Mafia capitale, arrivano le prime condanne. Da giovedì maxiprocesso al Mondo di Mezzo | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, arrivano le prime condanne. Da giovedì maxiprocesso al Mondo di Mezzo

Il maxi dibattimento per giudicare Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e gli altri - manager, politici, funzionari pubblici e pregiudicati da strada - vedrà 46 imputati alla sbarra

Prime sentenze e prima vittoria incassata dalla Procura di Roma per Mafia Capitale. Quattro condanne con rito abbreviato e il riconoscimento per uno degli imputati dell’aggravante mafiosa rappresentano un primo tassello importante per l’impianto accusatorio messo su dai pm di piazzale Clodio a due giorni dall’avvio del maxiprocesso per Massimo Carminati e soci. Il gup Anna Criscuolo ha condannato Emilio Gammuto, collaboratore di Salvatore Buzzi, a 5 anni e 4 mesi, Raffaele Bracci, Fabio Gaudenzi, ritenuti vicini a Carminati, a 4 anni. Stessa condanna per Emanuela Salvatori, ex funzionaria del Comune e responsabile dell’attuazione del Piano Nomadi di Castel Romano. Le accuse, a seconda delle posizioni, andavano dalla corruzione all’usura. Nei confronti del solo Gammuto il giudice per le udienze preliminari ha riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso. Il giudice ha inoltre disposto una provvisionale di 20 mila euro in favore del Comune di Roma nei confronti della Salvatori e ha condannato Gammuto a risarcire in separata sede le parti civili Comune di Roma, Regione Lazio, associazione Libera, Sos Impresa, Cittadinanzattiva e associazione Antimafia Caponnetto. Secondo l’impianto accusatorio la Salvatori avrebbe ottenuto da Buzzi la promessa dell’assunzione di una figlia, »presso uno dei soggetti economici a lui riconducibili« nella gestione del campo nomadi di Castel Romano, fornendo in cambio »informazioni sullo stato delle pratiche amministrative in corso«. Dal canto suo Gammuto avrebbe corrotto, assieme ad altri sodali di Buzzi e Carminati, un funzionario del Comune di Roma, responsabile all’epoca del servizio Programmazione e Gestione Verde Pubblico. Per quanto riguarda l’accusa di usura, l’episodio risale all’aprile del 2014. Bracci e Gaudenzi, secondo il capo di imputazione, »si facevano promettere dall’imprenditore Filippo Maria Macchi, a fronte della garanzia rappresentata da due orologi di valore, interessi pari a 3 mila euro, su un finanziamento ‘a fermò di 30 mila, da corrispondere mensilmente, con un tasso quindi del 120% annuo«. Sul fronte delle indagini gli inquirenti continuano ad analizzare la relazione di oltre 800 pagine arrivata nei giorni scorsi a piazzale Clodio dalla Commissione d’acesso a Roma Capitale. Il provvedimento, nella parte che riguarda una lista di 101 nomi tra dipendenti comunali, amministratori pubblici, soggetti appartenenti o collusi a Mafia Capitale ed altre persone, citati, a vario titolo, negli atti pubblici dell’ inchiesta ancora secretata, verrà depositata nella prima udienza di giovedì. Non è escluso che tra i vari nomi citati nel documento alcuni possano finire nel registro degli indagati dando, quindi, un nuovo impulso alla maxinchiesta che ha terremotato i palazzi della politica capitolina.Il grande show del processo per Mafia Capitale andrà in scena giovedì, esito del terremoto giudiziario che ha scosso Roma e l’Italia dal dicembre di un anno fa con la retata dei carabinieri del Ros. Dopo il prologo con le prime condanne col rito abbreviato, il maxi dibattimento per giudicare Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e gli altri – manager, politici, funzionari pubblici e pregiudicati da strada – vedrà 46 imputati alla sbarra e centinaia di giornalisti da tutto il mondo. Un processo storico, con l’accusa di mafia – su cui la procura si gioca molto – al vaglio del collegio della X Sezione penale guidato da Rosanna Ianniello e che comprende due giudici a latere. Nell’aula Vittorio Occorsio del Tribunale di Roma si svolgerà la prima udienza, poi il fitto calendario ne prevede circa quattro a settimana nell’aula bunker del carcere romano di Rebibbia. In tutto 136 fino a luglio, un tour de force. I numeri sono da maxiprocesso: i 46 imputati sono quelli raggiunti nei mesi scorsi dal giudizio immediato chiesto ed ottenuto dai pm guidati dal procuratore capo Giuseppe Pignatone. A sostenere l’accusa ci saranno in aula il procuratore aggiunto Michele Prestipino e i sostituti Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini. Alla sbarra quasi tutti i nomi eccellenti. In primis Carminati, ‘il Nerò, ‘il Cecatò, ‘il Samuraì, l’ex terrorista di estrema destra al centro di mille trame negli anni ’70-’80, quasi sempre uscito indenne dai processi, ma ora considerato il capo del clan battezzato dai pm Mafia Capitale. C’è Buzzi, 20 anni in carcere per omicidio nel suo passato, ras delle cooperative sociali ritenuto braccio operativo del gruppo criminale che era riuscito ad infiltrarsi in Campidoglio per ottenere appalti e commesse milionarie. Carminati e Buzzi per motivi di sicurezza seguiranno le udienze in videoconferenza dalle carceri di Parma e Nuoro dove si trovano al 41 bis, il regime duro per i mafiosi. Una decisione contestata dai legali. Alcuni dei quali hanno anche denunciato quasi cento giornalisti per aver pubblicato le intercettazioni. Tra gli imputati l’ex Ad di Ama Franco Panzironi, considerato cerniera tra la politica e gli affari del clan sotto il sindaco Gianni Alemanno; per quest’ultimo la procura chiederà il giudizio per corruzione in un altro filone. Altro nome eccellente è Luca Odevaine – che oggi ha ottenuto gli arresti domiciliari -, già membro del Tavolo nazionale immigrazione, in passato uomo di fiducia di Walter Veltroni e Nicola Zingaretti; e poi l’ex capogruppo di Forza Italia alla Regione Lazio Luca Gramazio – considerato membro organico di Mafia Capitale – e l’ex presidente Pd dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti. E ancora l’ex consigliere comunale di Forza Italia Giordano Tredicine, esponente della famiglia monopolista dei camion bar a Roma. O il costruttore Daniele Pulcini, indagato in altre inchieste. Tra i reati, oltre all’associazione mafiosa, corruzione, usura, turbativa d’asta ed estorsione. A Rebibbia il procedimento entrerà presto nel vivo con le audizioni dei primi testimoni. La lista della procura comprende una sessantina di persone: oltre alle forze dell’ordine ci sono indagati di peso ed ex politici di spicco. Come Roberto Grilli, il narcotrafficante che con le sue dichiarazioni al pm Cascini nel 2012 diede il là all’indagine su Carminati e soci. Fino a Marco Milanese, ex deputato di Fi e consigliere dell’allora ministro Giulio Tremonti. Tra i politici restano fuori dal maxiprocesso per il momento, oltre ad Alemanno, l’ex assessore Pd Daniele Ozzimo e l’ex consigliere comunale dem Pierpaolo Pedetti. Giovedì sarà il primo atto del maxiprocesso al Mondo di Mezzo.

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