Apre la boutique ‘Emporio Savoia’. Al taglio del nastro Zingaretti e Feroci
L’obiettivo del progetto è quello di offrire un’opportunità di reinserimento sociale a persone svantaggiate, ma anche di rendere consapevole la città dell’importanza del riuso e del riciclo
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha inaugurato la boutique ‘Emporio Savoia’ uno spazio che si inserisce nel progetto ‘Abito Qui’ realizzato dalla Caritas di Roma e dall’Ipab Asilo Savoia per il reinserimento sociale e lavorativo delle persone svantaggiate attraverso una boutique solidale che propone al pubblico capi di abbigliamento ricevuti in donazione e rimessi a modello dagli ospiti delle strutture Caritas. Inoltre ci saranno prodotti e accessori da loro realizzati, a fronte di un prezzo simbolico. “Succede qui qualcosa che sembrava impossibile e invece è possibile – ha detto il governatore del Lazio – Uno spazio che era chiuso da due anni e mezzo oggi viene riaperto per un progetto di solidarietà che mette insieme un’opportunità con la disponibilità della Caritas, un progetto che crea fiducia nel futuro perchè dimostra che se c’è la volontà le cose cambiano e cambiano in meglio”. Donne e uomini, senza fissa dimora, rifugiati e protetti internazionali, avranno l’opportunità di misurare le proprie abilità e competenze professionali, acquisite nel corso dell’attività svolta all’interno di un laboratorio di sartoria, in un progetto condiviso, di cui sono parte attiva e integrante. L’obiettivo del progetto è quello di offrire un’opportunità di reinserimento sociale a persone svantaggiate, ma anche di rendere consapevole la città dell’importanza del riuso e del riciclo, diffondendo l’idea che ciò che è di seconda mano può trasformarsi in una fonte di lavoro per chi dal mercato del lavoro è stato escluso. “La solidarietà significa rendersi conto della persona che si ha davanti – ha detto monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma – e metterla in condizione di camminare con le proprie gambe, a ritrovare la dignità del proprio vivere e l’apertura di questa boutique della solidarietà significa proprio questo: noi vogliamo aiutare le persone a dire a loro stesse ‘io mangio con il lavoro delle mie mani’. L’assistenzialismo da solo può rovinare le persone, perchè poi si finisce ad attendere sempre qualcosa” Il ricavato della Boutique solidale servirà a potenziare il laboratorio, incrementare il numero dei partecipanti e aumentare i corsi di formazione. Il gruppo di lavoro, infine, riceverà un rimborso spese per l’opera svolta e i più meritevoli saranno proposti per stage e tirocini professionali presso aziende del settore.
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