Maxxi, arriva l'arte che trasforma il mondo | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Maxxi, arriva l’arte che trasforma il mondo

Dall’immenso fiore di loto che respira dell’artista coreano Choi-Jeong-Hwa, realizzato con i teli termici dorati con cui vengono assistiti i migranti sui barconi alla deriva nel Mediterraneo, all’orchestra meccanica dell’architetto Pedro Reyes, messa insieme lavorando con le armi dismesse dall’esercito messicano, l’arte che trasforma il mondo è al centro della mostra allestita da domani al 28 marzo al Maxxi. Installazioni spiazzanti, che fanno riflettere sui grandi temi della geopolitica o sullo straniamento della vita quotidiana, anche con le opere dei designer Didier Fiuza Faustino e Martino Gamper. Non a caso, la nuova esposizione del museo romano si intitola ‘Transformer’, che pur rimandando al famoso giocattolo giapponese, ha detto il direttore artistico del Maxxi e curatore della rassegna Hou Hanru presentando l’iniziativa alla stampa, rende conto di un’importante tendenza dell’arte contemporanea, «un fenomeno globale» volto a «trasformare il quotidiano in fantastico e viceversa». Un processo creativo, ha proseguito, attento come non mai alla partecipazione sociale, alle problematiche della convivenza, al modo di pensare radicato nell’uomo moderno. «I creatori – afferma Hou Hanru – sono sognatori straordinari. I loro atti creativi sono ispirati da un forte impegno sociale e ambientale nei diversi contesti geopolitici odierni», dando vita a «nuove realtà più aperte, incoraggiandoci a vivere pienamente l’esperienza di esseri umani». L’allestimento parte dalla piazza del Maxxi con una delle installazioni più significative, il loto che respira di Choi-Jeong-Hwa, immenso e visionario come le altre opere dell’artista . ‘Golden Lotus’ è infatti un gigantesco fiore di plastica dai petali dorati di 10 metri di diametro che, gonfiandosi e sgonfiandosi, riproduce la sensazione del respiro. Il materiale di cui è costituito, che rimanda alla tragedia degli sbarchi, ha detto il presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri, lo trasforma però «in un oggetto drammatico, ma capace al tempo stesso di unire». Nelle gallerie interne, ancora tre spettacolari lavori del coreano: ‘Cosmos’, un’enorme cascata di perle colorate che suggerisce l’immersione tra miriadi di costellazioni, ‘Hubble Bubblè, foresta verde sospesa in cui il pubblico può entrare, e perdersi e ‘Life Lifè, fatta di lunghi palloncini colorati che ogni giorno si rinnova. Ecco quindi ‘Post Formà, una particolare collezione di sedie che, con interventi di tessuto filato a mano e vetro soffiato, cambiano, si modificano, si trasformano, secondo il progetto pensato per il Maxxi da Martino Gamper, il cui lavoro, al confine tra arte e design, enfatizza la partecipazione sociale. Emblema di violenza e morte, le armi nell’installazione ‘Disarm’ di Pedro Reyes diventano invece strumenti musicali capaci di veicolare un messaggio di pace. Si tratta della rielaborazione di pistole e fucili, raccolti e distrutti dall’esercito messicano, quindi riuniti in una sorta di orchestra meccanica, che riempie di suoni cristallini gli ampi spazi del museo. ‘Lampedusà è infine l’installazione site specific di Didier Fiuza Faustino: una gigantesca boa in polistirolo cui aggrapparsi per salvarsi la vita, collocata di fronte a una grande riproduzione de La Zattera della Medusa di Gericault.

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