Mafia capitale, il numero due di Buzzi sta male: arresti in clinica | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, il numero due di Buzzi sta male: arresti in clinica

Dopo oltre un’anno di carcere, Carlo Maria Guarany, numero due delle cooperative di Buzzi e tra gli imputati del maxiprocesso a Mafia Capitale, ha ottenuto oggi gli arresti presso una clinica a cause delle sue precarie condizioni di salute. Dimagrito oltre 27 chili, come denunciato dal suo difensore, Guarany è apparso molto provato dal regime carcerario. «Si tratta di un atto umanitario – ha commentato l’avvocato Cataldo Intrieri – Ora che il tribunale sta valutando le prove in prima persona – afferma il legale – siamo convinti di dimostrare l’insussistenza delle accuse». Sul fronte processuale domani il difensore dell’ex assessore comunale Daniele Ozzimo chiederà, nell’ambito del processo con rito abbreviato davanti al gup, l’assoluzione del suo assistito. «Se cade l’accusa di corruzione per asservimento della funzione – afferma l’avvocato Luca Petrucci – cade anche quella per atti contrari ai doveri di ufficio». La Procura di Roma, che ha sollecitato per Ozzimo una condanna a due anni e due mesi, ha chiesto infatti l’assoluzione per il reato di corruzione per asservimento alla luce del riascolto di una intercettazione tra Salvatore Buzzi e un’altro indagato dove nel brogliaccio si legge «Ozzimo è uno serio e prende soldi». Sentita al rallentatore, nel corso dell’ultima udienza, il senso del dialogo è totalmente cambiato in quanto Buzzi, parlando in romanesco, effettivamente afferma che l’ex assessore «n’pija soldi» (non prende soldi). Per la Procura resta comunque in piedi l’accusa di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Per il difensore di Ozzimo, però, «la tesi accusatoria secondo la quale ci sarebbe una costante utilità che si basa su questa intercettazione viene meno». Non finirà, invece, nel maxiprocesso a Mafia Capitale, Maurizio Venafro, l’ex braccio destro del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, accusato di turbativa d’asta nell’appalto del Recup, il numero unico per le prestazioni sanitarie. Lo hanno deciso oggi i giudici della decima sezione penale davanti ai quali si sta svolgendo, nell’aula bunker di Rebibbia, il procedimento che vede imputate oltre 40 persone. Per Venafro e Mario Monge, dirigente della cooperativa Sol Co, anch’egli accusato di turbativa d’asta, il processo inizierà quindi il prossimo 17 febbraio davanti ai giudici della seconda sezione penale. Nel motivare la decisione di non inserire i due nel processo principale, il presidente del tribunale Rosanna Ianiello, ha spiegato che il maxiprocesso ha già superato la fase preliminare, con la nomina anche dei periti trascrittori delle intercettazioni, e quindi si è ormai entrati nel vivo del dibattimento. Il processo proseguirà quindi con l’audizione dei testimoni dell’accusa e in particolare degli operanti che hanno svolto le indagini sul ‘mondo di mezzò.

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