Vatileaks, rischi per la salute di Chaouqui: il processo slitta al 6 aprile | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Vatileaks, rischi per la salute di Chaouqui: il processo slitta al 6 aprile

Non c’e’ pace per il processo Vatileaks 2 sulla fuga dei documenti vaticani che vede ancora allungare i suoi tempi. L’udienza prevista per domani pomeriggio con i nuovi interrogatori degli imputati non ci sara’: il tribunale oggi, rivoluzionando il calendario delle udienze gia’ fissate fino a dopo Pasqua, ha rinviato il processo al 6 aprile in conseguenza dello stato di salute dell’imputata Francesca Immacolata Chaouqui incinta al sesto mese con una gravidanza certificata dai medici come “a rischio”. La decisione del presidente Giuseppe Dalla Torre, ha spiegato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, “e’ stata presa su richiesta dell’avvocato di Francesca Immacolata Chaouqui, Laura Sgro’, che ha presentato una documentazione medica, in seguito ad una visita ospedaliera, dalla quale risulta che e’ stato prescritto alla donna un periodo di riposo a letto di 20 giorni”. Nell’ultima udienza la Chaouqui, che al termine di sei ore di ritmi serrati in aula ha anche accusato un lieve malore, aveva presentato un’eccezione per la temporanea sospensione del processo per un ricovero in clinica fino al 22 marzo. Il nuovo stop del processo segue quello di quasi tre mesi, deciso, sempre su impulso della difesa Chaouqui, per eseguire le perizie informatiche sulle comunicazioni whatsapp, sms ed email in particolare tra lei e l’altro principale imputato mons. Lucio Vallejo Balda. Prelato tornato nei giorni scorsi in regime di detenzione in cella per aver violato l’obbligo di non comunicare con l’esterno mentre era ai domiciliari. “Il 6 aprile faro’ ogni cosa per essere in aula, per difendermi, per potermi fare interrogare e chiarire presto questa vicenda e la mia posizione”, assicura su Facebook Chaouqui che in un altro post da’ la sua versione della notte trascorsa in un albergo a Firenze con Vallejo Balda, parlandone come di un momento in cui il prelato spagnolo le ha fatto delle confidenze sul suo passato e si chiede come quella confessione nel memoriale di Vallejo si sia trasformata “in una notte di sesso con me”. Intanto, e’ proprio sul conto di mons. Vallejo, sottoposto in aula nei giorni scorsi a un interrogatorio-fiume in cui ha descritto il clima di pressioni e minacce di cui era oggetto in particolare da parte della stessa Chaouqui e che a suo dire lo hanno indotto a passare le carte riservate ai giornalisti, che spuntano particolari inediti grazie al materiale informatico esaminato nell’ambito di attivita’ investigative tuttora in corso. Sono infatti venute alla luce, tra le altre cose, apprende l’ANSA, due mail in cui si parla di una missione di mons. Vallejo Balda a Dubai arrivato negli Emirati arabi in compagnia di Giuseppe De Donno, l’ex colonnello dei carabinieri  del Ros, gia’ al centro del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Pur se apparentemente non legato alle questioni trattate nel processo, cioe’ la consegna delle carte segrete ai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, l’episodio solleva interrogativi su quali fossero i contatti e i legami esterni al Vaticano del monsignore spagnolo, segretario della commissione Cosea e della prefettura degli Affari economici. Chi doveva incontrare a Dubai? C’erano emissari con cui doveva tenere contatti? Su questo e su altri aspetti sono in corso accertamenti da parte degli inquirenti vaticani in vari filoni di indagine che comprendono anche attivita’ di intelligence e che potrebbero aprire il campo a ulteriori sviluppi. Al di la’ di questi interrogativi, emerge in questi giorni anche quale fosse la visione del prelato esperto di economia nei confronti delle amministrazioni della Curia romana. “Qui in Vaticano e’ un mondo di delinquenti”, scriveva via whatsapp mons. Balda a Nuzzi, autore di “Via Crucis”, come rivelato ieri quest’ultimo a margine di una conferenza stampa.

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