Regeni, asse Cairo-Roma: presto l'incontro tra le due polizie | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Regeni, asse Cairo-Roma: presto l’incontro tra le due polizie

La svolta nell’indagine sulla morte di Giulio Regeni, avvenuta al Cairo in circostanze misteriose nei primi giorni di febbraio, potrebbe arrivare entro le prossime due settimane. Una accelerazione legata all’incontro avvenuto ieri nella capitale egiziana tra il procuratore generale, Nabil Ahmed Sadek e il capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone. È fissato, infatti, prima di Pasqua il vertice, che si svolgerà a Roma, tra la polizia italiana e quella nordafricana che da settimane sono al lavoro sull’omicidio del giovane ricercatore di origine friulana. In quell’occasione gli inquirenti egiziani potrebbero consegnare agli omologhi italiani i documenti relativi all’inchiesta e in particolare i verbali di alcune testimonianze, i video delle telecamere a circuito chiuso di metropolitane e negozi del quartiere dove viveva Regeni e i dati relativi alla celle telefoniche. Obiettivo è quello di creare una sorta di asse investigativo Cairo-Roma che possa fare luce, al netto dei depistaggi di queste settimane, sulla vicenda. Dopo l’incontro di ieri, a cui ha preso parte anche il pm Sergio Colaiocco titolare del procedimento in cui si ipotizza il reato di omicidio, le massime autorità giudiziarie dell’Egitto hanno garantito che non verrà tralasciata alcuna pista investigativa, anche nel caso in cui l’inchiesta dovesse arrivare ad ambienti legati alle forze dell’ordine. Al momento, comunque, il team investigativo di Ros e Sco, inviato dalla Procura di Roma al Cairo oltre un mese fa, continuerà a restare nella capitale egiziana almeno fino a quando non sarà fissata la data dell’incontro a Roma. Intanto anche dall’autopsia svolta nelle scorse settimane in Egitto emerge la presenza sul cadavere di Giulio di «fratture, abrasioni, ustioni e lividi in piu’ parti del corpo». Secondo l’esame autoptico svolto al Cairo le ferite sono state «provocate da corpi solidi e in alcuni casi strumenti ruvidi». Anche di questo si è parlato nel vertice di ieri e ampio spazio è stato riservato ai risultati dei due esami autoptici effettuati. Gli inquirenti italiani hanno illustrato le conclusioni cui e’ giunto il medico legale Vittorio Fineschi, nominato dalla procura. Secondo il consulente, sul corpo del ricercatore italiano sono state evidenziate ulteriori fratture grazie alla Tac e agli esami radiologici effettuati presso l’istituto di medicina legale della Sapienza a Roma.

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