Il Vaticano insiste: Roma è stressata, il Campidoglio non interviene - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Il Vaticano insiste: Roma è stressata, il Campidoglio non interviene

Papa Francesco durante un incontro con il sindaco di Roma Virginia Raggi, Città del Vaticano, 1 luglio 2016. ANSA/L'OSSERVATORE ROMANO ++HO -NO SALES EDITORIAL USE ONLY++

Papa Francesco durante un incontro con il sindaco di Roma Virginia Raggi, Città del Vaticano, 1 luglio 2016.

Tutto a posto tra Vaticano e Campidoglio? Così sembrava, dopo gli ultimi sviluppi. Ma un’intervista rilasciata al Messaggero dal cardinale Pietro Parolin, il più stretto collaboratore di Papa Bergoglio, qualche dubbio in proposito lo fa venire. Nel quadro a tinte fosche della realtà italiana l’alto prelato inserisce anche la nota dolente della capitale. «Dire che Roma sta vivendo un momento difficile mi pare un eufemismo, anche se è possibile ricordare che in passato abbia avuto altri momenti complicati. La città è stressata da molteplici problemi accumulatisi con il tempo. Quello che servirebbe è una azione per affrontarli- dice Parolin – I problemi che si sono accumulati sono molteplici. Ai nodi di ordine sociale si innesta una evidente dimensione politica. Si deve sperare che l’attuale amministrazione superi le difficoltà interne per dedicarsi a far ripartire la Capitale. Tuttavia c’è qualcosa di più profondo che mi colpisce: lo scoraggiamento generale, la carenza di speranza, una sorta di fatalismo obliquo. Eppure. Anche Roma dispone di innumerevoli risorse, da tutti i punti di vista. Va bene lamentarsi, ma poi si dovrebbe trovare il modo di essere propositivi e collaborare. Inoltre, di fronte ai problemi reali non ci si può dividere. Ognuno deve dare un contributo a seconda delle proprie possibilità». Il giudizio è sfumato, nella linea prudente della diplomazia vaticana, ma netto. Il cardinale non evidenzia colpe del sindaco Raggi,ma non la loda abbastanza: «Incontrandola, ho riscontrato in lei una spiccata sensibilità per i problemi sociali, a cominciare dal degrado delle periferie e l’intenzione di collaborare, a vari livelli, con la Chiesa, della quale riconosce il ruolo e l’importanza; la rete delle parrocchie, gli oratori, sono spesso gli unici segnali di coesione in zone dove c’è disagio sociale -dice – Naturalmente si tratta ora di scendere al concreto, di fare programmi».

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