Scoppia il caso Totti, il capitano cacciato da Trigoria. Spalletti: "Rispetti i ruoli". Ora nodo rinnovo | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Scoppia il caso Totti, il capitano cacciato da Trigoria. Spalletti: “Rispetti i ruoli”. Ora nodo rinnovo

Più che attimo fuggente, una rottura totale che a fine giornata trasforma la querelle in un «momento di rabbia». «O capitano! Mio capitano!», passo della poesia che Walt Whitman scrisse dopo la morte di Abramo Lincoln e diventata cult col film di Peter Weir, può a buon diritto sintetizzare la bufera vissuta in casa Roma, dove oggi può essersi consumata un altro tipo di ‘morte’, questa volta sportiva, con la clamorosa frattura tra la ‘bandiera’ Francesco Totti e Luciano Spalletti. Al tecnico di Certaldo non sono affatto piaciute le parole del capitano giallorosso alla Rai e così a Trigoria la reazione è esplosa in maniera roboante, compromettendo in modo forse definitivo il rapporto tra il 39enne campionissimo e l’allenatore che dopo l’attacco del n.10 («Mi aspettavo che certe cose che ho letto me le dicesse in faccia») ha risposto con un tackle durissimo: cacciandolo dal ritiro. Una decisione arrivata nelle prime ore della giornata, subito dopo colazione. Spalletti ha chiamato Totti e gli ha comunicato che non sarebbe stato convocato per il posticipo serale contro il Palermo. Totti ha ascoltato, ha preso atto della decisione, ha reagito («un paio di missili li ha tirati», ha fatto sapere Spalletti), ha salutato i compagni «increduli» e lasciato Trigoria. Nell’interpretazione del tecnico, le parole di Totti al Tg1, rappresentano una «distrazione troppo forte per il gruppo», chiamato ad una partita chiave in ottica Champions. Un appuntamento che, ai suoi occhi, non consente deroghe di alcun tipo, nemmeno se hanno la fisionomia e la storia ultraventennale di Francesco Totti. Il problema semmai investe la società e il nodo del rinnovo contrattuale. «Mi sento ancora un calciatore, sto fuori solo per scelta tecnica. La panchina fa male, ma finire la carriera così è brutto», si era lamentato il capitano nel decennale di un altro suo famoso stop (frattura del perone il 19 febbraio 2006 che rischiò di fargli saltare il Mondiale), aggiungendo che il rapporto con il tecnico è ai minimi storici («Con lui buongiorno e buonasera»), anche se la considerazione resta immutata «Come tecnico lo stimo, penso abbia le carte in regola per rimanere»). E adesso? Totti e la Roma potrebbero dirsi addio a giugno, ventila lo stesso n.10: «Sono un tipo abbastanza chiuso, ascolto medito e poi al momento giusto se c’è da parlare parlo. Dispiace stare in panchina però è normale a questa età avere meno possibilità di giocare. Finire la carriera in questo modo mi sembra brutto. Io dirigente della Roma? Più in la si, non so cosa potrei fare ma spero di farlo qui, poi però se le due strade non porteranno nella stessa direzione vedremo», le parole che sanno tanto di deja vu del ‘pupone’ che comunque in serata si presenta all’Olimpico da spettatore, incassando cori e applausi dai suoi tifosi (che riservano qualche fischio all’allenatore). Se Baldissoni getta acqua sul fuoco («nessuna decisione punitiva, è un fatto che riguarda l’area tecnica»), Spalletti si dice «dispiaciuto dell’accaduto e di aver preso quella decisione», aggiungendo di «non voler duelli con nessuno. Mio figlio mi ha detto: Babbo ma che fai, litighi con Totti?. La società sa che se Francesco chiede qualunque cosa io sono dalla parte di Checco. Ma ora bisogna fare delle sue scelte e io non posso accettare che lui convochi conferenze. C’è bisogno di ordine, senno’ uno può dire quello che gli pare». Comunque, «c’è la volontà di risolvere con Totti – è suo il ramoscello d’ulivo – È stato un momento di rabbia. Lui è un campione ma il rispetto va dato a tutti i giocatori, non solo a uno. Voglio solo il bene della squadra». Così, mentre il web si infiamma e su Twitter in un battibaleno fioccano gli hashtag #Totti, #Io sto con Totti, #Io sto con Spalletti, con i tifosi divisi tra pro e contro il Capitano (ma maggioranza per la prima volta assai relativa), la frattura in salsa giallorossa trova grande eco all’estero («Roma brucia», scrivono), con tanti tifosi vip che si dicono indignati per il trattamento riservato al simbolo della Roma («Non doveva finire così») e altri infastiditi per la tempistica e la modalità scelte dal giocatore. «In questa storia sbagliano tutti…a noi rimane una profonda tristezza», scrive Antonello Venditti, mentre per Sinisa Mihajlovic «con più chiarezza e rispetto magari non si arrivava a questo. A Roma, quando tocchi Totti è un casino, e secondo me giustamente». «Amareggiato» Carlo Mazzone che prende di mira il tecnico: «Avrebbe dovuto essere più riflessivo. Non è che manca di personalità e spessore per allenare la Roma?».«Io spero di restare sempre nella Roma, indubbiamente. È il mio sogno, l’ho sempre detto e lo ribadisco. Ma se le due strade non portano alla stessa via… Vedremo». Francesco Totti apre per la prima volta all’addio. E a sognare il colpo impensabile solo fino a qualche giorno fa sono i ‘nuovi ricchi’ del pallone: Cina, Dubai, Stati Uniti. Totti d’altronde si esprime come mai in passato, lo fa in maniera netta nell’intervista alla Rai che squarcia l’ambiente giallorosso e provoca la rottura con Luciano Spalletti. Il toscano ascolta le parole del n.10, ci dorme sopra, poi al mattino entra in azione. Dopo la colazione consumata assieme al resto della squadra nel centro sportivo convoca Totti nel suo ufficio e gli comunica la decisione: «col Palermo sei fuori, non ti convoco, puoi anche andare a casa» le parole dell’allenatore al capitano. Per il tecnico l’uscita è troppo forte, intempestiva, e destabilizzante per la squadra, impegnata in serata all’Olimpico. Poco prima di mezzogiorno quindi Totti saluta i compagni e varca da solo il cancello di Trigoria. Il sospetto forte da parte di Totti è che non ci sia più la volontà da parte della società di arrivare a quel rinnovo di contratto sembrava invece solo una formalità. Il nodo sarà sciolto tra un paio di settimane quando il presidente Pallotta sbarcherà nuovamente nella Capitale («Lo rispetto, ci incontreremo» dice il presidente dagli Usa). «Ci metteremo a tavolino, io dirò la mia, lui la sua. Sperando che tutti escano contenti – le parole del n.10 -. Mi aspetto correttezza. E che mi dicano la realtà delle cose, cosa vogliono fare, le loro intenzioni nei miei confronti. E poi io dirò la mia». In realtà lo ha già fatto, rimandando l’ipotesi addio al calcio in maniera netta: «Io voglio giocare. Voglio giocare perché mi sento ancora un calciatore. Ho la fortuna di avere ancora la passione. La mia testa di mi dice di continuare e nessuno me lo impedirà, nessuno mi farà smettere. L’ultima parola spetta sempre a me. So cosa posso dare ancora, e a giugno deciderò il mio futuro». E non necessariamente sarà a tinte giallorosse: «Spero di restare sempre nella Roma, indubbiamente. È il mio sogno, l’ho sempre detto e lo ribadisco. Ma se le due strade non portano alla stessa via… Vedremo. Io dirigente, più in la’». Dall’altra parte del mondo sono pronti a fare ponti d’oro pur di vederlo giocare dal vivo. In Cina, Dubai, Usa lo stipendio non sarebbe un problema, così come la durata del contratto. L’unica cosa certa è che la scelta di lasciare la Capitale, partire con la famiglia ora che è in arrivo anche il terzo figlio, non sarà presa a cuor leggero.

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