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Maxi operazione anti usura a Roma: anche ex banda della Magliana e direttori di banca


Ci sono esponenti della banda della Magliana, due direttori di banca ed i gestori di alcuni bar fra le persone coinvolte nell’operazione della Dia di Roma contro un’organizzazione criminale che praticava usura e riciclaggio.

DiaE al termine della mattinata sono 16 i provvedimenti di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari emessi dal Gip del Tribunale, su richiesta della Dda di Roma. infatti, dalle prime ore di oggi gli investigatori del Centro Operativo di Roma della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) hanno eseguendo nella Capitale numerosi provvedimenti di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti dei presunti componenti di una organizzazione criminale dedita stabilmente nel territorio capitolino alla commissione di delitti di usura e riciclaggio. Le misure cautelari sono state disposte dal gip di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica. Alla maggior parte degli indagati, sulla base delle indagini svolte dalla Dia, la magistratura contesta il reato di associazione per delinquere finalizzata all’usura e al riciclaggio. Tra gli arrestati vi è anche un pregiudicato legato alla cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri di Cutro (Crotone).

Nel corso delle indagini per l’operazione Old Cunning sono state individuate molte vittime, tra cui politici ed amministratori locali oltre a commercianti e privati cittadini in sofferenza economica, che venivano vessati e intimiditi per ottenere il pagamento delle rate concordate per la restituzione del debito. Il tasso usurario applicato variava tra il 70% e il 150% annuo.

Le indagini, condotte anche con intercettazioni telefoniche e ambientali, sono partite da un pensionato che aveva disponibilità economiche e conduceva operazioni immobiliari importanti. Gli investigatori sono risaliti fino a individuare personaggi definiti “di notevole spessore criminale”. I direttori di banca, secondo le indagini, agevolavano l’emissione di mutui senza alcuna garanzia nei confronti delle vittime, per consentire all’organizzazione di recuperare i profitti illeciti, omettendo di segnalare le operazioni sospette poste in essere da alcuni degli indagati. Ai gestori di alcuni bar il compito di riciclare i proventi dell’attività attraverso la riscossione di titoli di credito degli usurati che venivano immediatamente sostituiti con denaro liquido.

Attraverso il pensionato Antonio D’Angeli, che realizzava consistenti operazioni immobiliari, gli investigatori sono arrivati a quello che considerano il capo dell’organizzazione, Benedetto Giovanni Stranieri, ex maresciallo dei carabinieri e oggi avvocato, legale del boss di ‘ndragheta Nicolino Grande Aracri. Stranieri era già stato arrestato nel gennaio 2015 dalla Dia di Roma per concorso esterno in associazione mafiosa, su richiesta della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta ‘Aemilia’. Nel suo studio, Stranieri incontrava quasi tutti i giorni D’Angeli e un suo socio, Roberto Castroni, dando indicazioni e ordini circa le modalità dell’attività di usura e concordando gli interventi nei confronti dei debitori insolventi. Come esattori l’organizzazione si avvaleva anche di personaggi di spessore criminale che attraverso minacce e atteggiamenti intimidatori riuscivano ad ottenere la restituzione del debito da parte dei più riottosi.

“L’operazione Old Cunning ha colpito un sistema criminale che legava insieme mafie, professionisti e colletti bianchi”, ha spiegato Claudio Fava, vicepresidente della Commissione antimafia. “Esprimo il mio apprezzamento per il lavoro del centro operativo di Roma, un ulteriore tassello per comprendere la trama di relazioni innominabili che accompagnano da molti anni la presenza della mafia nella capitale. Presenza per troppo tempo colpevolmente negata o sottovalutata”.

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