Omicidio Varani: Luca massacrato per due ore e ucciso da 30 colpi | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Omicidio Varani: Luca massacrato per due ore e ucciso da 30 colpi

– Trenta tra coltellate e martellate hanno straziato il corpo di Luca Varani fino a provocarne la morte per choc da dissanguamento, in una tortura durata circa 2 ore. Dall’autopsia nuovi elementi sull’agonia del giovane ucciso da Marco Prato e Manuel Foffo una settimana fa in un appartamento al Collatino, a Roma. Il ragazzo non sarebbe morto direttamente per le coltellate al torace: la lama trovata conficcata nel petto di Varani non avrebbe trafitto il cuore, ma sarebbe affondata nel polmone sinistro, secondo i medici legali. Intanto gli investigatori stanno raccogliendo altre testimonianze per delineare meglio il quadro in cui é maturato il delitto e avrebbero rintracciato la donna bionda che é stata vista parlare con la vittima sul treno poche ore prima del delitto. Si è presentata lei stessa ai carabinieri. «Hanno offerto anche a me alcol e cocaina, a quest’ora potevo essere al posto di Luca», dice un testimone confermando che lo scellerato piano di Prato e Foffo era quello di «fare del male» a qualcuno. Le parole del teste, che nella casa dell’orrore c’è stato alcune ore giovedì 3 marzo – il giorno prima del calvario di Varani -, hanno analogie inquietanti con la confessione di Foffo domenica scorsa, quando l’universitario ha raccontato agli inquirenti le ultime drammatiche ore del 23/enne. Due ore in cui Varani è stato in balia dei suoi aguzzini dopo aver bevuto un mix di alcol e medicinali. Ore in cui il giovane, come ribadito dal gip nel provvedimento con cui ha confermato il carcere per i due arrestati, Varani ha lottato fino all’ultimo contro la follia omicida e sadica di Foffo e Prato. «Non ho accettato quella bevanda – ha raccontato agli inquirenti il teste, un 34/enne italiano, pugile dilettante – solo perché a me non piacciono i superalcolici e preferisco la birra. E ho rifiutato anche la cocaina». L’uomo fornisce elementi importanti su quale fosse lo stato psicofisico di Foffo e Prato. «Erano fuori di testa. Mi hanno offerto a più riprese anche cocaina ma ho sempre rifiutato». In base al suo racconto, è stato il padrone di casa ad invitarlo con una telefonata intorno alle 5 del mattino di giovedì scorso. «’Vieni qui’, mi hanno detto. Ho preso un taxi e sono arrivato in via Igino Giordani», ha raccontato. I due non erano travestiti da donna, ma il teste ha notato una parrucca rosa in casa che però in quelle ore nessuno ha indossato. «Prima di andare via intorno alle 8,30 – ha concluso davanti ai pm, spiegando di non avere fatto sesso con i due – ho sentito Prato rivolgersi a Foffo e dire ‘tanto con lui non dovevamo fare nulla’». Una frase che, alla luce del terribile omicidio, ora suona macabra: forse il pugile era stato scelto come potenziale vittima ma non essendo caduto nella trappola è stato lasciato andare. Dopo di lui presumibilmente è arrivata la telefonata a Varani e la terribile trappola fino all’efferato omicidio. Si è presentata intanto ai carabinieri una donna che potrebbe essere stata l’ultima a parlare con Varani sul treno da Viterbo a Roma la mattina del 4 marzo, poche ore prima dell’omicidio. Ha raccontato che incontrava spesso il ragazzo su quella tratta. Con loro ci sarebbe stato anche un uomo. Varani viene contattato da Prato alle 7.12 e raggiunge il Collatino mezzora dopo. In quel lasso di tempo ha parlato con due persone che potrebbero fornire agli inquirenti altri tasselli di verità. Gli inquirenti hanno riascoltato il padre di Foffo, oltre ad altri testimoni. Obiettivo di chi indaga é ricostruire le fasi che hanno portato il giovane a confessare al padre quel che aveva fatto.

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