Parigi, lacrime e fiori per la strage: sit-in a piazza del Popolo. E il racconto di chi c'era | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Parigi, lacrime e fiori per la strage: sit-in a piazza del Popolo. Il racconto di Eva: “Orrore che mi ha cambiato la vita”

La studentessa del 'Virgilio', per un anno nella capitale francese, racconta le ore degli attentati terroristici. Un post su Facebook, denso e asciutto

– L’Italia piange con la Francia. E scende in piazza per stringersi attorno Parigi e gridare al mondo «il terrore non vincerà». A Roma fiori e lacrime davanti l’ambasciata francese. A Roma davanti l’ambasciata francese in piazza Farnese in tanti hanno lasciato per terra rose, mazzi di fiori ed acceso lumini. ‘Je suis francais’, ‘Aujourd’hui je suis parisien #prayforparis’, ‘Libertè, Ègalitè, Fraternite« alcuni dei biglietti che spuntano. Molti sono turisti francesi in visita in questi giorni nella Città Eterna: »È assurdo quello che è successo – dice una signora francese singhiozzando e stringendo più forte la guida di Roma che ha in mano – È tutto molto difficile…«. In tanti si abbracciano per avere conforto. C’è anche chi ha deciso di scendere in piazza indossando una t-shirt bianca con disegnata la Tour Eiffel all’interno del simbolo della pace. Tra i mazzi di fiori anche i messaggi ‘#iostoconParigì, ‘#fermiamolì, ‘Io non ho paurà. Qualcuno, come Alberto, napoletano ‘adottatò da Parigi da ormai 10 anni e da ieri in vacanza a Roma, mai avrebbe pensato di trovarsi oggi davanti l’ambasciata francese per ricordare il suo amico Valentìn, ucciso ieri al Bataclan durante la folle notte di attentati. In serata a Roma in piazza del Popolo si accendono centinaia di fiaccole. Luci per ricordare chi ha perso la vita. Ad organizzarla i presidenti dei municipi della Capitale. »È l’ora del coraggio – commentano i minisindaci – Siamo Parigi. Siamo contro il terrorismo a difesa della nostra vita e della nostra libertà. E vogliamo essere tanti. Perchè il terrorismo sappia che Roma risponde e lo fa a viso aperto«. Presenti anche i sindacati – »Oggi è una giornata di lutto, profondissimo, per chi crede nei valori della tolleranza e della solidarietà fra i popoli« chiosano Cgil, Cisl e Uil -, diversi esponenti del Partito democratico tra cui il presidente Matteo Orfini, l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino e il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Prima di andare in piazza quest’ultimo aveva pubblicato su Facebook una bandiera della Francia e il messaggio »Il terrore non vincerà. Siamo tutti cittadini di Parigi«. E in piazza intanto si intona la Marsigliese, l’inno francese. Il giorno dopo l’orrore. Quando si realizza di essere, fortunatamente, sani e salvi ma davanti agli occhi scorrono, ancora vivide e terribili, le scene di panico vissute in prima persona. Così Eva, studentessa di un liceo romano, il ‘Virgiliò, per un anno a Parigi, racconta le ore degli attentati terroristici di cui è stata testimone. Un post su Facebook, denso e asciutto, come sa essere solo la cronaca vissuta sulla propria pelle: «Vivere in prima persona un’esperienza del genere – l’esordio – ti cambia la vita». La giovane ripercorre la serata di ieri nella capitale francese. Un venerdì sera trascorso fuori casa, iniziato normalmente con lo sfondo dei colori di una Parigi in notturna e finito, improvvisamente, nel buio della morte e della disperazione. «Vedere la gente cadere e morire a pochi metri da te – racconta-, essere vittima di una sparatoria, dover rimanere ore chiusa in un ristorante ‘per sicurezzà, per poi non saper dove andare, dove stare al sicuro e dove no. Sentirsi sola, e in pericolo. Vedere un mitra a pochi passi da te, ed aver avuto la prontezza di scappare». E ancora, le parole rincorrono gli attimi vissuti, per fissarli nella mente, forse anche per aiutare a comprenderli. «Dover vagare in cerca di una via di scampo per tornare a casa, con metro chiusa, taxi pieni, e persone sconvolte. Dover, infine, rifugiarsi e dormire in un albergo, per poi non sentirsi al sicuro neanche lì. Sentire pian piano i numeri crescere: due morti, sei morti, trenta morti, quaranta morti, ottanta morti; sessanta ostaggi. Otto attentati. Il tutto in una città che già precedentemente era stata colpita. Ricorderò a vita questo avvenimento in cui (purtroppo) sono stata coinvolta». «Nessuno dovrebbe vivere con la paura», dice la giovane studentessa sintetizzando in sei parole un messaggio profondissimo. Poi, quasi a scusarsi, chiude così il suo post: «La grammatica fa schifo e non so se sono riuscita a trasmettere a pieno, ma ciò che volevo dire è che finchè non vivi in prima persona una cosa del genere, sottovaluti molte cose. Grazie a tutte le persone che mi hanno scritto e si sono preoccupate per me, davvero. Ora sto bene».

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