Comunali, rotto l'asse Pd-Sel. Giachetti: "Sia campagna pulita", Salvini lancia opa sul centrodestra | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Comunali, rotto l’asse Pd-Sel. Giachetti: “Sia campagna pulita”, Salvini lancia opa sul centrodestra

All'evento del prossimo 23 gennaio i vendoliani hanno deciso di non partecipare; il leader leghista, invece, parte con la sua sfida per conquistare la leadership della coalizione

Se non proprio la pietra tombale dell’alleanza Pd-Sel a Roma, quantomeno è quella dello scandalo: l’evento #PerRoma del 23 gennaio al teatro Brancaccio, convocato dai minisindaci di Roma per delineare il «campo largo» del centrosinistra della Capitale, sta finendo per sottolineare piuttosto la spaccatura ormai difficilmente ricucibile tra democrat e vendoliani. Non andranno i due presidenti di Sel Andrea Catarci e Susi Fantino, in polemica con l’accelerazione di Matteo Renzi sulla candidatura di Roberto Giachetti a Roma che interrompe a loro dire le prove di dialogo tra i due partiti («uno schema autocratico»), ma anche sull’onda della delusione verso Nicola Zingaretti, considerato un garante dell’alleanza storica Pd-Sel e atteso in prima fila al Brancaccio. E non andrà del resto neanche lo stesso vicepresidente del governatore del Lazio, Massimiliano Smeriglio, dirigente di Sel: l’evento del 23 gennaio «è stato un tentativo generoso di difendere l’autonomia del centrosinistra romano con l’idea di contrapporre al ‘partito della nazionè quello della città – spiega oggi – Ora assume un altro senso». Quale? Ormai «è una iniziativa del Pd» sintetizza il segretario cittadino di Sel Paolo Cento. Difendono l’assemblea, invece, i minisindaci democrat. «È una iniziativa in cui parlano persone che si occupano tutti i giorni della città», afferma il presidente del IX Municipio, Andrea Santoro. «Resta fondamentale – gli fa eco la collega del centro storico, Sabrina Alfonsi – per continuare il dibattito su come si governerà Roma nei prossimi anni». Per il presidente del XV Daniele Torquati prevalgono nella discussione «logiche nazionali, lontane dai territori». Perchè a Roma, e in Regione, Pd e Sel governano ovunque insieme, e Marco Miccoli, deputato della minoranza Pd, ritiene che «l’iniziativa dei minisindaci ora è ancor più necessaria, non andarci è un errore». Per gettare dei ponti, sostiene ancora Cento, si dovrebbe partire dalla cosiddetta ‘proposta Toccì, cioè un listone unico del centrosinistra, senza simboli, ipotesi che al momento però, appare difficilmente praticabile. Per cui Sel va avanti con Stefano Fassina, che oggi ha attaccato il rivale Pd Roberto Giachetti: «Mi piacerebbe conoscere il programma del Pd su Roma, perchè finora Giachetti mi è sembrato più che altro un ultrà renziano. Per essere primarie di coalizione il centrosinistra deve proporre un programma comune, al momento non c’è programma». Giachetti, che ieri ha sfidato l’ex sindaco Ignazio Marino alle primarie, oggi chiede, preventivamente, di abbassare i toni della futura campagna elettorale: «Deve essere pulita da questioni che non c’entrano nulla con Roma, come quella di Quarto – ha affermato -. Io non utilizzerò questi argomenti, e lo faccio con una sorta di disarmo unilaterale, a me non interessa se gli altri utilizzeranno in campagna elettorale questi argomenti».

– Dare una spallata al governo Renzi e mettere finalmente in chiaro chi guida la coalizione di centrodestra tra Lega e Forza Italia. È la doppia sfida che Matteo Salvini sta lanciando al premier e a Silvio Berlusconi in vista delle prossime amministrative di Roma, Milano, Napoli e Torino. Il leader del Carroccio è pronto a giocarsi tutto il suo futuro politico negli appuntamenti politicamente più importanti del 2016. . In realtà, Berlusconi non ha ancora sciolto le riserve ed insiste ancora sulla necessità di un candidato della società civile. Il segretario del Carroccio, invece, viene descritto dal suo entourage come «fortemente irritato» dal ritardo con cui il Cav sta affrontando il dossier. «Così si dà l’ennesimo vantaggio alla sinistra che sta già organizzando le primarie», spiegano fonti parlamentari. Salvini lascia intendere che la soluzione è vicina. Tra i forzisti, invece, regna l’indecisione: fonti azzurre spiegano che «il Cavaliere crede nella vittoria» ma non tutti in Fi sono pronti a giocare la partita. Per questo motivo, aggiungono le stesse fonti, si sarebbe intensificato il dialogo leghista con Fratelli d’Italia. A Roma, invece, proprio grazie al dialogo tra Lega e Fdi si rilancia l’ipotesi di far correre Giorgia Meloni al Campidoglio. Sulla candidatura dell’ex ministro convergerebbe anche parte di Forza Italia non convinta dalla proposta di appoggiare il centrista Alfio Marchini. Ipotesi, quest’ultima, che – viene spiegato -, insieme a quella di far correre l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, piacerebbe a Berlusconi. Salvini intende giocare proprio sull’indecisione di Forza Italia per condurre il gioco all’interno della coalizione di centrodestra. Nel progetto, la Lega sarebbe il perno di una formazione a geometria variabile con Fi e Fdi che si fanno gioco di sponda nelle alleanze sul territorio in vista del voto per le politiche.

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