Il ricordo di Dalida a 30 anni dalla sua scomparsa - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Il ricordo di Dalida a 30 anni dalla sua scomparsa

DALIDASono passati trent’anni da quel 1987 che vide lo spegnimento di una delle Stelle internazionali della musica leggera: Dalida. Iolanda Cristina Gigliotti, questo il suo vero nome, era nata alle porte del Cairo il 17 gennaio 1933 nel sobborgo di Choubrah. Unica femmina e seconda di tre figli, la futura cantante aveva origini italiane: i genitori infatti provenivano da un paesino in provincia di Catanzaro, Serrastretta. Suo padre era primo violino all’Opera del Cairo e quindi Iolanda aveva una certa vena artistica nel proprio DNA. A diciassette anni vinse il concorso di bellezza “Miss Ondine” per poi fregiarsi del titolo di Miss Egitto. Proprio quest’ultimo le permise di varcare le porte del mondo cinematografico. Ma l’affermazione in una realtà tanto affascinante quanto difficile richiese a Iolanda la partenza dalla sua nazione d’origine. Così la giovane si recò nel “vecchio” continente per rincorrere la fortuna, trovando la propria realtà nella capitale francese nel 1954. Due anni più tardi, ispirandosi alla pellicola “Sansone e Dalila”, adottò il nome d’arte “Dalila”, destinato a cambiare poco dopo in “Dalida” (su suggerimento dello scrittore Albert Machard. La “d” fu pensata dallo stesso come un legame ideale alla figura di Dio Padre)e registrò il suo primo disco su vinile con “Madona”, versione francese di “Barco negro”, cui seguì “Bambino” (traduzione della canzone napoletana Guaglione), che riscosse grande successo arrivando prima in Francia nel 1957. A seguito di ciò la cantante fu soprannominata “mademoiselle Bambino” e vinse il suo primo disco d’oro. Gli anni sessanta furono estremamente intensi e carichi di successi, ma anche di un profondo dolore. Nel 1961 e 1962 vinse “l’Oscar per la canzone”. Il 1964 la vide nel ruolo di prima donna vincitrice del disco di platino, a seguito di una vendita superiore ai 10 milioni di dischi, e fu “madrina” del Tour de France di quell’anno cantando più di duemila canzoni lungo i 2900 km percorsi. La partecipazione al programma italiano “Scala Reale” la portò a conoscere Luigi Tenco, cantante nostrano destinato ad avere un posto speciale nel cuore della collega franco-italiana. Con Tenco incise il brano “Bang Bang” che si classifico al primo posto nella prima hit parade radiofonica condotta da Lelio Luttazzi. Forte di questo successo decise di tentare l’esperienza Sanremese con “Ciao amore, ciao”. Quell’edizione del 1967 non fu però un successo, dal punto di vista professionale, ma una vera e propria catastrofe in termini personali. Luigi Tenco si suicidò dopo aver saputo che il suo pezzo non era stato “promosso” dalla giuria. Dalida, dopo aver seguito l’iter straziante dovuto al suo ruolo di “testimone” e stretta conoscente del cantante italiano, ritornò a Parigi. Dopo aver cantato la sua versione di “Ciao amore, ciao” tentò il suicidio. Alla fine degli anni sessanta e per tutti gli anni settanta, Dalida si divise tra la Francia e l’Italia. Molti gli autori italiani interpretati in francese: Dalla, Fossati, Donaggio, Paoli, Bindi e le reinterpretazioni di Mina come ad esempio il brano “Parole parole” con testo in francese, in coppia con l’amico Alain Delon. Il periodo degli anni settanta vide il suo successo in Italia spegnersi lentamente. “18 anni” e “Gigi l’amoroso” la portarono ad avere visibilità in televisione (“18 anni” sarà l’ultima sua presenza nella classifica dei dischi più venduti). Nel 1984 tornò in tv ospite del programma “Maurizio Costanzo Show”. Il suo successo all’estero rimase sempre elevatissimo. L’Olympia di Parigi la accolse come una vera e propria Stella del pentagramma. Nel 1986 Dalida si recò in Egitto per le riprese del film “Le sixième jour” (Il sesto giorno) che la vide per la prima volta in un ruolo drammatico e come protagonista. Per la prima internazionale del film fu scelto un cinema a Choubra, il quartiere dove la cantante aveva vissuto da bambina. Il giorno della prima fu un trionfo. A Parigi però la pellicola venne accolta positivamente dalla critica ma non dal pubblico. Nel 1987 gli appuntamenti della cantante svanirono quasi d’incanto; nulla all’interno della sua agenda personale. Anche le uscite si diradarono in maniera impressionante. L’ultima ufficiale fu il 7 marzo per la serata dei “César”, gli Oscar del cinema francese. Il suo ultimo concerto ad Antalya, in Turchia, avvenne alla presenza del presidente della repubblica. Dalida soffriva da tempo di depressione. Dopo aver tentato di togliersi la vita in un albergo a Parigi nel 1967 dove aveva soggiornato con lo stesso Tenco, tentò un secondo suicidio dieci anni dopo (la prima volta venne salvata dalla cameriera dell’albergo). Il 2 maggio 1987, dopo aver chiamato il fratello-manager Bruno, annunciandogli il rinvio di un previsto servizio fotografico a causa del freddo, e dopo aver detto alla cameriera che sarebbe andata a teatro, uscì con la macchina per un breve giro ed in questa circostanza, imbucò una lettera per il fratello e si recò nella sua casa in rue d’Orchampt, dove ingerì dei barbiturici. Morì il 3 maggio, a vent’anni dal primo e a dieci dal secondo tentativo di suicidio. Accanto al corpo fu trovato un biglietto: Pardonnez-moi, la vie m’est insupportable (Perdonatemi, la vita mi è insopportabile). Dalida venne sepolta nel cimitero di Montmartre a Parigi; sulla sua tomba si trova una statua commemorativa che la mostra con gli occhi chiusi rivolti allo spettatore. Il fratello maggiore Orlando, morto nel 1992, è stato sepolto nella stessa tomba, assieme alla loro madre Giuseppina. La sua musica e la sua triste vita è stata ripercorsa nelle due fiction uscite rispettivamente nel 2006 e nel 2016 chiamate entrambe “Dalida”. La prima, fu interpretata da Sabrina Ferilli per Canale 5, mentre la più recente dalla modella Sveva Alviti per RAI UNO. Una stella spentasi troppo presto ma che ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale internazionale.

Stefano Boeris

 

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