Maxxi, Io è un altro: oltre la normalità | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Maxxi, Io è un altro: oltre la normalità

– Incontri che sorprendono e che raccontano inedite possibilità di apertura verso il diverso: colpisce per la sua verità l’opera-progetto di Cèsar Meneghetti I\O Io è un altro, ospitata al Maxxi dal 20/11 al 17/01 e realizzata dall’artista italo brasiliano con i Laboratori d’Arte della Comunità di Sant’Egidio. Un progetto ormai consolidato (nato nel 2010 e a cura di Simonetta Lux e Alessandro Zuccari, è stato ospitato anche alla Biennale di Venezia nel 2011) che, spostando continuamente il confine della normalità attraverso il coinvolgimento di persone con disabilità mentale, fisica e psichica, reinterpreta ogni volta a livelli diversi la frase di Rimbaud «Io è un altro». Videoinstallazioni, installazioni sonore, fotografie compongono il percorso espositivo, in cui il buio illuminato solo dalla luce dei monitor avvolge chi guarda. L’obiettivo ambizioso è focalizzare l’attenzione sul processo creativo e sulla relazione tra l’artista e le persone con disabilità, elementi rivelatori di un mondo dalla logica inedita e in continuo divenire nel suo essere così ricco di suggestioni e contenuti. «L’arte è l’unica elaborazione umana che unisce: grazie a questo progetto abbiamo trovato un universo meraviglioso dove si pensava non ci fosse niente», ha detto oggi Cèsar Meneghetti, «io non sapevo nulla di disabilità, sono entrato in questa esperienza con gli occhi di un bambino: vorrei che lo spettatore avesse lo stesso stupore». In un gioco di video e voci che si mescolano, Giovanni e Annamaria, Daniela e Fabio (sono solo alcuni dei protagonisti) si raccontano con sincerità per rompere il muro dell’emarginazione. Ecco che allora, tra parole, gesti ed espressioni, i ruoli si scambiano e tutti si mettono in gioco, disabili e non, in una serie di atti liberatori che danno dignità perchè «nessuno deve restare escluso in una terra di silenzio e isolamento» e perchè spesso conviene ascoltare i deboli e i più fragili per superare le nostre paure. Il valore aggiunto della mostra sta nell’andare oltre il pregiudizio e l’indifferenza, ma anche oltre la denuncia. Quello che si offre al visitatore è uno sguardo «altro» in grado di testimoniare quanti desideri, fantasie, pensieri ed energia ci siano anche in chi vive una realtà poco compatibile con quella più regolamentata e standardizzata (soprattutto nel modo di comunicare) dei cosiddetti «normali». «Questo progetto è nel dna del Maxxi, un museo che può anche contenere le carenze del sistema sociale, offrire risposte e spazi per la condivisione e per la formazione della cittadinanza», ha detto Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, «tutti noi ci sentiamo legati spiritualmente a uomini e donne come questi, solo all’apparenza ai margini ma che in realtà irrompono con le loro storie costringendo ognuno di noi a guardarsi dentro in modo diverso».

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