Mille obiettivi sensibili in città, più controlli in strada per la minaccia Isis
Camionette in strada, presidi moltiplicati davanti a scuole e basiliche ma anche grandi magazzini, militari nelle stazioni delle metropolitane e più controlli a campione. Si presenta così la Città Eterna a sole due settimane dall’inizio del Giubileo sotto la minaccia dell’Isis. Il piano per la sicurezza prevede riflettori ben puntati su oltre mille obiettivi considerati sensibili, eventi a rischio, autobus, metrò e luoghi di ritrovo. Sorvegliati speciali saranno, ovviamente, piazza San Pietro, i principali monumenti della Capitale, dal Colosseo a Fontana di Trevi, e la Sinagoga. Dopo gli attentati di Parigi, il numero lievitato delle forze dell’ordine in giro per la città, non è passato inosservato ai romani. Tra i frequentatori dei bus della capitale l’argomento ‘Isis’ e ‘attentatì è all’ordine del giorno, tra timori e ironie. «Certamente ho notato più militari in centro, nelle metro – dice Pamela, giovane stilista romana che viaggia spesso a bordo della nuova linea C – ma in periferia ce ne sono di meno. Il rischio è ovunque e i fatti di Parigi lo dimostrano, mentre non credo i controlli siano ovunque allo stesso livello». «L’Isis a Roma? Resta imbottigliata sul Grande Raccordo Anulare..», scherza un altro viaggiatore riprendendo una battuta sul traffico romano in voga sui social network. Nel quartiere Esquilino, uno dei più multietnici della Capitale, il maggiore presidio delle forze dell’ordine è palese, anche davanti alle scuole. Mentre a Tor Vergata, alcuni studenti della seconda università della Capitale, in occasione dell’apertura ufficiale dell’anno accademico, sottolineano: «A parte oggi, dopo gli attentati non c’è stato un aumento di polizia o carabinieri nei pressi dell’università, eppure le università sono luoghi esposti». Più agenti, invece, tra il Pigneto e Torpignattara, altre aree ad alto tasso di immigrazione. Qui dal giorno degli attentati nella capitale francese il clima, per la comunità musulmana, si è fatto un pò più pesante. «Io sto in Italia dal 2004 – il racconto di un giovane egiziano che lavora in una frutteria della zona -. Ora da qualche giorno, ci sono controlli in tutte le metropolitane e fermano tutti. L’ultima volta che mi hanno fermato io ho fatto vedere le mie mani, da quelle si vede che cosa faccio».
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