Non abbiamo bisogno di goliardi in Campidoglio - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Non abbiamo bisogno di goliardi in Campidoglio


Dall’entusiasmo all’euforia ad un rapido disincanto. La città assiste attonita ad uno spettacolo che sembra non riguardarla affatto. Sconcertante, ai limiti della decenza proprio perché veniamo dalla stagione buia di mafia capitale, dagli equivoci della gestione del “Marziano” Marino.

topi a romaOggi non si ruba più, e ci mancherebbe. Ma nemmeno si governa. Non abbiamo bisogno di goliardi in Campidoglio, servono degli amministratori. La gente vuole i risultati, subito, vuole almeno dei segnali evidenti, un cambio di rotta messo in pratica e non solo annunciato. E a settembre sarà dura senza la svolta annunciata. La brutta storia del caso Muraro pesa sugli umori, sconcerta tutti per la superficialità dimostrata dai vertici grillini,per la incapacità di fare un salto di qualità nelle scelte e nelle attribuzioni degli incarichi, per la incapacità di gestire mediaticamente il problema. Non importa se e come verrà risolto. E’ possibile che quando queste note verranno date alle stampe la situazione si sia evoluta, in qualche modo. Ma la frittata è fatta e il danno di immagine resta come una macchia. Francamente i precedenti discutibili o meno della Muraro interessano poco. Basterebbe che Roma fosse pulita e che i rifiuti andassero con ordine dove devono andare. Quello che irrita maggiormente è che se gli “affari sporchi” erano il marchio delle precedenti amministrazioni qui si sta scadendo in un fenomeno diverso, ma non meno inquietante, quello di un settarismo dal sapore goliardico che poco ha a che fare con un atteggiamento professionale e adulto. Grillo e Casaleggio hanno giocato molto su questo, nella fase iniziale di crescita del Movimento. La rete, quella rete impenetrabile dall’esterno, il gusto dell’appartenza, dello sberleffo, il dibattito spinto all’eccesso dei blog, il disprezzo per chi è fuori dal cerchio, per chi non ha idee “avanzate” in senso ambientalista, sociale, per chi non è alternativo. Questo mix esplosivo ha spinto in avanti una classe dirigente raffazzonata che lentamente si sta affinando, ma che conserva un piglio goliardico che mal si accompagna con la gestione del potere, con la pratica dell’amministrazione. Dal filtro sono passati i migliori, i delfini politici di Grillo, ma anche qualche personaggio non ancora maturo. E gli effetti, in questo caso, li paga la città di Roma, costretta ad assistere alle polemiche e alle ripicche interne, alle bizze delle primedonne grilline, alle baruffe provocate ( e assorbite) dalla bizzarra sovrastruttura del “direttorio”. Tanto si era criticata la gestione Marino, sorvegliata a vista e di fatto commissariata dal partito, tanto si erano criticate le scelte di uomini e strategie, scelte avventate. Tanto era stata criticata la presenza in giunta di parlamentari paracadutati direttamente da Montecitorio e messi a fare gli assessori. Ora c’è un Vignaroli che in quanto membro della commissione ambiente (in Parlamento), consiglia e sceglie una esperta di rifiuti per fare l’assessore anti-Ama. C’è la sua compagna Taverna, parlamentare anch’essa, che interagisce con la Giunta e scalda la platea grillina sul web con trovate squisitamente goliardiche. Già ci siamo dimenticati le storie del rugbista-assessore bruciato prima di cominciare, degli scontri su vice sindaco e capo di gabinetto. Si può rivendere come folklore, si può spacciare per comprensibile inesperienza. Ma come scriveva da queste colonne qualche giorno fa l’autorevole Carlo Rebecchi non possiamo permetterci dei dilettanti allo sbaraglio. Roma è in forte sofferenza, e non solo per i rifiuti, non solo per l’Atac, non solo per i topi. C’è una gestione complessiva della quotidianità che va impostata una volta per tutte uscendo dagli equivoci del passato. Servono autorevolezza, potere, carisma. Le sfide si lanciano e si vincono, i romani faranno certamente blocco attorno a chi rimetterà in sesto la viabilità, il verde, pubblico, a chi renderà il decoro alla città, cacciando i mercanti dal tempio, gli abusivi di tutte le risme e i colori. Ridando dignità ad una capitale che sconcerta e fa scappare gli stranieri.

di Giovanni Tagliapietra

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