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Sorpresa, ora i romani tifano per la Raggi

virginiaraggiAncora sotto assedio. Tre mesi dopo la trionfale elezione al Campidoglio, per Virginia Raggi non c’è proprio pace. Nemmeno dopo la nomina, venerdì, dei due assessori mancanti, ambiente e partecipate. La Giunta, secondo le ultime informazioni, starebbe infatti per perdere un altro pezzo – la Muraro –, in bilico da settimane. Una situazione stressante per la Sindaca ma anche, e forse ancor più, per i cittadini i quali, dopo aver assistito impotenti per decenni al declino sempre più accentuato della Capitale, dalla notte del 19 giugno aspettano qualche risultato concreto della “rivoluzione dolce” uscita dalle urne. E che, a questo punto, non sanno proprio più cosa pensare. Che Raggi e il M5S siano così incapaci, così autolesionisti da rovinarsi da soli, con quella che appare come un’apparente  incapacità di governare, appare incredibile anche a chi ne ha visto di tutti i colori. E allora, un’idea, un sospetto comincia a farsi largo in molti cittadini romani: quella del “complotto”. Un complotto però, va detto subito, che non ha, al momento, mandanti da poter indicare per nome, di questo o di quell’ambiente, di questo o di quel partito. Piuttosto una “reazione ambientale” diffusa, quasi automatica e inconsapevole, di tutti coloro, a tutti i livelli di quel “sistema Roma” che con le elezioni di giugno i cittadini romani speravano di mandare a casa. E, soprattutto, un “complotto”, se così lo vogliamo chiamare, che non cancella affatto gli errori del MoVimento ora alla guida (?) del Campidoglio.

 

Per rendersi conto del clima di sospetto che sta nascendo basta girare per negozi e mercati. Per la gente, i “mandanti del complotto” sono soprattutto quelli che, tra dipendenti capitolini e assimilati, Ama, Atac e quant’altro, “con una Giunta seria adesso dovrebbero mettersi a lavorare sul serio”. Quelli che, sotto gli occhi di tutti, per anni si sono mossi, traendone profitto, in un sistema pubblico, e non solo, nel quale la corruzione spicciola – le famose “conoscenze”, “chiamami, ti faccio incontrare la persona giusta” – sono stati l’equivalente di denaro contante.  Nei mercati, la Raggi sta diventando per molti “quella poverina che chi c’era prima non lascia lavorare”, per altri “i vigili per strada non c’erano prima e non ci sono neppure ooggi” oppure “ha aspettato l’autobus tre quarti d’ora, è peggio di prima”.  A un livello più alto, tra coloro che in qualche modo frequentano le stanze del potere capitolino, il cronista raccoglie, anonimamente, giudizi analoghi. Lo scetticismo è lo stato d’animo più diffuso. Si aspetta. “Vediamo se riesce a fare la Giunta…”. “Vediamo se trova i soldi per rimettere in piedi l’Atac…”, “Vediamo se la Muraro si dimette…” e così via. C’è ovviamente chi va controcorrente, afferma che le cose non potevano andare avanti come prima e che “lo shock dei Grillini in Campidoglio farà capire che Roma si deve dare una mossa”.  Nessuno lo dirà mai apertamente, però gran parte dell’establishment capitolino ereditato dalla Raggi pensa, o spera, che quella grillina diventi una breve parentesi prima del “ritorno alla normalità”, ad una gestione in linea con “le abitudini e le certezze del passato”.

 

E’ in questa diffusa reazione al successo elettorale grillino che molti romani “vedono il complotto”. C’è la convinzione, tra la gente, che “anche persone importanti, che i problemi di Roma saprebbero risolverli” abbiano detto no alla Raggi “per non compromettersi”, pere non correre il rischio di poter essere accusati di “collaborazionismo con il nemico” se in tmpi brevi il tentativo dei Cinquestelle di governare Roma dovesse fallire. E di essere quindi poi emarginati in caso di ritorno “ alla normalità”.  E ha sorpreso e impressionato la gente comune anche il fatto che “parecchie delle persone  cui si sono rivolti i Cinquestelle, e in particolare dei magistrati “simbolo della giustizia”,  per formare la Giunta o dirigere le aziende municipali siano risultati destinatari di avvisi di garanzia perché coinvolti direttamente o indirettamente in inchieste. “Possibile che per anni non ci sia stato un magistrato indagato e ora tutti quelli cui si rivolge la Raggi lo siano?” si chiedono in molti prima di arrivare in qualche caso alla conclusione che “c’erano anche prima ma nessuno lo diceva”. E accuse vengono rivolte anche ai giornalisti, perché “riempiono le pagine di giornali di informazioni che non avrebbero mai scritto se la Raggi non avesse vinto le elezioni”. Questi alcuni degli elementi del “complotto” ai danni della grillina Raggi. Altri se ne potrebbero aggiungere, a cominciare dalla campagna – cui danno ampio spazio una parte della stampa  – secondo cui il M5S avrebbe intrapreso una sorta di “colonizzazione milanese” della Capitale attraverso la designazione come assessori di persone vicine a David Casaleggio, come l’imprenditore  veneto Massimo Colomban e Adriano Meloni.  O come l’insistenza messa da molti sul fatto che alcuni dei nuovi assessori abbiano in passato fatto partiti di partiti con i quali il M5S mnon vuole avere nulla a che fare, tipo l’ex Democrazia Cristiana (Colomban) o il Partito Democratico. Detto di questo clima decisamente non collaborativo, resta da dire che anche i Cinquestelle, Raggi in testa, di errori ne hanno fatto molti, alcuni dovuti all’inevitabile inesperienza, altri meno. Errori di comunicazione, prima di tutto. Avevano promesso “porte aperte” su quanto avrebbero fatto e non hanno mantenuto l’impegno. Gli elettori che avevano aperto trionfalmente le porte del Campidoglio a Virginia Raggi si sono sentiti esclusi da quasi tutto quello che è avvenuto poi. Ora che la Giunta è fatto occorre cambiare. E al più presto passare ai fatti. E’ su quelli che i romani vogliono giudicare i loro governanti, non su gossip e insinuazioni.

Carlo Rebecchi

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