Cucchi, l'ex moglie del carabiniere: "Divertito da botte, non ho parlato prima perché avevo paura" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Cucchi, l’ex moglie del carabiniere: “Divertito da botte, non ho parlato prima perché avevo paura”

«La verità che so sul caso Cucchi? Quello che lui mi ha raccontato, che loro quella sera gliene hanno date tante, questo è il termine che ha usato». Parla al Tg3 Anna Carino, ex moglie del carabiniere Raffaele D’Alessandro, indagato per la morte di Stefano Cucchi. Lo raccontava spavaldo? «Purtroppo sì, quasi vantandosene, forse si sentiva intoccabile, ha voluto raccontare quella vicenda così, divertito», ha detto Carino, che si dice pronta a testimoniare. «Ho incontrato Ilaria e le ho chiesto scusa per non aver parlato prima». «Perchè ho deciso di parlare? Perchè è giusto che a quella famiglia venga data giustizia. Ho voluto incontrare Ilaria per chiederle scusa, per fargli capire che mi dispiace, che avrei dovuto parlare prima, ma non l’ho fatto perchè avevo paura, ho tre bambini, quindi non è facile». Così al Tg3 Anna Carino, ex moglie di Raffaele D’Alessandro – con cui ha avuto due dei tre figli -, uno dei carabinieri indagati nell’inchiesta bis per la morte di Stefano Cucchi. «Ilaria mi ha detto solo ‘grazie, immagino quanto possa essere stato difficilè», ha aggiunto. La conversazione tra la donna e l’ex marito, intercettata dagli investigatori, è negli atti dell’indagine. Carino ha detto che uno dei figli ha sentito le notizie sul padre, indagato per il «violentissimo pestaggio» (secondo i pm) sul giovane romano dopo l’arresto per droga nel 2009, e di avergli detto che «purtroppo il padre anni fa ha fatto qualcosa di sbagliato e dovrà pagarne le conseguenze, non si sa quali saranno». «Qualsiasi cosa possa aver fatto questo ragazzo – ha concluso -, massacrarlo così di botte non credo sia giustificabile».No a battaglie mediatiche che possono «alterare la serenità di chi deve giudicare». È quanto chiede l’avvocato Maria Lampitella, legale del carabiniere Raffaele D’Alessandro, uno dei militari indagati nella nuova inchiesta della procura di Roma sulla morte di Stefano Cucchi. Nei giorni scorsi fu diffuso l’audio di una lite telefonica tra D’Alessandro e la ex moglie, durante la quale la donna affermava che il militare aveva confidato a lei e ad altre persone di aver partecipato al pestaggio del ragazzo. «Pur premettendo il dovuto rispetto per il dolore della famiglia Cucchi, invito in questa triste vicenda – scrive il una nota l’avvocato Lampitella – tutte le parti processuali a mantenere un comportamento che abbia in considerazione le persone, che non sfoci in deleterie ed incalzanti battaglie mediatiche, che sviliscono il precipuo senso della giustizia, con attacchi gratuiti e personali ad un soggetto, servitore dello Stato, che si trova, si sottolinea, sottoposto ad indagine e non imputato, e che possono alterare la serenità di chi dovrà giudicare i fatti accaduti. »Diffondere notizie false e pubblicare atti coperti da segreto investigativo – ha aggiunto Lampitella – al solo fine di originare sentenze populistiche ad esclusivo vantaggio personale, non solo è commettere reato, ma, soprattutto, contribuisce fortemente a non fare chiarezza nella vicenda e a non rendere un buon servigio alla giustizia, perchè inficia la cognizione ed il giudizio, oltre a creare nell’opinione pubblica una lettura alterata dei fatti processuali. Tali riprovevoli comportamenti possono arrecare irreversibili danni alle persone ed alla legittima aspirazione di tutte le parti ad ottenere una verità processuale che sia coincidente con quella reale«.

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