Montesano: "Ecco il mio marchese, anima di Roma" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Montesano: “Ecco il mio marchese, anima di Roma”

«Mi sento più Marchese che carbonaro: amo questo personaggio romano per eccellenza e io sono l’interprete giusto, ma il teatro leggero ha bisogno di fatti e non solo di parole. Renzi, che Dio lo benedica, ha detto che vinceremo l’Isis perchè la nostra cultura è superiore. Ma aiutatela però!»: non perde il gusto della battuta Enrico Montesano, schietto e verace come il Marchese del Grillo che si appresta a portare in scena, per la prima volta in versione musicale, sul palco del teatro Sistina a partire dal 9 dicembre. Un cast di oltre 30 artisti, le musiche originali di Emanuele Friello e il sigillo di qualità dato dalla presenza di Massimo Romeo Piparo alla regia, per un musical attesissimo, tratto dalla sceneggiatura del celeberrimo film di Mario Monicelli con Alberto Sordi, che offre un debutto assoluto e al tempo stesso un omaggio a uno dei personaggi più rappresentativi dell’anima di Roma. «Questa commedia incontra la domanda del pubblico e sono felice di portarla al Sistina, dove ho lavorato tanto, dal 1977 al 2005», dice Montesano presentando lo spettacolo (scritto dall’attore con il regista e Gianni Clementi), «Roma ha un teatro shakespeariano, ma ce ne vorrebbe uno capitolino municipale per fare opere di tradizione romana». Carismatico e sempre a suo agio nei panni del mattatore, Montesano non può fare a meno di riferirsi alla situazione attuale della sua città: del resto basta guardare alla trama, con la Roma papalina dell’Ottocento che non sembra poi tanto lontana da quella di oggi. «Il rapporto con il potere e la giustizia sono elementi di attualità: la città ora arranca ma in fondo ha superato tutto nella sua storia», afferma. «Roma avrebbe bisogno di una sana amministrazione: facciamo tutti il tifo per Tronca, speriamo che faccia piazza pulita». E il Marchese, sempre in contatto con il Vaticano, oggi cosa avrebbe pensato di Papa Francesco? «Avrebbe avuto un grande rapporto con lui. Francesco è coraggioso, meno male che abbiamo un papa come lui», dice ancora con un gran sorriso, «anche all’epoca c’era una situazione simile in Vaticano: pure Pio VII aveva il Vatileaks!». Dopo aver interpretato il ruolo di Rugantino, che lo aveva per così dire messo in competizione con l’illustre predecessore Nino Manfredi, ora una seconda sfida attende dunque Montesano, con un altro gigante, Alberto Sordi. «Il Marchese è una maschera, non ha senso parlare di imitazione: io mi sono avvicinato con rispetto e umiltà a questo personaggio e lo faccio alla mia maniera», spiega l’attore, «è passato tanto tempo dal 1981, anno del film: certo, alcune intonazioni romane sono patrimonio comune, ma il mio Marchese è più bonario e meno cinico di quello di Sordi». «Avrei fatto volentieri anche il Conte Tacchia a teatro, ma in questo Paese è diventato difficile lavorare. Forse è ora di godermi la mia pensione con 40 anni di contributi Enpals, certo non sarà d’oro come quella di quel funzionario che senza fare niente prende 19 mila euro al mese», continua con un pizzico di polemica, «il teatro, diceva Garinei, non si fa per i soldi. Gli attori sono caricati di tasse e magari aspettano 6 mesi per una scrittura di una settimana. Per questo non sono contento che i miei due figli più piccoli (uno, Michele, interpreterà il ruolo del Capitano Blanchard nel Marchese del Grillo, ndr) abbiano deciso di fare gli attori. È un mestiere difficilissimo e c’è il rischio che siano due disoccupati». E in tv, vorrebbe tornarci? «Mi manca la tv che facevamo un tempo: oggi ci sono solo quiz, reality e talk. Io oggi cosa vado a fare, la giuria in qualche programma? Vorrei tornare in tv, ma farei cose che non vanno più di moda».

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login