Si apre il nodo comunali, nel Partito democratico minoranza in trincea | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Si apre il nodo comunali, nel Partito democratico minoranza in trincea

– L’elemento delle primarie, una minoranza in subbuglio, il delicato incastro delle alleanze. Non c’è solo Roma e non c’è più e solo Ignazio Marino nella grande partita delle amministrative che si appresta ad affrontare il Pd. La fine dell’era Marino innescata dalle dimissioni dei 26 consiglieri conduce infatti ad una nuova micro-frattura interna al Nazareno: se da un lato il premier Matteo Renzi rivendica l’opportunità delle scelte fatte e pone l’Expo a simbolo dell’Italia «che vuole farcela», dall’altro c’è una sinistra Pd che lamenta la mancanza di una ‘democraticita« delle decisioni di partito chiedendo al più presto un confronto. E la questione, è l’osservazione della minoranza, va oltre i confini di Roma e investe tutte le grandi città dove nella primavera del 2016 si andrà al voto. Da qui la richiesta »urgente« di una Direzione ad hoc e perfino di un congresso su Roma e sulle amministrative. Una richiesta che investe le varie anime della minoranza dai bersaniani a Retedem, la corrente che fa capo a Sergio Lo Giudice e Sandra Zampa e che definisce »gravi« i fatti registratisi a Roma, evidenziando come ancora »una volta le decisioni politiche cruciali vengano assunte con accordi trasversali non chiari« e chiedendo »urgentemente« la convocazione di una Direzione. Anche perchè, avverte Retedem riferendosi alla presenza di fittiani e alfaniani tra i consiglieri romani dimessisi, nessuno »pensi di costruire scenari neocentristi da Partito della Nazione senza prima essere passati da un congresso del partito che si esprima su quella che sarebbe una vera mutazione genetica del Pd«. Una mutazione sulla quale anche il leader di Sinistradem, Gianni Cuperlo, si sofferma. »Fa riflettere che la parola «commissario» sia divenuta una delle più frequentate dal linguaggio della politica. È solo il fallimento di Marino? Del Pd? O è anche il venir meno di un’idea praticata della democrazia?«, si chiede l’ex presidente dei Dem chiedendo un confronto che non si riduca ad un mero antagonismo tra fazioni. Un confronto che, certamente e in vista dell’assemblea di gennaio, verterà sulle primarie e sulle nuove regole a cui la commissione ad hoc sullo Statuto Pd sta lavorando proprio in questi giorni, con la possibilità di un restringimento della platea degli elettori. Ma il day after della ‘finè di Marino è anche il grande giorno dell’Expo. Una sfida vinta dall’Italia »’del perchè nò«, una sfida che sembrava impossibile ma nella quale »è stato bello crederci«, scandisce orgoglioso Renzi che proprio nella Milano dell’Expo ha scelto quel commissario, Paolo Tronca, che dovrà guidare la capitale del Giubileo. E sul grande appuntamento capitolino e sulla città tutta Renzi e si suoi vorrebbero in qualche modo esportare »il modello Expo«, come spiegato oggi da Maria Elena Boschi. Un modello in qualche modo trasversale, che porti alla discesa in campo di una candidatura autorevole e apprezzata in una Roma divelta dalle lotte intestine del Pd. Ma che, senza una profonda discussione e il rigoroso rispetto delle primarie, troverebbe ancora una volta il ‘murò della sinistra. »Una candidatura dall’alto è un’ipotesi lunare«, avverte Alfredo D’Attorre che sabato sarà al battesimo di quella ‘cosa rossà che, nelle prossime settimane, rischia di divenire lo sbocco temporaneo dei malumori che da tempo serpeggiano nel Pd.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login