Viterbo, uccise la fidanzata: al via il processo d'appello | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Viterbo, uccise la fidanzata: al via il processo d’appello

Nuovo processo d’appello per Settimio Melaragni, l’immobiliarista 60enne di Capodimonte (Viterbo) accusato dell’omicidio di Daniela Nicoleta Hatmanu, la sua fidanzata romena, uccisa a colpi di pistola nel gennaio 2008. I giudici della II Corte d’assise d’appello, cui la Cassazione ha demandato il giudizio dopo l’annullamento della sentenza di secondo grado, hanno ritenuto acquisire dalla Procura di Viterbo l’intero fascicolo d’accusa; fissata la nuova udienza a metà dicembre. Condannato in primo grado a 10 anni e 7 mesi di carcere dopo il rito abbreviato, Melaragni si vide ridurre la condanna a 8 anni dalla I Corte d’assise d’appello di Roma, con la concessione di quelle attenuanti generiche escluse al gup. A inizio anno, però, la Cassazione ha annullato la sentenza d’appello rinviando a una nuova Corte perchè valutasse tutti i fatti di causa giacchè «non può porsi in dubbio – ha scritto la Suprema Corte – che l’imputato, la sera precedente l’omicidio, subì una rapina e una violenza sessuale ad opera di ignoti i quali agirono in combutta con la sua ex convivente», nonchè per tenere conto «della rilevanza logica del mancato accertamento del movente dell’azione delittuosa». Era il 31 gennaio 2008 quando, nell’appartamento di Melaragni, fu trovato il corpo senza vita della romena 37enne. Tre i colpi di pistola esplosi, due dei quali la trafissero la donna alla coscia (quello mortale) e poco sotto la clavicola; il corpo fu trovato nudo, davanti la porta della camera da letto. Secondo quanto si apprese, Melaragni (che, subito dopo il fatto, chiamò lui stesso l’ambulanza e i carabinieri) fin da subito negò di aver ucciso volontariamente la donna, ma di averlo fatto dopo aver sentito suonare l’allarme di casa. Non si era accorto che la fidanzata si era alzata dal letto per andare in bagno, si era svegliato di soprassalto, e, pensando fossero entrati ladri in casa, aveva afferrato la pistola che teneva nel comodino sparando in direzione del rumore. Per Daniela Nicoleta Hatmanu non ci fu scampo.

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