Mafia Roma, Alemanno rinviato a giudizio: "Ma cade l'aggravante mafiosa" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia Roma, Alemanno rinviato a giudizio: “Ma cade l’aggravante mafiosa”

Nel giorno d’apertura del maxiprocesso a Mafia Capitale la procura di Roma ha chiesto di rinviare a giudizio in un altro troncone d’indagine anche l’ex sindaco del Pdl Gianni Alemanno, l’indagato più in vista all’esplodere dello scandalo, nel dicembre scorso. I pm sollecitano il Gup Nicola Di Grazia a mandare Alemanno a processo per corruzione e illecito finanziamento. È quindi caduta l’accusa di associazione mafiosa che tanto rumore fece oltre un anno fa. «Spero che, dopo un anno di massacro mediatico nei miei confronti, questa notizia venga data dai media con tutta la rilevanza che merita e che fino ad ora non è stata garantita», afferma Alemanno. L’ex sindaco si è detto sicuro che «davanti al Gup o, se sarà necessario, davanti al giudice ordinario, dimostrerò tutta la mia totale estraneità alle residue accuse che mi vengono mosse». Il giudice deciderà sul rinvio a giudizio l’11 dicembre. La procura contesta ad Alemanno di aver ricevuto somme di denaro per complessivi 125 mila euro, in gran parte attraverso la fondazione Nuova Italia da lui presieduta, per compiere atti contrari ai doveri del suo ufficio. Le somme sarebbero state erogate da Salvatore Buzzi, ras delle cooperative sociali, in accordo con Massimo Carminati. In base alla richiesta di rinvio a giudizio i fatti risalgono al periodo 2012-2014. Attraverso Franco Panzironi, allora amministratore delegato della municipalizzata dei rifiuti romana Ama, Alemanno avrebbe ricevuto il denaro in varie tranche. E in particolare 75 mila euro sotto forma di finanziamento per cene elettorali, 40 mila per finanziamento della fondazione e circa diecimila euro in contanti. Questi ultimi nell’ottobre 2014, a due mesi dalla prima ondata di arresti per Mafia Capitale. «Nella richiesta di rinvio a giudizio bisogna cogliere la notizia più importante e cioè che ogni accusa e ogni aggravante connessa all’associazione mafiosa nei miei confronti è completamente caduta», ha detto Alemanno, consigliere di opposizione in Campidoglio fino alla decadenza dell’Assemblea la scorsa settimana. L’ex sindaco ha sempre respinto tutte le accuse, considerando particolarmente infamante quella di mafia rispetto alla propria storia personale. Su Massimo Carminati, esponente di quell’estrema destra in cui egli stesso ha militato in gioventù, ha ribadito di non averlo mai incontrato. «Con Buzzi ho avuto il normale rapporto che si ha con la cooperazione sociale a Roma – ha detto nei giorni scorsi -, non volevo fare il sindaco di destra che in base al pregiudizio ideologico chiude la porta al principale esponente della cooperazione di sinistra e di quel mondo. Forse avrei fatto meglio, ma è andata così». Alemanno, 57 anni, fin da ragazzo nel Movimento sociale italiano (Msi), è stato quindi per Alleanza Nazionale ministro dell’Agricoltura nel governo Berlusconi del 2001-2006. Esponente della destra sociale, è stato eletto sindaco di Roma nel 2008-2013, il primo ex missino. Nel 2013 si è ricandidato ma è stato battuto da Ignazio Marino. Si è poi presentato alle Europee con Fdi-An, secondo i pm chiedendo a Buzzi un aiuto per la campagna elettorale al Sud per il quale il ras delle coop chiamò amici della ‘Ndrangheta. Accuse sempre respinte da Alemanno. Il quale nel frattempo si è autosospeso da Fdi-An e ha fondato il movimento Prima l’Italia.

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