Mafia capitale, arrestata dirigente di Eur Spa: sospesa dal lavoro. Buzzi: "S'è fatta comprà subito" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, arrestata dirigente di Eur Spa: sospesa dal lavoro. Buzzi: “S’è fatta comprà subito”

«Si è fatta comprà subito». Intercettato nella sua Audi, Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative sociali e braccio destro di Massimo Carminati, è eloquente quando parla di Clelia Logorelli, 50 anni, la dirigente di Eur Spa arrestata oggi per corruzione dai carabinieri del Ros nell’inchiesta su Mafia Capitale. Il gip di Roma Flavia Costantini, che l’ha messa ai domiciliari, ne sottolinea la «spiccata pericolosità sociale», dimostrata dalla «disinvoltura e facilità con la quale ha percepito per più mesi lo ‘stipendiò da Buzzi, per lo svolgimento di atti a lui ‘graditì». Una paga mensile di 2.500 euro, secondo l’accusa, che Logorelli avrebbe ottenuto da Buzzi, tramite un suo collaboratore, Emilio Gammuto, tra il dicembre 2013 e il novembre 2014, quando i primi arresti del ciclone Mafia Capitale hanno interrotto ogni rapporto. Secondo il capo di imputazione, Logorelli – nella sua qualità di dirigente preposto al settore verde di Eur Spa, responsabile parchi e giardini, «dunque incarico di pubblico servizio» – avrebbe ricevuto i 2.500 euro mensili dal gruppo di Carminati «per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio». Nelle 16 pagine dell’ordinanza non vengono indicate azioni specifiche, ma si sottolinea, tra l’altro, che il reato di corruzione sussiste quando la funzione pubblica viene asservita agli interessi del corruttore: e ciò «si realizza ogni qual volta il privato prometta o consegni al soggetto pubblico, che accetta, denaro od altre utilità per assicurarsene, senza ulteriori specificazioni, i futuri favori». E che la illecita ‘retribuzionè della funzionaria sia effettivamente avvenuta, secondo gli inquirenti, non c’è dubbio. Le prove, sostiene il gip, sono molteplici. A cominciare dalle intercettazioni di Buzzi. Così il 12 dicembre 2013, parlando in auto con una sua collaboratrice, dice: «allora sono andato… a fare i regali per Dino, 6.000 euro di vino… poi sono andato… all’EUR a parl…., a compramme…quella che mi controlla… niente, si è fatta comprà subito..». Il 19 dicembre Gammuto telefona a Buzzi il quale gli chiede se «oggi» avesse visto «Clelia» e se fosse andato tutto bene. Gammuto conferma, precisando «..tutto bene, poi te spiego, ha fatto un pò.. va bè, no, diciamo che… alla fine chiede poche cose, abbastanza…». In una successiva telefonata Buzzi chiede di nuovo a Gammuto se fosse andato «tutto a posto» con la Logorelli. E il collaboratore risponde: «tutto a posto, sì… ha detto ‘no… non vogliò però, va bè, insomma non è che poi li ha rifiutati…». Altri colloqui vengono registrati nei mesi successivi. Il tenore è sempre lo stesso. «Allora, mi servono due e cinque per la cicciona» (1 agosto 2014), dove la ‘ciccionà, secondo gli investigatori, è proprio la Logorelli. «Tremila a Carlo (Pucci, di Eur Spa – ndr) ogni mese e due e cinque alla cicciona» (12 settembre 2014). Insomma, una serie di versamenti riscontrati anche dall’analisi del cosiddetto «Libro Nero» tenuto da Nadia Cerrito, segretaria e contabile di Buzzi. «In corrispondenza temporale di molteplici annotazioni relative a Gammuto, questi è risultato avere appuntamento con la Logorelli», scrive il gip, secondo cui «tali risultanze rappresentano una conferma a quanto emerso dalle intercettazioni». Il giudice considera «concreto e attuale» il pericolo di reiterazione del reato da parte della Logorelli, la cui condotta è maturata in un contesto – quello messo in luce da Mafia Capitale – «nel quale l’attività corruttiva è risultata essere diffusa, dilagante e radicata da anni, quale normale esplicazione dell’attività lavorativa». Un contesto in cui la gestione del bene pubblico è «costantemente e continuativamente ‘piegatà ed ‘inquinatà da offerte e dazioni di denaro», come emerge «dalla dimestichezza e disinvoltura dimostrate dagli uomini politici e dai pubblici funzionari indagati nel commettere reati contro la pubblica amministrazione». «Un livello criminale – annota il giudice – trasversale alle varie compagini politiche».

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