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Patricio Guzman a Roma con ‘La memoria dell’acqua’

patricio-guzmanNatura e tragedia, due massacri per descrivere il suo Cile. Il massacro delle popolazioni indigene locali per mano dei passati governi in mano ai colonizzatori; i crimini commessi sotto la dittatura fascista del generale Pinochet con migliaia di uccisi i cui corpi venivano legati a un pezzo di rotaia e fatti affondare nell’Oceano per non lasciarne traccia.

E invece l’acqua, anche se scorre, mantiene la memoria, il ricordo delle atrocità. Abbiamo incontrato Patricio Guzman alla Casa del Cinema di Roma, e con lui si è parlato non solo del film, che verrà proiettato domani alle 11 al cinema Farnese, ma anche di quanto sta accadendo in Cile, in America Latina e in Europa. I ‘cimiteri naturali’ di cui si parla nel film esistono davvero, sono rimaste tracce dello sterminio degli indios nei ghiacciai del Sud del Cile e sono stati ritrovati ‘pezzi’ – di rotaia, abiti, bottoni – in fondo all’Oceano.

A Guzman è piaciuto molto ‘Fuocoammare’ il film di Rosi, vive a Parigi “perché la Francia è l’unico paese che finanzia i documentari’, ama l’Italia e gli italiani perché sono “sempre in movimento, si danno da fare”. Lo sterminio degli indios e della loro cultura, per Guzman altro non significa che la distruzione di un popolo, di quelli che non ‘sono in linea’, come ha fatto la giunta fascista di Pinochet.

Una ferita che resta aperta “che ancora ci riguarda e che non va dimenticata“. Guzman guarda al suo Paese con grande amore, non approva l’operato della presidente socialista Bachelet che “ha sbagliato”, e nutre grande fiducia nel movimento studentesco “che sta giustamente protestando, che è molto arrabbiato e che spinge per il cambiamente” anche “se da solo non può farcela”.

Nico Perrone (Agenzia Dire)

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