Festa Roma, Sorrentino: "Il mio Papa tra vero e verosimile" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Festa Roma, Sorrentino: “Il mio Papa tra vero e verosimile”

Un vero e proprio tormentone quello di Paolo Sorrentino che ripete più volte, nel troppo tecnico «incontro ravvicinato» con Antonio Monda alla Festa di Roma, quale sia la differenza tra «vero e verosimile» e come poi possano coesistere «realtà ed estetica». Intanto quando parla di The Young Pope, la serie tv che sta girando a Roma per Sky in collaborazione con HBO e Canal+, dice appunto che il suo Papa è «altrettanto vero e verosimile». «La sua caratteristica – sottolinea il regista – è che è un Papa totalmente inventato, ma altrettanto verosimile». E ancora sulla serie tv della durata complessiva di otto ore spiega: «Volevo un Papa giovane e bello, per questo ho scelto Jude Law che è un attore portentoso, senza difetti». A difesa del suo stile, da molti considerato troppo estetizzante, non a caso sceglie tra le sue sequenze preferite, in una sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica strapiena, una di Tempesta di ghiaccio di Ang Lee: «Sono sempre colpito dai suoi film, perchè riesce a coniugare il bello con il vero. Resta nella realtà non rinunciando all’estetica. I grandi registi sono tali anche perchè insensibili alle pressioni dell’ambiente che li circonda». Grande stima poi per Fellini, Antonioni e Bertolucci: «Qualsiasi cosa mettano in scena, nessuno lo sa fare come loro». Tra le altre verità emerse dall’incontro, il fatto che il primo film che ha visto è stato L’incompreso, ma i titoli più amati, da ragazzo in vacanza, sicuramente sono quelli di Terence Hill e Bud Spencer. Il suo trofeo preferito, infine, non è certo l’Oscar ricevuto per La grande bellezza, ma la maglietta di Maradona. L«incontro ravvicinatò si è chiuso con la proiezione de La fortuna, corto di otto minuti di Sorrentino nel film a più voci dal titolo ‘Rio, eu te amò, terza parte del progetto ‘Cities of Lovè, dopo ‘Paris, je t’aimè (2006) e ‘New York, I Love Yoù (2009). Di scena un uomo di ottant’anni sulla sedia a rotelle, ricco e malato, che si accompagna con una donna di cinquanta anni più giovane e ovviamente bella. »Mi divertiva pensare – ha detto il regista napoletano – che, al contrario di quello che si potrebbe pensare, era lui a volersi liberare di lei e non il contrario«.

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