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Tronca-Cantone, dopo Expo modello anticorruzione è Roma
Il commissario straordinario e il presidente Anac hanno fatto il punto sul lavoro svolto in quasi 8 mesi: escluso che a Roma non si possano superare i problemi, serve pazienza ma ci sono segnali incoraggianti. Se qualcuno pensa che basti una bacchetta magica resterà deluso.
Dopo il ‘modello Expo’, spesso richiamato come esempio virtuoso per i meccanismi anticorruzione messi in campo, anche Roma può diventare un modello di buone pratiche al quale le amministrazioni locali possono attingere. Ne sono convinti il commissario straordinario del Campidoglio, Francesco Paolo Tronca, e il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, che oggi hanno tenuto una conferenza stampa congiunta nella sede della Stampa Estera a Roma. Un’occasione per fare il punto sulla collaborazione attivata in un’amministrazione squassata dalle vicende di Mafia Capitale e dalle numerose irregolarità riscontrate, anche dall’Anac stessa, su appalti e contratti. “L’Anticorruzione è stata un faro delle attività poste in essere e un punto di riferimento”, ha esordito Tronca, elencando i frutti di questo lavoro congiunto: “domani andremo a deliberare il Piano anticorruzione e la Centrale unica di commmittenza incentrata su due aree operative, lavori pubblici e razionalizzazione spesa. Sono due strumenti formidabili che ci portano su percorsi dove bisogna continuare a muoversi sinergicamente e in modo omogeneo”. Il prefetto ha ricordato la “collaborazione con Anac affinata in Expo”, e “con lo stesso spirito abbiamo agito qui a Roma fin dal primo momento: su Expo nessuno avrebbe scommesso che potesse rivelarsi una vetrina e un’opportunità per il paese; così era per il Giubileo, ma al primo novembre delle 31 opere progettate nemmeno una era cantierizzata mentre oggi sono tutte finite tranne due di cui abbiamo voluto migliorare i progetti. Con determinazione e coraggio siamo riusciti a incidere su processi amministrativi che andavano migliorati, corretti o velocizzati”, ha continuato Tronca, parlando di “interventi mirati nell’ottica di una legalità che deve essere intesa non come parola di routine ma come concetto che permea tutta l’amministrazione”. Dal canto suo, Cantone ha affermato che nell’applicazione degli strumenti anticorruzione “crediamo che ora Roma possa essere un esempio per altre amministrazioni”. Ma “il nostro obiettivo è stato quello di individuare un modus operandi che rappresenta un lascito anche per la futura amministrazione, e per chiunque sia chiamato a governarla”, ha continuato il presidente Anac, esprimendo il concetto “non di un anticorruzione che impedisce ma che agevola”, di una “legalità che non è un ostacolo ma uno strumento per velocizzare i lavori”. La collaborazione tra Campidoglio e Authority ha portato all’istituzione della Centrale unica di commmittenza, alla riorganizzazione di uffici e funzioni, all’adozione di un nuovo Regolamento dei sistemi di controllo, alla previsione del ‘controllo analogo’ per le società partecipate dal Comune, all rotazione di dirigenti, funzionari e dipendenti impiegati nei settori più delicati, infine all’istituzione di un Tavolo collaborativo su contratti, piano anticorruzione e trasparenza. “Insomma, Roma aveva una serie di criticità che riguardavano tutti gli ambiti di competenza dell’autorità”, ha evidenziato Cantone, rilevando che grazie a tali strumenti “nel 2015 le procedure negoziate sono diminuite del 20% e sono aumentate del 25% quelle aperte, con un incremento del 177% delle somme messe a gara, e lo stesso trend è riscontrabile nel 2016”. Concludendo, “non è vero che a Roma le cose non si possano fare, come è opinione diffusa in parte della cittadinanza rassegnata all’inefficienza e all’impossibilità di realizzare nuove opere”, è la chiosa di Tronca, condivisa da Cantone: “escluso che a Roma non si possano superare i problemi, serve pazienza ma ci sono segnali incoraggianti. Se qualcuno pensa che basti una bacchetta magica resterà deluso”.
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