Marino, che avrà 20 giorni di tempo, fino al 2 novembre, per ripensarci. Ma non sembra finire il braccio di ferro politico che il sindaco – quasi già ex – ha ingaggiato con quel Pd che lo ha scelto, sostenuto e dimissionato. Non è escluso, infatti, che il primo cittadino possa ripresentarsi alle prossime elezioni con una lista civica, opzione che sembra convincere chi in questi giorni si è radunato in piazza per sostenerlo. Prima di lasciare Palazzo Senatorio, però, il sindaco ha intenzione di indossare ancora quella fascia tricolore che gli è stata consegnata poco più di due anni fa. E lo intende fare, «con fermezza», nella prima udienza di Mafia Capitale, il 20 ottobre, quando sul banco degli imputati comparirà anche l’ex direttore generale dell’Ama Fiscon. A ribadire e sottolineare l’impegno nella «lotta alla criminalità» divenuta nel tempo il cavallo di battaglia del sindaco chirurgo davanti alle macerie del Mondo di Mezzo. I vista del Giubileo, c’è però chi teme che le dimissioni possano intaccare l’organizzazione dell’Anno Santo. «È una città che sta in piedi da più di 2000 anni», rassicura però il prefetto, Franco Gabrielli. Ma intanto si comincia a pensare al futuro, con i delusi del Pd che hanno presidiato per l’intera giornata la sede del Nazareno, dove si è visto anche l’assessore alla Scuola Marco Rossi Doria. Potrebbe essere proprio lui uno dei subcommissari che saranno incaricati di formare una sorta di «giunta» per traghettare la Capitale alle elezioni. Accanto al suo nome ci sono anche quelli dei neo-entrati nel rimpasto di luglio Stefano Esposito e Marco Causi, oltre a quello del responsabile della Legalità, Alfonso Sabella, dato in pole anche per il ruolo di commissario. «Non mi ha contattato ancora nessuno», smentisce il magistrato mentre dall’opposizione c’è chi storce il naso all’ipotesi di sub-commissari politici. «Renzi smentisca questa ipotesi», tuona Giorgia Meloni, data in lizza per la candidatura del centrodestra alle future elezioni. Tra i nomi che circolano per l’incarico di commissario anche quello del prefetto Mario Morcone e dell’ex comandante generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli. O anche quello di Andrea Riccardi, ex ministro e fondatore della Comunità di Sant’Egidio: anche se una sua nomina sembrerebbe più difficile necessitando di un cambio normativo. Intanto, in città imperversa già il toto-candidati, ma il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti – già in corsa al Campidoglio nel 2012, per poi spostarsi alla Regione in seguito allo scandalo dei fondi in consiglio regionale -, spegne sul nascere i rumors sul suo nome. Ancora più serafico il ministro Paolo Gentiloni, già in corsa nelle primarie poi vinte da Marino. Ai cronisti che domandano se sia interessato, replica con un secco «no». Sul fronte del Movimento 5 Stelle, che chiede al premier Matteo Renzi di riferire in Aula sul caso-Roma, un candidato arriverà a gennaio. Ma sembrano salire le quotazioni di Virginia Raggi, consigliere comunale in Campidoglio. Entrano nel vivo nel frattempo anche le indagini della Procura sulle spese effettuate dal sindaco Marino con la carta di credito del comune. Il pm titolare dell’inchiesta, Roberto Felici, ha incaricato il nucleo di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza di acquisire tutto il carteggio relativo alle spese. Già domani le Fiamme Gialle saranno in Campidoglio per verificare le accuse di peculato rivolte al primo cittadino.

Una partita delicata, da affrontare passo dopo passo, senza sbagliare i nomi ma ancor di più i tempi, si giocherà nei prossimi mesi su Roma e su Milano. Il processo che porterà alle candidature del Pd non ammette errori, soprattutto nella capitale, dove c’è da recuperare il consenso perso con Mafia capitale e il caso Marino. Perciò la premura di Matteo Renzi, dopo aver ufficialmente incassato le dimissioni del sindaco, è dare col Giubileo e l’amministrazione commissariale una prova di buongoverno e attenzione ai problemi dei cittadini. Perchè saranno i cittadini a giudicare e decidere, a partire dalle primarie che potrebbero svolgersi con regole parzialmente nuove e l’ammissione al voto solo degli iscritti in un apposito albo. Così come l’ipotesi di bypassare le primarie aveva subito fatto insorgere la minoranza Pd, la ‘blindaturà delle primarie di Renzi nell’intervista di domenica sera a Che tempo che fa, provoca però qualche mal di pancia nella maggioranza del Pd, a partire dall’area dei Giovani turchi che fa capo al commissario del partito a Roma, Matteo Orfini. Nulla contro le primarie, afferma più di un parlamentare, ma le parole del segretario-premier rischiano di essere premature e lanciare da subito la contesa, nel momento in cui ci si dovrebbe piuttosto concentrare sul processo in corso di riorganizzazione del partito romano e sul lavoro per la città, in collaborazione con il commissario e il governo. E poi, aggiunge un senatore renziano, nella particolare situazione di Roma, le primarie rischiano di azzoppare in partenza una candidatura ad esempio della società civile, che sarebbe magari in grado di vincere in città ma non nel partito. Se a ciò si aggiunge il timore di una ricandidatura di Marino, che potrebbe scegliere di sparigliare le carte della consultazione Pd, più d’uno condivide il pensiero espresso dall’assessore e senatore Stefano Esposito: «Tenendo conto del clima e del Giubileo, con il Pd Roma non ancora ricostruito, penso sia meglio fare una valutazione politica su un nome, coinvolgendo un numero alto di persone». In alternativa, c’è anche chi continua ad auspicare un rinvio delle elezioni, ma in ambienti di governo si osserva che la strada appare difficilmente praticabile e comunque parlarne è prematuro. Renzi per il momento sembra non voler tradire la sua storia politica e lasciare a Roma come a Milano che siano i cittadini a incoronare il candidato. Magari in un unico ‘primarie day’ da tenere il 7 febbraio, la data già scelta per Milano (dove sono in lizza Emanuele Fiano e Pierfrancesco Maiorino ma i nomi più quotati appaiono al momento quelli del commissario Expo Giuseppe Sala e della vicesindaco Francesca Balzani). A quell’appuntamento il Pd potrebbe arrivare con nuove regole per le primarie e la limitazione della partecipazione a chi si iscriva a un albo degli elettori, per evitare i problemi e le contestazioni che ci sono state ad esempio lo scorso anno in Liguria. Una commissione, guidata dal vicesegretario Lorenzo Guerini e dal presidente Matteo Orfini, è al lavoro da tempo sulla forma partito e sullo statuto. «A fine ottobre – spiega Guerini, interpellato sulla tempistica – ultimeremo una prima bozza di documento da inviare ai circoli e alle federazioni perchè sia discusso. Al termine di questo processo, porteremo le modifiche dello statuto al vaglio dell’assemblea nazionale che si terrà, probabilmente, a gennaio».

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