Della Valle: "Un piano imprese-governo per i restauri" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Della Valle: “Un piano imprese-governo per i restauri”

– «Adesso è tempo che le imprese importanti si mettano a disposizione del Paese e di chi ha bisogno. Bisogna ricostruire una rete sociale». L’appello a scendere in campo, a «fare un piano» arriva da Diego Della Valle, alla quarta edizione degli Stati Generali della Cultura, organizzati dal Sole 24 ore. Arriva dopo una mattinata di confronti su quella che oggi viene indicata come la risorsa principale del paese, la cultura e il suo patrimonio di bellezze, e sul nodo su cui ci si gioca il suo futuro: il rapporto pubblico-privato. «Un tabù fino a un anno fa, oggi vinto come l’abbinamento cultura-turismo, tutela-valorizzazione», assicura il ministro di beni culturali e turismo, Dario Franceschini, sciorinando insieme al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, i risultati di 12 mesi di governo. Ma Della Valle, con i 25 milioni di euro «offerti» per il restauro del Colosseo (senza gli attuali benefici fiscali), parla con la schiettezza del pioniere. «Lo abbiamo fatto perchè potevamo permettercelo – dice – e perchè in un momento così difficile le imprese non possono fermarsi al profitto. Bisogna restituire qualcosa alla comunità». Senza le polemiche di allora «forse oggi avremmo avuto già qualcuno per restaurare anche Pompei e Caserta. È vero – prosegue – il Colosseo così bello mi fa contento, ma non vorrei finisse lì. È il momento di organizzarci e vedere come mettere a regime restauri importanti finanziati dalle imprese, private o pubbliche. Le imprese devono essere non solo quelle che mettono il denaro, ma anche quelle che, senza sovrastare la parte istituzionale, controllano che tutto venga fatto con velocità e senza strani dispendi. Sono convinto che, se partiamo, in un mese si riesce a mettere su un piano di restauro finanziato di tutte le opere importanti di questo Paese. Se la burocrazia accelerasse, si potrebbe cominciare già dal prossimo semestre».E il suo non è solo amore per il patrimonio. «È così che si esce dalla crisi – incalza il patron della Tod’s – con un grande piano di sviluppo di opere per la gente che vuole venire a vedere l’Italia». Oltre ai privati, serve però che cominci a muoversi anche il pubblico. «I ministri bisogna farli esporre, lavorare – esorta – Dovreste chiamare Finmeccanica e dirgli ‘tu restauri Caserta. Poi Eni per Pompei. E ancora l’Enel, i leader sul territorio. Se invece facciamo del marketing politico alla giornata, queste cose non le faremo mai». Musica per le orecchie di chi, conti alla mano, ogni giorno deve guidare istituzioni e beni importanti. Gabriella Belli, direttore dei Musei civici di Venezia, pensa «al gran bisogno di restauro del patrimonio». Paolo Nicolini, Consigliere amministrativo dei Musei Vaticani, loda «le partnership sulla Cappella Sistina, che hanno consentito di abbattere i costi». James Bradburne a Brera farebbe entrare «i mecenati anche nella governance del museo», proprio come al Maxxi dove Giovanna Melandri, meno di un mese fa, ha salutato l’ingresso in cda dell’Enel. Ma Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma, punta il dito su «funzioni e sovrintendenze perchè sono loro il vero ostacolo alla sinergia pubblico-privato».«Bisogna creare una collaborazione in cui ognuno fa la propria parte – concorda il ministro Franceschini – Il pubblico ha molte lentezze e la macchina dello Stato deve abituarsi a ricevere donazioni. Però, anche se l’Art Bonus è in vigore da un anno e mezzo, non ho la fila di privati davanti all’ufficio. Non vengono tutti i giorni a litigare per salvare la Domus Aurea o altro. Ci sono degli imprenditori che meritoriamente l’hanno fatto e continuano a farlo. Allora, condivido la proposta di Della Valle di metterci intorno a un tavolo. E anzi – rilancia – vorrei che 20 grandi imprese italiane diventassero main partner di uno dei 20 musei autonomi, legando il proprio nome nel mondo agli Uffizi, Capodimonte, Brera. Perchè più ancora che l’incentivo fiscale è importante il passaggio pedagogico: abituare i cittadini a restituire al proprio Paese».

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