Affittopoli, tutti i furbetti: coinvolti anche alberghi e ristoranti | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Affittopoli, tutti i furbetti: coinvolti anche alberghi e ristoranti

– Associazioni, ristoranti, bar e perfino un grande albergo in pieno centro. Tra gli ‘inquilini’ del Comune di Roma, a volte persino morosi, non ci sono solo privati cittadini e partiti politici, ma anche realtà commerciali di vario livello. Sul tema, una prima indagine, precedente a quella avviata con una apposita task force dal commissario Francesco Paolo Tronca, era stata fatta dall’ amministrazione Marino. «Negli immobili del Comune abbiamo trovato centinaia di esercizi commerciali – spiega l’ex assessore al Patrimonio Alessandra Cattoi -. All’Esquilino, ad esempio, ci sono tantissimi negozi che probabilmente sono anche subaffittati. I canoni di locazione variano e ci sono situazioni molto diverse: c’è chi ha affitti bassissimi e chi nella norme, chi ha sempre pagato e chi, invece, è moroso da anni». E la Lista Marchini, un anno fa, aveva anche segnalato casi di appartamenti avuti avuti in affitto dal Comune e destinati a B&B o di pub realizzati in locali destinati a fini associativi. Prima dell’estate 2015, il Campidoglio inviò delle lettere agli affittuari finalizzate all’aggiornamento dei canoni, a volte proprio irrisori, ma le missive diedero il via ad una serie di contestazioni legali. Oggi, alcuni numeri sugli affitti degli immobili del Comune sono a disposizione, nero su bianco, sul sito del Comune di Roma. Dall’analisi di questi e altri dati emerge una pletora di realtà commerciali disseminate in tutta la città. Si va da un ristorante, nel cuore del rinomato Borgo Pio, che risulta pagare poco più di 650 euro al mese ad un bar in via Capraia, nel popolare quartiere de Tufello, che verserebbe circa 520 euro mensili. Ma le situazioni sono molto variabili. Non lontano dalla chiesa di San Salvatore in Lauro, in pieno centro, c’è una galleria d’arte che dovrebbe versare al Comune quasi 1.100 euro al mese ma è in causa con l’amministrazione e i suoi locali sono stati inseriti tra quelli da mettere in vendita. Mentre nel multietnico rione all’Esquilino, un negozio di riproduzione di chiavi, pagherebbe un affitto di soli 57 euro al mese. Infine il caso di un albergo prestigioso vicino ai Fori Imperiali: ha in locazione dei locali di proprietà comunale per 9 mila euro al mese. Fino allo scorso anno pare avesse una morosità superiore ad un’annualità di locazione a causa, probabilmente, di un contenzioso con l’amministrazione. Nel mare magnum degli affittuari, fuori dai circuiti commerciali, tra le diverse realtà religiose che usano immobili di Roma Capitale, ce n’è anche una che ha sede nella centralissima via dei Bresciani: paga meno di 10 euro ogni mese. Secondo Cattoi, «l’unica strada è vendere questi beni. Perché non sono essenziali per il funzionamento dell’amministrazione, e hanno anche dei costi. Tutta la manutenzione straordinaria, dalle facciate alle tubature, spetta al proprietario, ovvero al Comune». L’ex capogruppo comunale della lista Marchini, Alessandro Onorato, molto attivo sul caso «affittopoli» quando scoppiò nel 2015, ora commenta: «Bene Tronca se riesce ad arrivare laddove i sindaci precedenti non hanno voluto: adeguamento dei canoni, recupero delle morosità e allontanamento degli abusivi. Va allontanato da quegli immobili anche chi, magari, ha ottenuto locali per fini associativi o sociali e invece ora ha pub o ristoranti, e chi in maniera fittizia ha ottenuto alloggi per abitarvi e invece ha allestito veri e propri B&B. Nel nostro esposto a Cantone di un anno fa c’è tutto questo».

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