Scure dell'antimafia su Bertolaso e gli azzurri si dividono. Berlusconi non sceglie: "C'è tempo" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Scure dell’antimafia su Bertolaso e gli azzurri si dividono. Berlusconi non sceglie: “C’è tempo”

L'ex capo della protezione civile infatti ha due processi in corso: uno sul G8 alla Maddalena e l'altro legato al terremoto all'Aquila. La paura è che diventino un cavallo di battaglia degli alleati in campagna elettorale, un rischio che l'ex premier non puo' non prendere in considerazione

– Impegnato ad occuparsi della ‘grana’ Milan, Silvio Berlusconi sceglie di tenersi lontano dalla Capitale anche per questa settimana. Il silenzio sulle beghe romane la dicono lunga sull’umore del Cavaliere, stanco di dover tenere a bada il partito ma soprattutto i malumori mai sopiti per la scelta di continuare a sostenere Guido Bertolaso nella corsa per il Campidoglio. Il ‘dossier’ Roma pero’ rischia di essere non piu’ rinviabile perche’, se la strategia tenuta fino ad ora e’ quella di ‘congelare’ la questione in attesa dei nuovi sondaggi (per la chiusura delle liste c’e’ tempo fino al 5 maggio), la decisione della commissione Antimafia di mettere sotto osservazione le liste dei comuni commissariati e quindi anche la Capitale, portano la candidatura di Bertolaso di nuovo nel mirino della fronda azzurra che da tempo chiede al Cavaliere di cambiare candidato. L’ex capo della protezione civile infatti ha due processi in corso: uno sul G8 alla Maddalena e l’altro legato al terremoto all’Aquila: “Ho gia’ detto che rinuncio alla prescrizione perche’ voglio una sentenza”, e’ sempre stato il leit motiv del diretto interessato che ha sempre avuto dalla sua parte Berlusconi pronto a schierarsi in prima linea a sua difesa: “sono processi politici. Si tratta di una stupidaggine”, ha ripetuto l’ex capo del governo ad ogni occasione. E non sara’ nemmeno la relazione dell’Antimafia, ribadiscono da Arcore, il motivo per cui il Cavaliere cambiera’ idea: Bertolaso resta, ha ribadito ai suoi fedelissimi. Che il Cavaliere rinunci all’ex capo della protezione civile per i processi non e’ in discussione, ma il rischio che i processi di Bertolaso diventino un cavallo di battaglia degli alleati in campagna elettorale e’ un rischio che l’ex premier non puo’ non prendere in considerazione soprattutto in termini di sondaggi considerando anche il passato delle giunte capitoline. Di certo, le parole di Rosy Bindi hanno avuto come effetto quello di tornare ad aizzare chi dentro Fi spera che alla fine si possa arrivare ad una candidatura unitaria del centrodestra. Tra i competitor quella che resta in pole e’ sempre Giorgia Meloni che dalle colonne del Messaggero manda un segnale chiaro a Berlusconi: “Gli elettori di Forza Italia sono pronti a votare per me”, dice la leader di Fratelli d’Italia convinta che per gli azzurri non sia “giustificabile un sostegno a Marchini”. L’imprenditore romano pero’ resta quello a cui l’ex premier continua a guardare come possibile ‘exit strategy’, nonostante i sondaggi poco lusinghieri. Per la prossima settimana e’ convocata una riunione del tavolo per le amministrative in cui gli ambasciatori Fi, Lega e Fdi dovrebbero chiudere definitivamente gli accordi sul resto delle citta’ chiamate alla urne, lasciando fuori solo il nodo Roma che puo’ essere sciolto solo da Berlusconi con Salvini e Meloni.- Con il passare dei giorni la corsa al Campidoglio per il centrodestra sta assumendo sempre più i contorni di una ‘telenovela’. Nessuno dei quattro candidati in campo è disposto a mollare. Guido Bertolaso e Alfio Marchini vanno avanti per la loro strada e continuano a mandarsi segnali di fumo, lasciando aperto lo scenario del ticket. Giorgia Meloni, forte dell’appoggio di Matteo Salvini, tiene il punto. Sulla stella linea Francesco Storace. Lega e Fdi sperano in un ripensamento di Silvio Berlusconi, ma il leader azzurro prende ancora tempo in attesa di sondaggi più attendibili, sapendo che fino al 5 maggio, termine ultimo per presentare le liste, tanta acqua dovrà passare sotto i ponti. ”E’ prematuro fare calcoli, previsioni e scenari fino ad allora”, dicono a palazzo Grazioli, ricordando che la strategia è quella solita del ‘wait and see’. Il Cav considera Roma un caso a sè e preferisce, per ora, tenersi fuori dalla mischia, sapendo benissimo che puntando tutto su Bertolaso o convergendo su Marchini si ufficializzerebbe la frattura della coalizione con inevitabili conseguenze a livello nazionale.

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