Torna il colore travertino sulla cupola di San Luca | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Torna il colore travertino sulla cupola di San Luca

– Il color del travertino, in un crescendo da rosato a fulgido bianco come lo aveva ideato Pietro da Cortona, è l’abbagliante risultato del restauro, appena conclusosi, della cupola della Chiesa dei SS. Luca e Martina, monumento simbolo dell’Accademia di San Luca a Roma. Condotto con i ponteggi aperti anche a visitatori e appassionati, l’importante intervento ha riportato alla luce l’originaria cromia messa a punto dal padre del Barocco per dare l’illusione di stare in un tempio interamente costruito in pietra. La bellissima chiesa ai piedi del Campidoglio, a fianco del carcere mamertino, è il capolavoro di Pietro da Cortona, il quale, nel 1635, in qualità di Principe dell’Accademia, riuscì a far approvare un progetto di rinnovamento che di fatto ricostruì dalle fondamenta il piccolo edificio di culto preesistente. Dopo un importante restauro settecentesco ad opera di Carlo Buratti, che incise profondamente sulle concezioni cortoniane magistralmente espresse negli spazi e nella luce del monumento, e successivi interventi nel XIX e XX secolo, tra il 2007 e il 2009 la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Roma ha messo le mani nella zona absidale compiendo indagini approfondite, con decine e decine di saggi sulle superfici delle colonne e del timpano. Le scoperte fatte con quegli studi hanno portato al restauro di oggi, voluto dall’Accademia e finanziato da Arcus, documentato nel volume ‘La cupola dei SS. Luca e Martina di Pietro da Cortona – Aperti per restaurì, curato da Pio Baldi e Pier Luigi Porzio, pubblicato da Gangemi Editore. Gli strappi compiuti dagli esperti della Soprintendenza, racconta Pio Baldi, Accademico di San Luca e responsabile dell’intero processo di restauro, hanno dato la certezza agli studiosi che la chiesa avesse avuto inizialmente una tonalità completamente diversa e che potesse essere ripristinata. Usando velatini intinti di colle vegetali, i restauratori avevano portato via quel ‘color del cielò, tra grigio e azzurro, tanto di moda a Roma nel primo ‘700, per far riemergere il ‘color del travertinò ideato da Pietro da Cortona mescolando la calce e frammenti di quel marmo con cui i patrizi dell’epoca stavano costruendo i loro magnifici palazzi. Ecco quindi una specie di stucco, un intonaco che porta con sè il colore stesso, spiega Pier Luigi Porzio, direttore del restauro della cupola, e che il celebre architetto barocco usava in genere per le mura esterne. Morto nel 1669, prima che la chiesa dei SS. Luca e Martina fosse finita, Pietro lasciò un progetto preciso, seguito alla lettera da allievi e seguaci, che portarono a termine i bellissimi stucchi della cupola. Anche se si è trattato di un restauro per rimozione, non è però stata una facile impresa, per il semplice fatto che da Cortona non aveva immaginato una tonalità unitaria, quell’esplosione di luce doveva essere calibrata in una sorta di modulazione dal basso verso l’alto, con toni caldi e rosati che via via acquistavano candore per raggiungere nella sommità della cupola un biancore assoluto, abbagliante, a simbolizzare la Grazia divina. «Abbiamo capito – ha detto il restauratore Roberto Bordin – che si trattava della stessa malta, lavorata però in modo diverso. Eravamo di fronte a un’architettura fatta di materia». Al momento, solo la cupola ha nuovamente acquistato la tinta seicentesca, ma, conclude Pio Baldi, c’è la certezza che ogni parte della chiesa possa tornare della tonalità ideata dal genio barocco. Per questo l’Accademia di San Luca è già alla ricerca di nuovi finanziamenti. Intanto, la chiesa, che è rimasta aperta anche durante il restauro grazie a un ponteggio sospeso su quattro piloni, è visitabile ogni sabato su prenotazione.

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