Ascanio Celestini: "Se Gesù tornasse sulla terra" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Ascanio Celestini: “Se Gesù tornasse sulla terra”

– In un appartamento di periferia di una città qualunque un uomo, cieco, passa il suo tempo a osservare la realtà. Dice di essere Gesù Cristo e si fa descrivere il mondo – le persone, le strade, il cielo, il traffico – dal suo amico Simon Pietro: colui che guarda al posto suo ma anche colui che ascolta, secondo la radice ebraica del suo nome, ‘shamà, che significa ascoltare. Ascanio Celestini ha provato a immaginare come sarebbe, cosa farebbe e cosa penserebbe Gesù se tornasse sulla Terra nel suo nuovo spettacolo, Laika, che debutta al Romaeuropa Festival martedì 10 novembre al Teatro Vascello (repliche fino a domenica 15). Con il suo sguardo critico ad alta tensione, Celestini ci porta in un monolocale di periferia, con vista sul parcheggio di un supermercato: lì troviamo Gesù, mandato tra gli uomini non per salvarli, non per redimerli, ma solo per osservarli. Proprio per questo è cieco e a raccontargli quello spicchio asfaltato di mondo che si può vedere dalla finestra è l’apostolo Pietro (interpretato dalla voce fuori campo di Alba Rohrwacher). A simboleggiare la cecità di chi può osservare il mondo solo attraverso gli occhi di un altro, il monolocale è del tutto spoglio e si sente solo la voce di Pietro: la mancanza della vista umana diventa così la condizione per acquisire la vera vista, come Edipo. Gesù non vuole far entrare nessuno in quel monolocale, forse per lasciarsi andare a pensieri e riflessioni: sui miracoli, sul destino di Giuda, sul suicidio e soprattutto sul povero barbone che vede attraverso gli occhi di Pietro, un migrante arrivato su un barcone che chiede l’elemosina di giorno e di notte dorme coperto di cartoni nel parcheggio. Accompagnato dalla fisarmonica di Gianluca Casadei, Celestini narra come il crollo delle ideologie stia erodendo anche le religioni, osservandole attraverso gli occhi senza vista di un povero Cristo. Il monologo – spiega Paola Soriga nel programma di sala – procede per tematiche. Gesù riflette, per esempio, sui miracoli, che essendo normalmente attribuiti all’intercessione di qualcuno che è morto dimostrano che Dio ha bisogno di aiutanti: «Pietro! Io mi domando perchè se Dio sa tutto devo andare da Di Bartolomei a raccontargli che mio suocero sta male e chiedergli se me lo può guarire. Evidentemente certe cose Dio non le sa e gli ci vuole qualcuno che gliele racconta. Ha bisogno di aiutanti come gli elfi per Babbo Natale. Forse ha bisogno di questo iter perchè ama la burocrazia. O forse anche Dio ha l’alzheimer». Riflette su Giuda, che non è andato all’inferno perchè ha tradito, ma perchè si è poi tolto la vita. «Anche io sono morto in una maniera infame, ma poi sono risorto e m’è toccato il paradiso. Perchè quel poveraccio di Giuda se ne sta all’inferno? Lui più di tutti gli altri apostoli è stato l’artefice di una profezia che era già scritta. Per la redenzione dell’umanità serviva la mia morte. E ora lui soffre più di me. Povero Giuda, povero cristo!».

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