Renzi-Orfini: "Marino responsabile della crisi Pd". L'ex sindaco: "Per loro lotta al malaffare non ha valore" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Renzi-Orfini: “Marino responsabile della crisi Pd”. L’ex sindaco: “Per loro lotta al malaffare non ha valore”

– L’unico responsabile della fine del mandato Marino è Marino stesso. Utilizza i social network Matteo Orfini per fare il punto della situazione, a 24 ore dalle dimissioni di massa dei consiglieri dem e dalle pesanti accuse del primo cittadino che ieri, in una gremitissima sala della Protomoteca, ha accusato senza mezzi termini il suo partito di averlo «accoltellato» su richiesta di «un unico mandante», cioè Matteo Renzi. Un’accusa che il segretario-premier rimanda al mittente: «Ma quale mandante, ma quale congiura. Una città o funziona o non funziona, se non funziona bisogna prenderne atto», ha tuonato. L’epilogo della vicenda romana non ha fatto altro che rimarcare ancora una volta il profondo solco della frattura tra il Pd ed il sindaco «marziano». Un rapporto turbolento finito nel peggiore dei modi, con i consiglieri dimissionari chiusi nel silenzio ed un partito ai minimi termini, senza segretario ormai da un anno e con l’incognita congresso, quando incombe una campagna elettorale che potrebbe segnare il definitivo colpo di grazia. Per questo si starebbe pensando ad un «dream team» – sulla falsariga di quello che affiancherà il nuovo commissario in Campidoglio – che potrebbe accompagnare o sostituire lo stesso Orfini. È stato lo stesso presidente Pd oggi sulla stampa ad esprimere interrogativi sul suo futuro come commissario del partito romano. «Aiutare Marino è stato il mio principale obiettivo. Gli ho fatto da scudo umano», scrive Orfini sul proprio profilo Facebook sottolineando però che «c’è un punto oltre il quale non si deve mai andare: se continuare significa danneggiare la città occorre fermarsi». «Perchè – spiega – la perdita di credibilità e autorevolezza del sindaco, di cui solo lui è responsabile, non la possono pagare i cittadini». Ora, continua Orfini, bisogna «costruire un progetto vincente intorno ad un’idea di cambiamento della città». Stesso pensiero espresso dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che fino ad oggi aveva deciso di tenere un basso profilo sulla vicenda Marino. «Ovviamente a me dispiace moltissimo, umanamente e politicamente per tutto – dice -. Ora tutti i cittadini ci chiedono non le polemiche ma soprattutto, a chi ha responsabilità, buon governo ed efficienza, e quindi bisogna aprire una nuova fase». Il rischio, è il pensiero ricorrente nei corridoi, è che non ci sia più tempo, con quelle firme dal notaio che aleggiano come uno spettro sul destino del partito dove si è già al lavoro per convincere i numerosi indecisi a restare.

– «Il presidente del Consiglio conferma di avere un’idea sommaria e insufficiente della situazione di Roma». All’indomani del suo ultimo giorno da sindaco di Roma Ignazio Marino affida a Fb parole dure come pietre in risposta al premier Matteo Renzi. E attacca: «Dispiace anche che il contrasto alla corruzione, alle tangenti, al malaffare trovato non vengano considerati dal presidente del Consiglio valori degni di nota». Renzi questa sera aveva commentato così le dimissioni di massa di 26 consiglieri: «Ma quale mandante, ma quale congiura. Una città o funziona o non funziona, se non funziona bisogna prenderne atto». «Il capo del governo sorprendentemente ignora l’azione per salvare il Comune che nel 2013 aveva 816 milioni di Euro di disavanzo – ribatte Marino -. Ignora i tanti interventi di cambiamento radicale dal nuovo ciclo dei rifiuti. Ignora anche la dismissione di oltre 20 aziende non strumentali per i servizi ai cittadini. Ignora lo stop a parentopoli, agli amici degli amici e la presenza della Mafia prima della discontinuità portata dalla nostra Giunta. Il presidente del Consiglio ignora molte altre cose». Prima dell’affondo, il primo attacco frontale sferrato al presidente del Consiglio e segretario del suo partito, Marino si concede una giornata normale. Passeggia nella sua Roma da semplice cittadino. Zaino in spalla arriva a piedi fino al Campidoglio e passa una giornata tra la gente. Un day after in piazza per rincuorare il suo animo «deluso dal Pd» con gli applausi e l«affettò del popolo. »Sono molto orgoglioso di quello che ho fatto in questi due anni e mezzo« rivendica il marziano che già pensa al futuro. Bruciano le pugnalate dei 26 consiglieri ‘traditorì, soprattutto quelle per mano dei dem. Parlare di primarie e ricandidatura forse è prematuro. Ma in tanti sono pronti a scommettere che per il chirurgo non è finita. Anche perchè, chiosa oggi Marino, »non ho programmi di morte imminente. Questa è la mia città«. Chi ci ha parlato descrive un Marino »sereno e tranquillo«. Saluta, fa il gesto della vittoria con le mani e si ferma a parlare con bambini e cittadini. Incassa applausi. Più di una volta. Si ferma a prendere anche un gelato e un the caldo in uno storico bar romano a due passi da Palazzo Chigi, casa del suo avversario Matteo Renzi, l’»unico mandante« di quelle 26 pugnalate ricevute ieri dai consiglieri comunali dimessi. »Le persone perbene stanno con lei« lo incita un signore e lui risponde »Lo so, lo so«. Altri invece commentano »Che peccato che va via«, »Viva la legalità Marino ‘sti imbroglioni ti hanno fregato. È stato Renzi«. Ma non solo applausi per il sindaco-chirurgo decaduto. Qualcuno lo ha salutato gridando »Marino vattene a casa«. Intanto oggi, riferisce il chirurgo dem, »alcuni leader del Pd lo hanno chiamato«. Come a dire non tutti la pensano come il ‘capò Renzi. Rumors parlano Massimo D’Alema, Gianni Cuperlo e Romano Prodi. Quest’ultimo però in tarda serata ha chiarito: »Non sento Marino da anni«.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login