Appalti tv, arrestato il manager Biancifiori | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Appalti tv, arrestato il manager Biancifiori

Da alcuni mesi si trovava agli arresti domiciliari ma in più circostanze li ha violati comunicando con l’esterno. Un comportamento che ha portato la Procura di Roma a chiedere e ottenere il carcere per il manager David Biancifiori, figura chiave nell’inchiesta sugli illeciti nella gestione degli appalti tv. Con Biancifiori, prelevato dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, è finito dietro le sbarre anche un altro imprenditore, Giuliano Palci, e un militare della Finanza, Pietro Triberio. Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere il gip Luigi Balestrieri ipotizza le accuse di associazione a delinquere finalizzata ad «una pluralità di delitti tributari» tra cui «l’emissione di fatture relative a operazioni inesistenti», la «dichiarazione fraudolenta» e la corruzione. A Triberio viene contestato di aver intascato alcune mazzette. In particolare nell’ordinanza si afferma «che nel periodo tra il 2008 e il 2013 aveva effettuato versamenti in contanti sui conti correnti nella propria disponibilità per un ammontare complessivo di oltre 360 mila euro, con un ‘piccò proprio nel 2011, allorquando aveva versato in contanti 143 mila euro, del tutto ingiustificati rispetto ai modesti redditi da lui dichiarati». L’inchiesta riguarda 44 persone, tra cui funzionari e dirigenti di Rai, società del gruppo Mediaset, La7 e Infront. Nel luglio scorsi i difensori di Biancifiori avevano smentito l’ipotesi che il loro assistito stesse collaborando con il pm titolare del fascicolo, Paolo Ielo. L’indagine ha acceso un faro su un esteso fenomeno corruttivo. Secondo gli inquirenti Biancifiori, detto ‘Scarfacè, titolare di società che organizzano eventi e forniscono scenografie, gruppi elettrogeni, impianti audio, regie mobili ed altro, era in grado di garantire soldi, assunzioni di parenti e amici, vacanze, biglietti aerei, addirittura un pianoforte in cambio dell’affidamento di lavori e di servizi. Un vorticoso giro di utilità, costituite secondo la procura con fondi creati attraverso sovrafatturazioni, e riservate a dirigenti e funzionari in carica, all’epoca dei fatti, tra il 2009 e 2013. Tra gli indagati anche Roberto Gasparotti, già curatore dell’immagine televisiva di Silvio Berlusconi, di cui era stretto collaboratore, e Giovanni Mastropietro, ex direttore della fotografia dell’allora Cavaliere. Ma spiccano anche i nomi di Antonio Ragusa e Maurizio Papitto, rispettivamente ex capo del Dipartimento per le risorse strumentali presso la Presidenza del Consiglio e responsabile dei servizi informatici, nonchè di Cesare Quattrociocche, dipendente Rai, padre dell’attrice Michela e suocero del calciatore Alberto Aquilani.

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