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Fiumicino apre il nuovo moli hi-tech e punta a 58 milioni di passeggeri

Il ministro Del Rio: al Leonardo da Vinci investito un miliardo di euro in 4 anni. Aeroporti di Roma: adesso verranno ristrutturati i terminal

fiumicinoairportVia libera alla demolizione del palazzo crollato a Ponte Milvio. La Procura ha dissequestrato l’edificio al civico numero 5 di via della Farnesina, parzialmente franato lo scorso 24 settembre. Il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e il pm Carlo Lasperanza hanno anche approvato il progetto di abbattimento presentato il 31 ottobre dai proprietari dell’immobile. E questa mattina gli operai saranno già al lavoro per aprire il cantiere; erano pronti da almeno una decina di giorni. Primo step sarà quello di creare una sorta di gabbia di ferro attorno all’edificio rimasto in bilico, poi verrà buttato giù. Il problema più urgente da risolvere, al momento, è liberare in fretta l’area e consentire alle famiglie sfollate di rientrare nei propri appartamenti. Ma ci vorranno almeno due mesi per ultimare l’intervento e altro tempo occorrerà per i sondaggi geologici. Per gli inquilini, comunque, non ci sono buone notizie: la spesa per la distruzione e lo sgombero delle macerie, così come già il costo della redazione del progetto, sarà a loro carico. E il preventivo oscilla tra i 250 e i 300mila euro.

Nel frattempo i periti nominati dai magistrati, gli ingegneri Claudio De Angelis e Lucrezia Le Rose, stanno per ultimare la relazione tecnica da inviare in Procura. Per il momento, il fascicolo, aperto per crollo colposo, resta senza indagati. Il pubblico ministero attende infatti i risultati della consulenza per stabilire se il disastro sia avvenuto per cause naturali o se siano invece ravvisabili eventuali responsabilità. Il sospetto è che la base dell’edificio sia marcita a causa di infiltrazioni d’acqua e che non abbia retto il peso della struttura.

Il giorno dell’incidente sono state allontanate dalla zona a rischio circa 120 persone, che hanno dovuto trovare una sistemazione temporanea e alternativa. Sono state evacuate anche tre palazzine vicine a quella franata. Ventiquattro famiglie sono ancora fuori di casa. Il crollo risale al 24 settembre, il giorno dopo un’ispezione dei Vigili del fuoco. La parte posteriore dell’immobile cede e si sgretola. La facciata, invece, resta in piedi. Abbattere la palazzina, consentirà finalmente di potere ispezionare il sottosuolo e l’area interessata dal crollo e valutare, quindi, oltre alle cause, anche gli eventuali reali pericoli che corrono le altre tre palazzine. Intanto il 3 gennaio scade l’assistenza alloggiativa a trenta persone e, per il momento, non è arrivata alcuna proroga.

Tra gli inquilini sfollati resta l’amarezza di essersi sentiti «abbandonati». C’è chi è convinto che il sindaco per agire avrebbe potuto fare leva sul Testo unico degli enti locali che prevede provvedimenti straordinari «in caso di gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana», invece di lasciare ricadere costi e responsabilità della demolizione interamente sulle dieci famiglie proprietarie dell’immobile, allungando i tempi. «Decisione che non ha nemmeno prodotto un risparmio alla collettività – affermano Riccardo Giovannini e Francesco Barbesino, inquilini delle palazzine sfollate – La sola accoglienza alloggiativa sta costando circa 50mila euro al mese, senza contare le decine di uomini tra vigili urbani, polizia e vigili del fuoco distolti dal territorio per presidiare l’area. Non ultimo, il danno economico ai commercianti a seguito della chiusura al traffico nella zona rossa, i quali hanno subito un calo delle vendite del 40%».

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