Stalker ucciso a Roma, in appello confermata la condanna | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Stalker ucciso a Roma, in appello confermata la condanna

Condanna confermata in appello per Antonio Aratari, il 31enne accusato dell’omicidio di Stefano Suriano, ucciso a coltellate nell’agosto 2011 in via Tiburtina nei pressi di un distributore di benzina. Nove anni e quattro mesi di reclusione, la pena inflitta dalla I Corte d’assise d’appello, presieduta da Giancarlo De Cataldo, con conferma della sentenza di primo grado. I giudici hanno poi dichiarato inammissibile per carenza di motivazione il ricorso proposto da un altro imputato, Carlo Nanni, condannato in primo grado a 4 mesi di arresto per la detenzione di una mazzetta da muratore utilizzata per l’aggressione mortale; contestuale, quindi, la dichiarazione di esecutività della condanna. Secondo le investigazioni, la vittima era uno stalker che da anni perseguitava l’ex convivente e la famiglia. La notte del 14 agosto 2011, Suriano era andato di nuovo davanti alla palazzina dove abita la sorella della sua ex; lì urla, minacce e poi la fuga in auto. Rimasto però senza benzina, si fermò a un distributore, dove fu raggiunto dal padre della sua ex e da altre persone. Suriano fu ripetutamente accoltellato e colpito con una mazzetta. Aratari, individuato dagli investigatori come uno dei partecipanti all’aggressione, si presentò spontaneamente in carcere sostenendo che lui quella notte aveva tentato solo di fare da paciere. Versione questa che evidentemente fu ritenuta ‘debolè dagli inquirenti, che lo mandarono a processo insieme col fratello Massimiliano e Carlo Nanni (una quarta persona fu accusata solo di favoreggiamento). In primo grado Antonio Aratari fu condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione, escludendo il concorso, e concesse le attenuanti generiche e della provocazione prevalenti sull’aggravante della minorata difesa; Nanni fu condannato a 4 mesi di arresto per porto d’arma, mentre Massimiliano Aratari fu assolto. Oggi, processo d’appello con la conferma della condanna per Antonio Aratari e la dichiarazione d’inammissibilità del ricorso di Nanni.

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