San Camillo, la pietra dello scandalo - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

San Camillo, la pietra dello scandalo

zingaretti san camilloProprio sull’ultimo numero avevamo parlato del San Camillo e dei guai che per il grande ospedale di Monteverde sembrano non finire mai. Ci torniamo sopra per commentare le ultime curiose decisioni del governatore Zingaretti. Decisioni cruciali per l’azienda ospedaliera. Per una volta non sono disservizi, non ci sono morti né incendi. La questione è “politica”, Il direttore generale è Fabrizio D’Alba, che ricordiamo venire da una famiglia di cattolici praticanti sempre legata al potere politico. Di D’Alba avevamo appena elogiato l’esperienza e la capacità amministrativa, oggi su di lui grava un pesante punto interrogativo. Perché si è prestato a creare un “caso” con un provvedimento discriminante e amministrativamente controverso? Il San Camillo si è trovato al centro di uno scontro tra il Ministero della salute , la Conferenza Episcopale Italiana e Zingaretti sulla opportunità/necessità di fare un bando per trovare sul mercato due medici non obiettori. Il problema c’è, al San Camillo la 194 è di difficile applicazione perché i ginecologi dell’ospedale sono obiettori di coscienza. Una bella gatta da pelare per il governatore distratto e diviso tra la sanità laziale e la crisi del Pd: in questi ultimi giorni si era autodefinito il pacificatore tra le correnti , ha fallito nel suo intento. Torna con la coda tra le gambe. Veniamo all’oggetto dell’ennesima polemica che vede al centro il San Camillo. Il giovane direttore generale è una emanazione diretta di Zingaretti , ovvio che dietro la firma del provvedimento ci sia la volontà del governatore. Una decisione voluta, inquadrata in un disegno preciso. Una sfida? La risposta ad una necessità? Le due cose insieme? Ma quel che conta è che l’operazione è stata condotta nel modo sbagliato, prestando il fianco a legittime e giustificate critiche. In questi giorni si è mosso in mondo cattolico, è sceso in campo anche l’ex presidente della Corte Costituzionale, il prof. Cesare Mirabelli . Che in una intervista alla tv della Cei ha affermato che l’obiezione di coscienza e’ un diritto fondamentale riconosciuto alla persona e non puo’ essere un requisito discriminante per la partecipazione a un pubblico concorso. Sull’argomento si è aperto uno spigoloso dibattito che ci vede equidistanti e pronti a rispettare le posizioni di ognuno. Ma noi vogliamo mettere l’accento sul ruolo e sull’atteggiamento del presidente. Al quale consigliamo di allargare il raggio d’azione. I problemi della sanità sono tanti, urgenti, drammatici, basta entrare in un ambulatorio Asl, in un Pronto Soccorso , per vedere come siamo ridotti. Non c’è solo la 194, non ci sono le giuste rivendicazioni di chi fatica a interrompere la gravidanza. Servono assunzioni e concorsi per l’intero sistema. Il focalizzare l’attenzione su delibere riguardanti la legge 194/78 può apparire come un eccesso politico, ideologico, pensi anche alle decine di posti vacanti nelle tante strutture sanitarie; pensi ai tanti medici che raggiungono la pensione, o lasciano l’incarico pubblico creando vuoti e squilibri, aggravando una situazione organizzativa già in forte sofferenza. I pazienti di quelle strutture hanno forse meno diritti? L’operazione San Camillo/194 parte da lontano, da una situazione di disagio reale incancrenita e avvelenata da un dibattito “ideologico” violentissimo. Non si poteva provvedere senza inserire quella specifica, non si poteva provvedere alle legittime esigenze di quel servizio e di quelle pazienti senza scatenare la rissa? Stiamo ancora aspettando che Zingaretti convochi i vertici delle Asl, dei policlinici, e delle strutture pubbliche accreditate per fare un reale bilancio di una situazione cristallizzata da anni. Ci auguriamo che il governatore, deluso dalla sua performance nel Pd torni ad occuparsi con un minimo di criterio della sanità laziale. Il Corvo

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