Dalla crisi delle banche al caso Civitavecchia. La moglie del pensionato suicida: "Non so se ce la farò" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Dalla crisi delle banche al caso Civitavecchia. La moglie del pensionato suicida: “Non so se ce la farò”

– «Andrò avanti? Se ce la farò sì». Così la moglie del pensionato che si è suicidato nei giorni scorsi a Civitavecchia risponde ai giornalisti assiepati all’esterno del loro villino dove il marito è stato trovato impiccato lo scorso 28 novembre. – «Io non posso dare consigli a nessuno, semmai ne avrei bisogno io». Così la moglie del 68enne che si è suicidato alcuni giorni fa a Civitavecchia risponde ai giornalisti lasciando il villino alla periferia della città per raggiungere il suo avvocato a Roma. «Ora per favore vi chiedo un pò di tranquillità», dice rivolta ai giornalisti.

Le quattro banche che da giorni sono al centro delle polemiche dopo il loro salvataggio, e uno dei cui piccoli obbligazionisti si è suicidato a Civitavecchia, iniziano a manifestare problemi di solvibilità già diversi anni fa. Oggetto di ispezioni da parte della Banca d’Italia negli ultimi tempi, gli istituti, particolarmente radicati sul territorio, quindi motore dell’economia locale, sono passati attraverso fasi di commissariamento fino all’attuale configurazione di good bank sotto la guida di Roberto Nicastro. Ma la loro turbolenza nasce da lontano: – Il 30 maggio 2013 la Cassa di Risparmio di Ferrara viene commissariata. Ispettori di Bankitalia si presentano negli uffici e notificano il provvedimento ai vertici di Carife. – Nel settembre 2014 è la volta del commissariamento di Carichieti. – 24 marzo 2014. I vertici di allora di Banca Etruria, il presidente Giuseppe Fornasari, il direttore generale Luca Bronchi e il dirigente David Canestri, sono indagati nell’ambito di un’inchiesta aperta dalla procura di Arezzo. L’indagine è scattata dopo che gli ispettori della Banca d’Italia, a lavoro in Banca Etruria già da diversi mesi, avevano inviato le loro osservazioni. – 11 febbraio 2015. La Popolare Etruria e Lazio viene commissariata dalla Banca d’Italia. «Gravi perdite del patrimonio» è la causa della proposta di amministrazione straordinaria di Bankitalia con la quale il Ministero dell’Economia dispone quindi lo scioglimento del Cda di Banca Etruria. Perdite che sono emerse dagli «accertamenti ispettivi, avviati dalla Banca d’Italia». Più o meno analogo il percorso per Banca Marche: – 30 agosto 2013. Bankitalia decide la gestione provvisoria per due mesi dell’istituto. Via Nazionale dispone la sospensione, in via temporanea, degli organi con funzioni di amministrazione e controllo di Banca delle Marche«. – il 7 novembre 2013 emergono rilievi definiti »pesantissimi« dal verbale di ispezione di Bankitalia sulla gestione di Banca March, gran parte dei membri del Cda e del management in carica nel 2011 e 2012, sulla concessione di crediti a rischio e sul trattamento di fine rapporto milionario ottenuto nel 2011 dell’ex direttore generale Massimo Bianconi (7 milioni), e il bonus da 2,3 milioni incassato nel 2012, al momento dell’uscita definitiva da un istituto di credito che ormai aveva l’acqua alla gola. Il verbale di Palazzo Koch era stato consegnato il 28 ottobre scorso ai due commissari straordinari di BM Giuseppe Feliziani e Federico Terrinoni, insediatisi il 15 ottobre con il compito di traghettare la banca fuori dalla tempesta. – 13 ottobre 2015. Banca d’Italia delibera la proroga di due mesi della procedura di amministrazione straordinaria per Banca Marche, nel giorno stesso della scadenza dei due anni di commissariamento. – 22 novembre 2015. Il Governo, dopo aver tentato di salvare le 4 banche attraverso il Fondo interbancario di tutela dei depositi e nell’imminenza dell’entrata in vigore (dal primo gennaio 2016) del bail in (il salvataggio ‘internò) per le banche, vara il decreto con cui nascono »Nuova Cariferrara«, »Nuova Banca Etruria«, »Nuova Banca Marche« e »Nuova Carichieti«. Sono i quattro istituti ripuliti dai crediti deterioriati. Il provvedimento prevede una vendita al più presto delle 4 banche ‘ripulitè con l’obiettivo di massimizzare il profitto. Depositi, conti correnti e obbligazioni ordinarie sono tutelati dall’accordo deciso con l’Ue. Le perdite sono state assorbite in prima battuta dagli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le »obbligazioni subordinate«.

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