Le radici della corruzione - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Le radici della corruzione


Nella relazione conclusiva il Commissario descrive e analizza il “mostro” che si annida tuttora nelle pieghe dell’amministrazione capitolina, evidenzia i limiti del sistema e le “anomalie” che ha cercato di riparare. Ma il neo-sindaco non si fa trovare impreparata: c’è un piano, spiegano i grillini, una cabina di regia interna con dirigenti, magistrati della Corte dei Conti ed esperti dell’Anac. Una sorta di “autotutela” per garantire il miglior funzionamento possibile della macchina

tronca campidoglioIl messaggio è stato chiaro, non equivocabile, inquietante. Nel passaggio del testimone tra il supercommissario Tronca e il neo sindaco Raggi c’è un convitato di pietra. Scivoloso, viscido, capace di resistere a ogni tipo di intervento. La corruzione. Che si nasconde ovunque, nelle pieghe dell’amministrazione, negli infiniti gangli di una rete burocratica che gestisce venticinquemila comunales e attraverso le partecipate, altre decine di migliaia di dipendenti. Un problema serio, perché dietro questo esercito di individui ci sono mediamente delle famiglie e quindi ogni mossa, ogni scelta, ogni passo della Giunta può toccare una fetta consistente di popolazione romana, di utenti, di elettori. Tronca nella sua relazione di fine percorso afferma che proprio all’interno del Campidoglio si nasconde e prospera la corruzione. Nella nebbia e nella vischiosità dei gangli amministrativi, nelle difficoltà di individuare i percorsi e i responsabili delle procedure, prospera il malaffare dei grandi e dei piccoli numeri. Da questa opacità nasce ed esplode Mafia Capitale.

Otto mesi vissuti alla guida del Campidoglio come commissario, tra la caduta di Ignazio Marino e l’insediamento di Virginia Raggi, lavorando sia in collaborazione con l’Anac, l’autorità Anti-corruzione guidata da Raffaele Cantone, sia in parallelo con l’attività degli ispettori che furono inviati dalla Prefettura di Roma. L’analisi? «Il contesto interno di Roma Capitale evidenza un’articolazione organizzativa dalle dimensioni macroscopiche tali da comportare una così forte complessità nell’individuazione dei processi, con i relativi quadri di responsabilità». L’azione amministrativa del Campidoglio risulta quindi ingolfata, «frammentaria e intempestiva». Il prefetto mette nel mirino il sistema degli appalti trovato in Campidoglio e nel report denuncia «il frequente ricorso alle procedure negoziate», così come «l’elevata frammentazione delle procedure e delle stazioni appaltanti», sempre per evitare gare aperte e trasparenti. La rotazione dei dirigenti? Scrive Tronca: «La rotazione del personale ha prodotto una conflittualità interna tale da promuovere impugnative di tutti i piani anti corruzione sia in sede civile, presso il giudice del lavoro, che amministrativa, presso il Tar del Lazio». Tronca ha riformato questo strumento, per salvarlo da eventuali ricorsi, e ha varato un piano anticorruzione, mentre sul fronte della spesa, per arginare sprechi e bustarelle, ha riorganizzato il processo di acquisizione di beni e servizi, con una nuova Centrale unica di committenza, divisa in due: da una parte i servizi, dall’altra i lavori pubblici. Il commissario ha cercato di mettere ordine in un settore dove le «anomalie» nei ribassi d’asta sono la regola (dal 42 fino al 56 per cento) e dove a sorvegliare sulla corretta esecuzione degli interventi, per paradosso, erano proprio le ditte incaricate dei lavori. Un controsenso che Tronca ha provato a rompere, separando in due appalti diversi controllati e controllori. La relazione va molto oltre. Fermiamoci qui.

E’ una patata bollente che Tronca scarica direttamente nelle mani di Virginia Raggi. Un panorama inquietante che non può essere preso alla leggera, per vie ordinarie. Il Commissario ha voluto lasciare il segno, ha voluto rimarcare le difficoltà che ha dovuto affrontare, c’è sotto un beffardo “e adesso sono affari tuoi”? Il commissario uscente lancia il sasso, il neo sindaco Virginia Raggi non si fa cogliere impreparata. Almeno così dicono i suoi. In Campidoglio regna sovrana la corruzione? Tre anni di presenza in Aula Giulio Cesare qualche sospetto glielo devono aver pur fatto venire. La macchina amministrativa capitolina ha imparato a conoscerla. E ha studiato da tempo una serie di contromisure. C’è un piano, insomma: una cabina di regia interna con dirigenti, magistrati della Corte dei Conti ed esperti dell’Anac. Una sorta di “autotutela” per garantire il miglior funzionamento possibile della macchina. Il Campidoglio è infestato da «pericolose relazioni tra le organizzazioni criminali e l’area istituzionale, con possibili devianze dell’apparato burocratico-amministrativo locale», dice Tronca. La risposta del sindaco grillino è in una sorta di questa cabina di regia che lavorerà insieme all’Avvocatura. Basterà?

Giulio Terzi

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