Mafia Roma, al via il maxi-processo: ecco il marcio Capitale. Politici, imprenditori ed ex banda della Magliana: alla sbarra 46 imputati | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia Roma, al via il maxi-processo: ecco il marcio Capitale. Politici, imprenditori ed ex banda della Magliana: alla sbarra 46 imputati

Il procedimento a Carminati e al suo clan parte oggi, per raccontare il malaffare che ha caratterizzato l'amministrazione capitolina negli ultimi anni

È iniziata da alcuni minuti la prima udienza del maxiprocesso che vede sul banco degli imputati 46 persone coinvolte nell’inchiesta Mafia Capitale tra cui l’ex Nar Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Il processo di svolge in una gremita Aula Occorsio davanti ai giudici della X sezione del tribunale penale collegiale, presieduto da Rosanna Ianniello. Assenti gli imputati attualmente ristretti in carcere, che potranno seguire l’udienza in videoconferenza, sono presenti alcuni dei 22 finiti invece agli arresti domiciliari, tra i quali Luca Odevaine e Daniele Pulcini. A rappresentare l’accusa, invece, ci sono il procuratore aggiunto Michele Prestipino e i sostituti Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini. Notevole lo schieramento di forze in campo anche per i mezzi di informazione, con centinaia di giornalisti, oltre settanta testate accreditate e circa ottanta accrediti per operatori televisivi e fotografi.Tra i tanti media stranieri che seguono la prima del maxiprocesso, anche alcuni operatori stranieri. Collegati in videoconferenza Carminati dal carcere di Parma e Buzzi da quello di Tolmezzo (Udine). «Massimo Carminati in questo processo parlerà, è intenzionato a difendersi in modo diverso dal solito perchè vuole chiarire un sacco di cose e lo farà». È quanto annuncia l’avvocato Giosuè Naso, difensore dell’ex terrorista che secondo la Procura di Roma sarebbe a capo del clan di Mafia Capitale. A pochi minuti dall’inizio della prima udienza, Naso afferma che il suo cliente, che dal giorno dell’arresto non ha mai parlato con i pm, quando toccherà a lui sarà pronto a parlare davanti ai giudici della X sezione penale. «Di tutta questa storia a Carminati ha dato particolarmente fastidio – ha aggiunto Naso che già oggi in aula solleverà una serie di eccezioni preliminari – il fatto che il suo nome sia stato accostato alle parole ‘mafià e ‘drogà. Con la mafia non c’entra proprio nulla e la droga gli fa veramente schifo. E non parliamo delle armi che non sono mai state trovate». Il penalista ha commentato anche le prime sentenze arrivate in settimana e in particolare il fatto che il gup Anna Criscuolo abbia riconosciuto ad un collaboratore di Buzzi, Gammuto, l’aggravante mafiosa. «Si tratta di una decisione ampiamente attesa, arrivata in forma assolutamente tempestiva. Noi da un anno stiamo aspettando di comparire davanti al tribunale – conclude – e, guarda il caso, gli immediati verranno celebrati proprio alla vigilia di questa sentenza gup e dell’arresto di alcuni giorni fa della dirigente Eur Spa, Clelia Logorelli, per corruzione. Questo per far capire il clima. Secondo me c’è una regia facilmente identificabile che vuole tutto questo. In aula lo dirò a chiare lettere». «Questa non è mafia, la mafia è una cosa seria. Questo processo doveva chiamarsi Corruzione Capitale». Lo ha detto entrando in tribunale a Roma Fabrizio Gallo, avvocato di Roberto Lacopo, il benzinaio gestore dell’area di servizio di Corso Francia considerata una delle basi di Massimo Carminati, presunto capo di mafia capitale. Lacopo è accusato di associazione mafiosa e altri reati. – Salvatore Buzzi assisterà oggi alla prima udienza del maxiprocesso per Mafia Capitale in video conferenza dal carcere di Tolmezzo (Udine), ma non rilascerà dichiarazioni. Lo ha confermato il suo legale Alessandro Diddi prima di entrare in tribunale. «Chiederemo al Tar di annullare il divieto di assistere di persona alle udienze, Buzzi non è in un carcere di massima sicurezza e a queste condizioni questa non è una difesa – ha detto Diddi -. Inoltre Chiederemo il patteggiamento e stavolta sarà il giudice a decidere senza necessità del parere della procura. Se ci danno il patteggiamento facendo cadere l’accusa di associazione mafiosa ce ne usciamo tranquillamente dal processo».Armando Finotella, 56 anni, ex dipendente della cooperativa sociale Impegno per la Promozione, poi Un Sorriso, della holding di Salvatore Buzzi, è stato il primo ad arrivare tra il pubblico per assistere al maxiprocesso per Mafia Capitale al Tribunale di Roma. «Ho perso il posto e mi sono costituito parte civile da solo con un avvocato d’ufficio – racconta Finotella -. A 56 anni non mi prende più nessuno. Facevo l’addetto alle pulizie e ho perso tutto». L’uomo, che ha scontato delle condanne per droga, come molti ex detenuti era impiegato nelle coop di Buzzi, nel suo caso dal 1999, ha riferito.

Quarantasei imputati, un esercito di sessanta avvocati, oltre 130 udienze previste fino a luglio. Migliaia di intercettazioni e centinaia di documenti depositati. I numeri del maxiprocesso a Mafia Capitale restituiscono l’importanza del procedimento che inizia domani nell’aula Occorsio della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio. L’attenzione mediatica e politica, non solo italiana, sarà rivolta al primo atto del processo che ha terremotato i palazzi dell’amministrazione capitolina e di riflesso la vita economica di Roma. Sono già oltre settanta le testate giornalistiche accreditate per seguire le udienze davanti ai giudici della X sezione penale presieduta da Rosanna Ianniello. Ottanta gli accrediti per telecamere e fotografi giunte in questi giorni alla presidenza del Tribunale. Molte le testate di media stranieri che seguiranno il ‘processo eventò. Il procedimento a Massimo Carminati e al suo gruppo criminale arriverà nelle case di mezzo mondo per raccontare il malaffare che ha caratterizzato l’amministrazione di Roma negli ultimi anni, il marcio che si annidava nei palazzi del potere capitolino. In queste ore sono in via di trasferimento gran parte degli imputati così come disposto dal presidente della sezione Rosanna Ianiello. Una quindicina di persone, detenute in varie parti di Italia, saranno trasferite nel carcere di Rebibbia in modo da poter essere presenti dalla seconda udienza in poi al processo. Compariranno nelle celle dell’aula bunker di Rebibbia dal prossimo 10 novembre mentre ciò che accadrà domani in aula lo potranno seguire in videoconferenza. Non potranno, invece, mai essere presenti al processo tre imputati eccellenti che avranno solo il video come opzione per seguire le varie udienze. Si tratta di Carminati, l’ex terrorista ritenuto a capo del clan e attualmente detenuto in regime di 41 bis a Parma, Salvatore Buzzi, ras delle cooperative e braccio operativo dell’organizzazione e Riccardo Brugia, uomo legato a Carminati e presunto custode di armi, mai però trovate dagli inquirenti. Nella prima udienza saranno presenti in aula 22 imputati, tutti quelli raggiunti da provvedimenti cautelari ai domiciliari. Tra loro alcuni ex amministratori locali tra cui Mirko Coratti, già presidente del Consiglio comunale, e Giordano Tredicine, consigliere comunale. E probabilmente anche Luca Odevaine, da ieri ai domiciliari. All’udienza di domani non si esclude la presenza di personalità del mondo della politica anche se l’ex sindaco Ignazio Marino ha già fatto sapere che non ci sarà. Anche all’esterno del tribunale sono in programma alcune manifestazioni con la massiccia partecipazione di semplici curiosi. Il primo atto, secondo le previsione, si limiterà alle questioni preliminari che saranno sollevate dagli avvocati degli imputati o alle istanze di costituzioni delle parti civili con in prima linea quella di Roma Capitale firmata dal prefetto Francesco Paolo Tronca. Solo l’inizio di un lungo duello con la Procura che in aula sarà rappresentata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai sostituti Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini.

– Politici, ex membri della banda della Magliana, imprenditori e faccendieri. Questi i principali imputati, in tutto 46, che da domani saranno alla sbarra nel maxiprocesso su Mafia Capitale, che prenderà il via nell’aula Occorsio della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio. In aula non ci saranno, per motivi di sicurezza, i vertici dell’organizzazione, Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e Riccardo Brugia. Ieri Luca Odevaine, uno dei principali accusati nell’inchiesta, ha lasciato invece il carcere per i domiciliari. MASSIMO CARMINATI. Ex Nar, con un passato nella Banda della Magliana, è il vertice assoluto dell’organizzazione criminale. È lui che coordina le attività ed individua i settori nei quali «investire». Intrattiene rapporti con le altre organizzazioni criminali sul territorio, ma anche con il mondo politico, istituzionale e finanziario. È accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. SALVATORE BUZZI. È il «re» delle cooperative a Roma. Presidente della 29 giugno si occupava della gestione e manutenzione del verde pubblico, ma anche di servizi di pulizia e gestione delle strutture per immigrati. Individuava le «mucche da mungere» e oliava i rapporti politici ed istituzionali con mazzette e tangenti. Anche per lui l’accusa è di associazione a delinquere di stampo mafioso. RICCARDO BRUGIA. Anche lui ex Nar, è considerato l’«alter ego» di Carminati. Sarebbe lui il presunto custode delle armi dell’organizzazione, mai trovate dagli inquirenti. Secondo i giudici è lui a gestire le estorsioni e «coordinare le attività nei settori del recupero crediti». LUCA ODEVAINE. Ex vicecapo di gabinetto dell’ex sindaco Walter Veltroni, è accusato di «orientare le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo», tal del quale faceva parte, e di ricevere in cambio un pagamento. Ieri gli sono stati concessi i domiciliari. FRANCO PANZIRONI. Ex amministratore delegato di Ama, già condannato lo scorso maggio a 5 anni e 3 mesi per lo scandalo Parentopoli all’epoca della giunta Alemanno. Ama per gli inquirenti veniva trattata come la «cassaforte» dell’organizzazione. FABRIZIO FRANCO TESTA. Commercialista e fedelissimo di Carminati, aveva in carico le relazioni con istituzioni e politici. Si occupava dell’individuazione di persone di fiducia da proporre in posti chiave dell’amministrazione. LUCA GRAMAZIO. Ex consigliere comunale e poi capogruppo Pdl in Regione è accusato di associazione a delinquere. Secondo l’accusa è lui uno dei principali referenti dell’organizzazione di Carminati per la quale ha perseguito «un proprio interesse non solo economico, ma anche diretto a consolidare ed accrescere il proprio prestigio politico». ANDREA TASSONE. Eletto nel Pd, è stato presidente del Municipio di Ostia, poi commissariato per mafia. Secondo il giudice, anche lui sarebbe stato in contatto con il «Mondo di Mezzo», dal quale avrebbe ricevuto indirettamente denaro con la mediazione del suo braccio destro Paolo Solvi. Obiettivo dell’organizzazione il verde e le spiagge. MIRKO CORATTI. Consigliere comunale del Pd, è stato anche presidente d’Aula. Secondo l’accusa sarebbe stato «al servizio dei soggetti economici riconducibili al gruppo di Buzzi».

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