Festa Roma, quando il tempio del cinema era la filmstudio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Festa Roma, quando il tempio del cinema era la filmstudio

– Al Filmstudio ci si sentiva un pò una setta segreta, un’elite. Ci si incontrava tra gli altri, in una stanza piena di fumo, un solitario Alberto Moravia e si vedevano film della storia del cinema che avevi sempre sognato. Era il 1967 e non c’era ancora Fuori orario che nasce solo nel 1990. Questo e altro il racconto di Filmstudio, Mon Amour, film di Toni D’Angelo. Non solo proiezione al Filmstudio, ma anche dibattiti nello storico cineclub romano di Americo Sbardella e Annabella Miscuglio e attivo ancora oggi. Si poteva poi assistere alle prove teatrali del Living Theatre dove sono passate le opere di registi come Bernardo Bertolucci, Jean-Luc Godard, Michelangelo Antonioni, Glauber Rocha, Fernando Solanas, Pier Paolo Pasolini, Eric Rohmer, Robert Kramer, Straub e Huillet. Il film si apre sullo sfondo di una Roma a fine anni ’60, quando l’azione si fa arte e le rivendicazioni, i movimenti, le contestazioni, divengono parte integrante dell’espressione creativa. «Filmstudio, mon amour nasce dall’incontro con il cineclub Filmstudio in cui mi sono formato come cinefilo negli anni Duemila – dice il regista -. Armando Leone, mettendomi a disposizione l’intero archivio, mi ha dato la possibilità di intraprendere un viaggio in un cinema nascosto e sotterraneo che ha animato la città di Roma dagli anni Sessanta a oggi. Ho scoperto quindi l’esistenza della Cooperativa del cinema indipendente, del cinema femminista, del cinema d’autore, dei grandi sperimentatori come Alberto Grifi, dei primi cortometraggi di grandi registi italiani come Nanni Moretti – il cui esordio fu presentato proprio al Filmstudio nel ’76. Questo documentario – conclude D’Angelo – è diventato un vero e proprio viaggio alla scoperta di una realtà cinematografica che, altrimenti, non avrei mai potuto conoscere e di una Roma culturalmente fervida e appassionata, molto lontana dalla Roma che vivo oggi. Ho scelto di raccontare gli avvenimenti storici attraverso l’utilizzo di materiali di repertorio, spesso anche sconosciuti, soffermandomi sugli argomenti e sui personaggi che più mi hanno appassionato».

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