Piazza Navona, irregolare il bando per la Befana: il giudizio dell'Autorità anticorruzione | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Piazza Navona, irregolare il bando per la Befana: il giudizio dell’Autorità anticorruzione

L'ente guidato da Cantone ha acceso i riflettori sul provvedimento che regolamenta i banchisti per la festività del 6 gennaio. Per l'Anac sono emersi "profili di irregolarità"

Nella procedura per l’assegnazione dei banchi per la festa dell’Epifania a Piazza Navona a Roma, sono emersi chiari profili di irregolarità amministrativa e scelte «non pienamente in linea con il quadro normativo». Questo in sintesi il risultato dei controlli effettuati all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e inviati al Commissario di Roma, Francesco Paolo Tronca, che ora ha a disposizione tutti gli elementi necessari per assumere una decisione definitiva sul bando e per far scattare un’eventuale revoca.Ad aprire il caso, il fatto che la maggior parte dei banchi per l’Epifania allestiti a piazza Navona – una tradizione per la città di Roma – sono stati assegnati ai componenti di un’unica famiglia: quella dei Tredicine, come per altro avviene da molti anni. Vincoli di parentela e assegnazioni reiterate sono quindi emerse come criticità nelle graduatorie finali finite sotto la lente dell’Anticorruzione. Il bando si basa su un meccanismo di «cumulo» tra anzianità di iscrizione nel registro delle imprese e anzianità acquisita nel posteggio cui si riferisce la selezione. Ma questo – mette in evidenza l’Anac – determina un aumento dell’incidenza del criterio dell’anzianità in assenza di qualunque supporto normativo o regolamentare, ed in contrasto con il carattere eccezionale che questo criterio dovrebbe avere. Inoltre anche alla luce dei chiarimenti offerti dal Ministero dello Sviluppo Economico, la durata delle concessioni dei posteggi su area pubblica deve essere tale da non limitare la libera concorrenza oltre il tempo necessario all’ammortamento degli investimenti, e comunque non superiore a 12 anni. Altre criticità riguardano i verbali di gara, dove non c’è evidenza delle operazioni compiute per l’attribuzione dei punteggi che hanno consentito di stilare le graduatorie finali. Inoltre si rilevano incongruenze quali l’inserimento in graduatoria, anche in posizione apicale, di offerte in relazione alle quali viene accertata a verbale la «insufficienza o l’assenza della documentazione necessaria a valutare la qualità della merce offerta». Dagli atti non si evince nemmeno l’effettiva verifica del possesso dei requisiti di carattere generale previsti dalla legge, che è condizione essenziale per pervenire correttamente all’aggiudicazione definitiva.

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