Caso Marino, Renzi scrive ai consiglieri Pd: "Dimissioni prima della verifica in aula" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Caso Marino, Renzi ai consiglieri: “Dimissioni prima della verifica”. Pd: “Non venga in aula”, le opposizioni vogliono la conta

Nel caso il sindaco Ignazio Marino decidesse di ritirare le dimissioni e presentarsi in aula Giulio Cesare per una verifica di maggioranza, i consiglieri del Pd sarebbero pronti a dimettersi in blocco. Secondo quanto si apprende infatti, il premier Matteo Renzi, che persone a lui vicine descrivono ormai stufo della «questione romana» e concentrato già su Giubileo e sulla scelta di commissario capitolino e squadra, in qualità di segretario nazionale Pd avrebbe fatto recapitare agli eletti Dem la richiesta di una disponibilità a lasciare i banchi dell’aula Giulio Cesare. Una richiesta che i consiglieri presenti all’incontro al Nazareno avrebbero accolto, pur auspicando insieme ai vertici del partito che non si debba arrivare allo showdown in aula. Quella di Marino, come ribadito anche ieri, per il Pd è ormai un’esperienza conclusa, da lasciarsi alle spalle per proiettarsi sulle elezioni comunali che, salvo eventi eccezionali come ricordato dal premier Renzi, si terranno il prossimo anno. Così tutti sono stati invitati a serrare i ranghi e a lavorare per valorizzare le cose positive fatte a Roma in questi circa due anni e mezzo di amministrazione, assicurando che chi lo vorrà potrà ricandidarsi. «La posizione del Pd è stata espressa e, se posso spiegare il mio punto di vista con una metafora, continuare sulla linea di dare calci alle colonne di una casa per farla crollare sapendo di restare sotto le macerie è uno sport incomprensibile. Continuo a confidare nella saggezza del sindaco». Così l’assessore ai Trasporti, Stefano Esposito, interpellato in merito alla questione delle dimissioni del sindaco Ignazio Marino e sulla possibilità da parte del primo cittadino di verificare se ha la maggioranza in Assemblea capitolina. «La vicenda scontrini è solo l’ultimo di una serie di errori politici in cui la stessa Cattoi ha delle responsabilità». Così l’assessore ai Trasporti, Stefano Esposito, interpellato in merito alla questione delle dimissioni del sindaco Ignazio Marino. «Ritengo corretto che il sindaco pretenda che il suo nome non venga affiancato a quello di un mascalzone o del precedente sindaco e questo il Pd non lo pensa. Ma è fondamentale che si usino questi giorni per fare quello che è possibile per la città e non si attacchi il Pd che esiste a prescindere da me, da Orfini», ha aggiunto Esposito.

– Il Partito democratico è compatto: la fase del governo Marino è conclusa ed è «meglio evitare l’ultimo ‘teatrinò» in Assemblea capitolina. Il partito di Matteo Renzi mantiene la linea già annunciata e anche fuori dalle dichiarazioni ufficiali ritiene che ormai non ci siano più le condizioni politiche per proseguire. Dopo le dichiarazioni di ieri del sindaco-chirurgo che sembra aver riaperto la partita sulla possibilità di verificare se ci siano o meno i numeri in maggioranza con una possibile richiesta di convocare Aula entro il 2 novembre – che nel caso dovrebbe comunque essere approvata dalla riunione dei capigruppo – il Pd spera che questo non accada altrimenti «si rischia confusione e figuracce inutili». La verifica in Aula è una possibilità allontanata da subito dal partito che si è affrettato a sottolineare che «il problema ormai non è la vicenda scontrini» su cui però molti ritengono che la stessa conferenza di ieri del sindaco con il suo avvocato non sia stata una scelta che abbia in realtà «apportato elementi o certezze maggiori rispetto alla sua posizione ancora non chiara». A riaprire lo scenario e il dibattito sono arrivate le dichiarazioni dell’assessore e fedelissima del sindaco, Alessandra Cattoi, che ha confermato che Marino sta riflettendo e farà le opportune verifiche sulla possibilità di chiedere la fiducia in Aula. Per il Pd però «non ha molto senso che il sindaco si presenti in Aula senza avere una ‘retè di sicurezza» ma non si esclude che siano giorni decisivi per trovare «un dialogo in cui il partito riconosca quello che di buono il sindaco ha fatto in modo da far uscire Marino e lo stesso partito a testa alta e insieme lavorare alle prossime elezioni», altre strade non ce ne sono «altrimenti rischiamo che la gente non capisca quello che accade dopo dimissioni già date».

«Stiamo assistendo a un regolamento di conti tra il Sindaco Marino e la sua maggioranza. Peccato, però, che il conto lo paghi la città e questo è inaccettabile». Lo ha detto Alessandro Onorato, intervenendo questa mattina a Sky Tg24. «Temiamo – ha aggiunto Onorato – che questo film non finisca qui: ne vedremo delle belle. Questo scambio di minacce più o meno velate è davvero inquietante e, mentre loro litigano, i problemi di Roma diventano delle vere e proprie piaghe sociali». – Ignazio Marino, qualora decidesse di parlare al Consiglio comunale delle sue dimissioni, può chiedere la convocazione dell’aula. Secondo l’art.21 comma 2 dello statuto di Roma, il sindaco ha facoltà di richiedere la riunione dell’Assemblea capitolina (così come un quinto dei consiglieri) e il Presidente è tenuto a convocare l’Aula, nel termine stabilito dalla legge, per l’esame delle istanze proposte. Poi, è la riunione dei capigruppo a decidere quando calendarizzare la seduta stessa. Questo stesso iter venne utilizzato dal primo cittadino quando, all’inizio del suo mandato, chiese di riunire urgentemente l’Assemblea capitolina per comunicare che aveva deciso di azzerare il cda di Assicurazioni di Roma. Secondo quanto si apprende M5S, Fdi-An e Sel non sarebbero contrari ad un consiglio sul caso dimissioni. Il Pd tace. Ma, a quanto si apprende i consiglieri dem sarebbero pronti a dimettersi se si decidesse di ‘ospitarè in Aula una seduta in cui il sindaco possa riferire sulla situazione e, di fatto, verificare i suoi numeri politici. «Marino commette errori ogni volta che parla – spiega Fabrizio Ghera capogruppo di Fdi-An – ma nonostante sia meglio per lui tacere, credo che sia democratico farlo parlare». «Sto provando in tutti i modi a far convocare una capigruppo e far calendarizzare una seduta ma al momento nessuna convocazione – dice Daniele Frongia, portavoce dei Pentastellati – vogliamo aprire una discussione dopo aver sentito le parole del sindaco, credo sia giusto». E a chiedere a gran voce che il sindaco riferisca in Aula è anche Sel in appoggio esterno alla maggioranza perchè, spiega il capogruppo Gianluca Peciola, «ci aspettiamo discontinuità e siamo pronti ad ascoltarlo».

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login