Asl Viterbo, è corsa al vaccino per la meningite. Ma non c’è allarme - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Asl Viterbo, è corsa al vaccino per la meningite. Ma non c’è allarme

vacciniMeningite e corsa ai vaccini. Come sta andando la situazione nel Viterbese? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Silvia Aquilani, responsabile del servizio vaccinazioni della Asl di Viterbo.

“La situazione epidemiologica è totalmente rassicurante – ha riferito Aquilani – I casi, rispetto al 2016, sono in dimuinuzione in Italia. Quindi, non si ravvisa alcun tipo di emergenza, mentre, invece, l’emergenza ce l’abbiamo avuto oggi all’ambulatorio vaccinale. Mi sono permessa di fare delle valutazioni sulla gente che stava in attesa che, purtroppo, non sono state bene accolte”.

Si spieghi meglio dottoressa. “Quando noi organizziamo una campagna vaccinale non abbiamo mai le file al corridoio, come per la campagna antinfluenzale. Invece, per un’epidemia che non c’è, abbiamo l’assalto ai centri vaccinali. E’ una sorta di fallimento della comunicazione istituzionale”.

Perchè allora alla televisione si vedono servizi con medici che invitano a vaccinare contro la meningite?

“Anche io dico di vaccinare e questi colleghi che fanno queste affermazioni correttissime vogliono riportare la cultura della vacinazione non solo per la meningit, ma per tutte le altre tipologie che abbiamo dimenticato e che possono ritornare. Mentre abbiamo tutte queste richieste vaccinali assolutamente incongrue, abbiamo sempre più genitori che rifiutano la vaccinazione in età pediatrica. Questo è un dato di fatto. Un altro dato di fatto è che questi vaccini funzionano secondo i criteri della sanità pubblica, ovvero si offrono alle categorie a rischio, che sono i primi anni di vita, in età adolescenziale e persone a rischio, al fine di raggiungere il 90 per cento dei vaccinati in modo tale da fermare il batterio. Mentre, invece, vaccinando così random, a caso e soprattutto su richiesta dell’utenza, non raggiungeremo mai quelle coperture. Rischiamo di fare un vaccino che non è efficace perchè non abbiamo nessun dato sull’efficacia indivuale di questi vaccini. Non abbiamo certezze che vaccinando ora il ragazzo di 25 anni con una sola dose lo proteggiamo e non siamo in grado di dire se deve fare un richiamo. Noi sappiamo tutto o crediamo di sapere tutto su questi vaccini in età pediatrica, meno dopo. In Toscana i casi pediatrici sono rarissimi, tenendo presente che tutti i casi della Toscana sono pochi, lievemente superiori all’atteso. In generale poi parliamo di casi singoli, scollegati, con un’ incidenza bassissima. Adesso poi abbiamo i social network che riverberano tutte queste informazioni. In sanità pubblica non può essere l’utente che decide. Il vaccino poi non è un farmaco come gli altri, cambia l’epidemiologia delle malattie. Probabilmente noi ne dobbiamo sapere di più, ma non possiamo garantire il tutto a tutti. Anche perchè in questo modo si rischia che non abbiamo tempo e modo, perchè stiamo sempre in carenza cronica di risorse, di poter vaccinare chi ne ha veramente bisogno. E’ lo stesso discorso della Tac, della Risonanza magnetica. E’ difficile fare la Rm a Viterbo e spesso è l’utente che la chiede. Stiamo capovolgendo il concetto di sanità pubblica perchè l’utente legge su internet e chiede il vaccino, mentre rifiuta quelli che sono i vaccini veramente necessari. E’ un discorso che deve essere capito altrimenti il sistema non regge. Oltretutto parliamo di una malattia molto poco contagiosa, di una patologia rara. Mette paura perchè può essere mortale, ma è rara. La ragazza di Cracovia dei giovani del Giubileo della Misericordia che si è ammalata di meningite ed è morta, fa capire che se fosse stata una malattia contagiosa avremmo avuto moltissimi altri casi, visto che erano numerosi i ragazzi che hanno preso parte al Giubileo”.

Questi vaccini hanno poi delle controindicazioni?

“I vaccini sono diversi e per questo, quando viene l’utente, dobbiamo spiegare le varie tipologie di vaccini e quali sono i pregi ed i difetti, che non sono tanto gli effetti collaterali, che tra l’altro sono modesti, ma sono soprattutto il fatto di vaccinare in maniera non corente con le indicazioni di sanità pubblica, rischiando che il vaccino non sia efficace. Già è difficile fare le cose utili in sanità, fare le cose inutili e costose può essere dannoso. Già in una situazione di carenza di risorse spendiamo soldi e la gente spende, perchè ricordiamo che questi vaccini sono tutti a pagamento e non costano poco. Spendere soldi per una cosa che forse non è la priorità non la ritengo una cosa etica. Impegnare un servizio vaccinale solo per la meningite quando abbiamo molte altre proprità può non essere etico”.

Il consiglio, quindi, che può dare ad una persona sana, adulta che vorrebbe vaccinarsi contro la meningite qual è?

“Il consiglio è sicuramente di stare tranquilli. Non c’è nessuna epidemia in atto di meningite . Chi si deve vaccinare deve vaccinarsi, ma non è la scelta del singolo. Come medico vaccinatore non posso non dire che è corretto vaccinarsi, ma non tutti insieme e tutti adesso. In più devo aggiungere che non si ha alcuna certezza che l’utente sarà garantito per la vita contro quel tipo di menignite. Questo è un vaccino che è stato pensato e studiato per alcune categorie: bambini, adolescenti e pazienti a rischio. Ma sopratutto, qualore ci fosse un’effettiva emergenza, saremmo noi Regione ed Asl ad organizzare le campagne vaccinali. Mentre, invece, quando le organizziamo noi ed è colpa nostra sicuramente, raramente raggiungiamo i risultati voluti. Esempio tipico l’antinfluenzale e la campagna contro il morbillo che ancora non ha dato i risultati sperati”.

E per quanto riguarda i bambini che sono stati già vaccinati contro il meningococco C nel primo anno di vita? Devono fare il richiamo?

“Dobbiamo saperne di più . La Toscana si è lanciata in un ‘avventura: vaccina il primo anno di vita, richiamo a 6 anni, altro richiamo nell’adolenscenza. Ma sono gli unici a fare così. La cosa che è spiecaveole dire è che in realtà noi non lo sappiamo. Probabilemte è sufficiente una vaccinazione i primi anni di vita ed un richiamo in età adolescenziale e sempre per pazienti a rischio, ma dobbiamo saperne di più. Stiamo fronteggiando un patogeno raro, rarissimo, ma ben attrezzato che elude le risposte immunitarie. Pensavamo di avere un vaccino efficace, è più che efficace, ma forse servono i richiami. Quanti? Due, tre? La risposta ce l’avremo con gli anni. La regione Toscana, che è una regione ricca, viaggia con questa modalità vaccinale massiccia. Nessuna regione l’ha seguita. Sappiamo però che non c’è alcuna emergenza, i casi sono in diminuzione in tutta italia, a Viterbo, nel Lazio, soprattutto. Quindi, la persona sana non ha alcun motivo di intasare i centri vaccinali”.

Invece, per quanto riguarda l’influenza che sta mettendo a letto parecchi italiani in questo pericolo, cosa possiamo dire?
“Per l’influenza diciamo che abbiamo vaccinato di più rispetto allo scorso anno, ma sarei felice di vedere la gente che ho visto oggi in coda vaccinarsi contro l’influenza. Attualmente il trend è in crescita, ma non siamo ancora al picco. I L’invito è, quindi, a vaccinarsi contro l’influenza. Quella sì che è una patologia contagiosa ed abbiamo migliaia di casi. Ancora c’è tempo per vaccinarsi, fino alla metà di gennaio. Si vaccina non solo presso i nostri ambulatori, ma anche presso i pediatri.

Wanda Cherubini

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