Mafia Ostia, per il clan Fasciani il Pg chiederà condanne per tutti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia Ostia, per il clan Fasciani il Pg chiederà condanne per tutti

Con la relazione introduttiva e l’inizio della requisitoria del Pg Giancarlo Amato è iniziato oggi il processo d’appello che vede alla sbarra diciotto persone, tra cui componenti della famiglia Fasciani, accusate di aver dominato in modo capillare le attività illecite a Ostia avvalendosi della forza intimidatrice di tipo mafioso. Il prossimo 13 gennaio, il rappresentante della pubblica accusa concluderà la sua requisitoria formulando le richieste di condanna. Oggi ha anticipato che chiederà di riformare la sentenza di primo grado con la condanna anche per chi è stato assolto e per chi ha avuto sentenziate assoluzioni parziali per singoli capi d’imputazione. In primo grado furono sentenziati complessivamente più di 200 anni di carcere; la pena più alta (28 anni per associazione mafiosa) fu inflitta al «patriarca» Carmine Fasciani (fu condannato anche il resto della famiglia, donne incluse). Assolti dalla X sezione penale furono invece Vito e Vincenzo Triassi, accusati di associazione mafiosa per aver fatto parte di ‘Cosa Nostrà ricoprendo funzioni direttive nel territorio di Ostia per la cosca Caruana-Cuntrera. Tre le associazioni di cui si occuperanno i giudici della seconda Corte d’appello: la prima, di tipo mafioso, contestata ai due Triassi; la seconda, di tipo mafioso, contestata al ‘gruppò Fasciani e finalizzata alla commissione di delitti di usura, estorsione, controllo di attività economiche, concessioni, appalti, intestazione fittizia di beni, e altro; la terza, associazione armata, quella contestata per l’importazione dalla Spagna e la successiva distribuzione e cessione a Roma e Ostia di sostanze stupefacenti. Le indagini alla base dell’accusa partirono nel luglio 2012 (l’anno dopo ci furono 51 arresti), dopo il posizionamento di un ordigno esplosivo presso uno stabilimento balneare di Ostia; di qui le successive investigazioni collegarono una serie di attentati precedenti a un’unica ‘manò; stessa cosa per altri episodi di tentata estorsione. Nelle indagini s’inserirono poi le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia e una serie enorme di intercettazioni ambientali.

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