Meloni in campo e il centrodestra implode: Berlusconi insiste su Bertolaso candidato | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Meloni in campo e il centrodestra implode: Berlusconi insiste su Bertolaso candidato

Ecco chi è la donna che vuole diventare primo cittadino. Ma l'annuncio della leader di FdI, di correre come sindaco, è lo specchio della rottura tra il leghista Salvini e l'ex premier. L'ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, pensa al Campidoglio.

– Alle ore 12, nella piazza del Pantheon, dopo giorni di tira e molla e dubbi il dado finalmente e’ tratto: Giorgia Meloni annuncia la sua discesa in campo accendendo, di fatto, la miccia per l’implosione del centrodestra in tutta la penisola. La candidatura della leader di Fdi, infatti, e’ lo specchio di una nuova e clamorosa rottura tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi che, sull’onda della frattura capitolina, ora rischiano seriamente di correre separatamente a Torino, Bologna e anche a Napoli. Perche’ se il passo della Meloni arriva in piena sintonia con la Lega, l’ex premier, su Guido Bertolaso, non cede. Tanto che l’ex numero della Protezione civile rilancia: “vado avanti come una ruspa”. I fatti, pero’, dicono che a Roma, a meno che nei prossimi giorni non si concretizzi un ticket Meloni-Bertolaso dato oggi per quasi impossibile, Lega e Fdi correranno assieme lasciando, dopo le gazebarie dello scorso weekend, Bertolaso a FI. “A Roma non ci sono condizioni per l’unita’”,sottolineava in mattinata  Salvini preceduto dall’ex Cavaliere, il quale si diceva sicuro che, a dispetto di Meloni, Bertolaso vincera’. Il leader azzurro quindi e’ passato all’attacco: “i leghisti di Roma sono tutti ex fascisti quindi hanno vecchie liti tra loro che sfociano tutti i giorni”. Poi e’ toccato a Meloni fare il cruciale passo avanti, sottolineare (dopo le polemiche sulla sua maternita’) come “nessun uomo possa dire ad una donna cosa fare e lanciare un ultimo, forse tardivo, appello a Berlusconi: “non lasciamo che vinca il M5S”. Parole che sottintendono quello che dalla Lega argomentano ormai da tre settimane: con Bertolaso non si fa altro che fare un piacere a Matteo Renzi. Poi Salvini e’ volato a Torino ‘estendendo’ il perimetro della rottura e dicendo addio a Osvaldo Napoli con la candidatura del notaio Alberto Morano. “Berlusconi fatica a capire l’importanza di candidare persone pulite”, e’ la stoccata di Salvini che, a questo punto, a Bologna difficilmente cedera’ sulla ‘sua’ Lucia Borgonzoni. Del resto, sebbene il diretto interessato neghi, quella di Salvini ha tutta l’aria di essere una scalata al centrodestra, con tanto di appuntamenti all’estero (in Israele e poi negli Usa, dove forse incontrera’ Donald Trump) e ‘annessioni’ parlamentari, che oggi prende le fattezze dell’ex Fi Guglielmo Picchi e che, nei prossimi giorni, potrebbe vedere “nuovi arrivi”, prevede sornione il leader leghista. Quella dei tre leader del centrodestra a Bologna sembra insomma una foto ormai sbiadita e, a testimonianza della tensione tra Berlusconi e Salvini, c’e’ l’annullamento dell’intervento del secondo a Mattino 5, previsto per domani. Mentre Salvini, anche oggi, torna a sottolineare come qualcuno, vicino al Cavaliere, forse preferisca quel clima da Nazareno estraneo a Lega e Fdi. Un clima che in FI invece rigettano con nettezza tanto che da Arcore filtra in serata la piena convinzione di Berlusconi sulla scelta di Bertolaso. Una scelta, sottolineano gli azzurri, confortata anche dai primi sondaggi che danno l’ex numero 1 della Protezione civile e Meloni piu’ o meno a pari merito. Tutto cio’ conferma che c’e’ un dna popolare e liberale e un dna populista e da politica vecchio stile, osservano i vertici azzurri descrivendo l’umore di un Berlusconi che, oggi piu’ di ieri, si dice convinto a scendere personalmente in campo per il suo ‘candidato del fare’. E Meloni? In Fdi si comincia gia’ a lavorare su piu’ liste d’appoggio, su una campagna economicamente e mediaticamente non facile ma che “tocchera’ l’orgoglio di essere romani”. Una campagna che, solo nell’area del centrodestra vedra’ in campo anche Francesco Storace (che lancia l’idea di primarie per il 3 aprile) e Alfio Marchini, a testimonianza di una balcanizzazione che al Pd non puo’ far che piacere e che allontana, molto probabilmente, il traguardo di un ballottaggio. “Il rischio e’ che non solo non prendiamo consiglieri comunal ma che non rientriamo neanche in Parlamento, la legge elettorale in caso di una divisione tra FI e Lega ci penalizzerebbe”. Silvio Berlusconi ostenta ottimismo, e’ convinto che i nuovi sondaggi in arrivo sulla sua scrivania dimostreranno che l’unico candidato in campo a Roma e’ Bertolaso. Ma in Forza Italia c’e’ preoccupazione per la rottura che si e’ consumata tra il partito e la Lega, si guarda gia’ alle Politiche, senza un listone unico il pericolo – sottolineano diversi big azzurri – e’ quello di non essere rieletti. Una frattura che ora e’ evidente non piu’ solo a Roma, ma anche a Torino, Bologna, Napoli e in altre citta’ dove si andra’ al voto in primavera. Alcuni ‘big’ azzurri stanno lavorando per circoscrivere l’incendio, per far sedere attorno ad un tavolo Salvini, Meloni e Berlusconi, ma quest’ultimo al momento non e’ intenzionato ad una ricucitura dopo l’affronto nella corsa al Campidoglio. “Io corro per vincere, nessuno mi puo’ ordinare cosa fare”, ha annunciato questa mattina la presidente Fdi. Attaccando il Cavaliere che da giorni le consigliava di desistere, anche per il suo stato di gravidanza. Salvini in serata ha chiarito che non e’ in gioco la leadership, si e’ solo deciso di puntare su candidati con possibilita’ di successo. Ma l’ex presidente del Consiglio continua a ritenere che l’attacco arrivato nella Capitale punti direttamente alla guida del centrodestra. Un timore che chiaramente allarma ancora di piu’ i dirigenti azzurri, molti dei quali disorientati e non certi che la candidatura di Bertolaso possa resistere nei prossimi giorni. Del resto Salvini e Meloni, spiegano fonti parlamentari, hanno contattato anche altri esponenti del centrodestra, come Fitto, per ricostruire una nuova alleanza.

– “Nei prossimi giorni sciolgo la riserva sulla mia candidatura a sindaco di Roma, ci stiamo pensando”: cosi’ Flavio Tosi leader di “Fare!” e sindaco di Verona, a Effetto notte su Radio 24. “Verona e’ l’esempio della buona amministrazione e questa efficienza si puo’ esportare, l’importante e’ avere un sindaco che sappia amministrare”, ha sottolineato Tosi che ha parlato di “guerra fratricida in corso tra Berlusconi, Salvini e Meloni che – ha aggiunto – giocano sulla testa dei romani”.Tosi ha osservato che nella Capitale si assiste a “guerre fratricide” e “sulla leadership del centro destra”, dal momento che “Salvini e Meloni hanno deciso di far fuori Belusconi” invece di parlare di programmi per gestire i problemi della citta’. Tosi ha quindi precisato di non avere interesse per “ripicche e rivincite” nei confronti del leader della Lega Nord Matteo Salvini e ha fatto notare che un sindaco “deve essere in grado di far funzionare la citta’”, al di la’ della provenienza: “Puo’ esserci un candidato non romano che sa amministratare”. Nel caso diventasse il Primo cittadino, Tosi ha indicato come priorita’ della sua azione quella di “mettere mano ai costi del personale” bloccando il turn over e “mettendo ordine”: “Se la citta’ e’allo sfascio ci sono responsabilita’ da individuare”, ha detto, “Se le cose non funzionano qualcuno e’ responsabile” e bisogna “far passare il principio che chi sbaglia paga”.

Quarant’anni tra un anno, cresciuta tra i lotti della Garbatella, quartiere popolare di Roma, Giorgia Meloni, di fede rigorosamente giallorossa e col cuore da sempre a destra, e’ stato il ministro piu’ giovane della Repubblica italiana. Dopo aver recentemente annunciato di essere incinta, oggi ha sciolto la riserva: correra’ per la poltrona di sindaco della Capitale dribblando i consigli paternalistici di chi, Berlusconi e Bertolaso in testa, la volevano mamma a tempo pieno. “Nessun uomo puo’ dire ad una donna cosa deve fare – ha scandito da piazza del Pantheon con piglio deciso e rossetto rosso fiamma – e dopotutto Roma ha come simbolo una lupa che allatta due gemelli”. E cosi’ da perfetta “Mamma Roma” si appresta alla doppia sfida della sua vita: scalare il Campidoglio e godersi le gioie della maternita’. Giorgia ha cominciato presto a occuparsi di politica: nel 1992 aveva 15 anni quando fondo’ il coordinamento studentesco ‘Gli Antenati’, che contestava la riforma Iervolino. Diplomata al liceo linguistico, ha vissuto in una famiglia di donne: il padre abbandono’ la famiglia emigrando nelle Canarie quando Giorgia era piccola. Per mantenersi agli studi ha lavorato facendo la baby sitter, anche per la figlia di Fiorello, episodio ironicamente citato di recente dal Cav, la cameriera e la barista al Piper. Dal carattere di ferro, tanto da meritare di essere chiamata “la piccola Evita” dopo essere passata anche per un affettuoso “Calimero”, considerata la militanza nera, nel 1996 diventa responsabile nazionale di Azione Studentesca, il movimento studentesco di Alleanza Nazionale. Si fa le ossa per strada Giorgia. Comizi, assemblee, riunioni. Ha carattere, sa imporsi. Inizia presto e fa tutta la trafila. Diventa consigliera provinciale nel 1998 per An. E nello stesso anno ha l’intuizione di Atreju, la manifestazione “di parte ma non di partito” che prende il nome dall’eroe del libro di Michael Ende La Storia Infinita che combatteva contro il Nulla. Atreju a suo modo diventa un cult, coniuga lo spirito identitario dei Campi Hobbit anni ’70 -dove si formo’ gran pare del gruppo dirigente della nuova destra romana- ma ha un parterre trasversale. Alla fine degli anni ’90 conduce una battaglia assieme a Fabio Rampelli, ora con lei in Fratelli d’Italia, per portare l’atroce realta’ delle foibe nei libri di storia. “Si voleva far passare la strage degli italiani a Basovizza per suicidi… Da li’ comincio’ la nostra offensiva, portammo il tema in tutte le scuole per sensibilizzare gli studenti e l’opinione pubblica”, disse. Non si ferma Giorgia. E’ determinata, fresca, decisa. Incarna il volto giovane della destra, quello che sdogana senza patemi il passato anche per evidenti questioni anagrafiche (“ho un rapporto sereno con il fascismo”, dichiara) e nel 2004 viene eletta presidente di Azione Giovani. Nel 2006, a soli 29 anni, viene eletta alla Camera nella lista di An e dallo stesso anno al 2008 ricopre la carica di Vicepresidente della Camera. Nel maggio del 2008, arriva al Dicastero della Gioventu’ nel governo Berlusconi, a 31 anni e’ il ministro piu’ giovane della storia della Repubblica. Dal 2009 al 2012 e’ presidente della Giovane Italia, movimento giovanile del Pdl. Partito che abbandona in segno di protesta al sostegno al governo Monti. Fonda cosi’ Fratelli d’Italia con Guido Crosetto e Ignazio La Russa. Poi la sintonia con la nuova Lega, meno anti sud e piu’ “prima gli italiani”, di Matteo Salvini. E sara’ Salvini proprio a spingerla a smarcarsi da Berlusconi e tentare la strada del colle del Campidoglio. Se ce la fara’ Giorgia Meloni potra’ allungare la sua lista di primati: la prima sindaco donna di Roma. La prima a varcare Palazzo Senatorio col pancione.

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