La villa di Alberto Sordi, un mondo da scoprire - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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La villa di Alberto Sordi, un mondo da scoprire

villa sordiSono ormai pochissimi coloro che, nati e cresciuti a Roma o divenuti romani d’adozione, non conoscono (dall’esterno) una delle ville più affascinanti e misteriose che la nostra città ci offre: quella del celebre attore Alberto Sordi. La Maschera di Roma, che ci ha lasciato nell’ormai lontano 2003, abitava assieme alla sorella Aurelia (deceduta nel 2014) nei pressi di uno dei punti più belli dell’Urbe: le Terme di Caracalla. Situata su una piccola “collina”, la villa dell’Attore domina l’ingresso verso l’Appia Antica, le famose Terme, e l’imbocco verso la Cristoforo Colombo. Nel piazzale antistante è possibile scorgere la parte superiore del complesso che, a ricordo di molti, è sempre apparsa come una facciata dalle serrande abbassate per ¾ e le persiane accapannate. L’Albertone nazionale era andato ad abitare in quella che poi sarebbe diventata la sua dimora romana nel 1958, soffiandola al suo amico e collega Vittorio De Sica per un valore di 80 milioni di lire. Ma questa splendida residenza ha sempre suscitato l’interesse della gente comune e non solo: infatti Sordi era noto per aprire le porte della sua casa solo a pochissime persone e così anche chi lo conosceva bene, spesso non rientrava tra i “fortunati” che avevano avuto accesso alla villa di Caracalla. Prima della scomparsa della sorella Savina (1972) l’attore romano era solito accogliere solo 18-20 persone al massimo, da quello che raccontano le cronache e Carlo e Luca Verdone che sul loro Maestro, Amico e Collega hanno realizzato il documentario “Alberto il grande”. Dopo il 1972 la casa divenne accessibile a 4-5 persone soltanto (con qualche eccezione sporadica). Piero Piccioni, Monica Vitti, Rodolfo Sonego e lo stesso Carlo Verdone sono stati tra i fortunati che hanno potuto conoscere la dimora del Maestro. Ma la fortuna è cieca e aiuta gli audaci e così, anche il sottoscritto ha avuto il privilegio di entrare in quel mondo Sordiano che fino a quel momento aveva potuto conoscere attraverso biografie e racconti. E’ bene fare un salto indietro di circa venti anni, quando ebbi la gioia di conoscere davanti al cancello della villa il grande Alberto. Il suo atteggiamento nei miei confronti fu quello di un nonno col nipote e il “buffetto” assieme alla dedica fattami sono due momenti di quel fortunato e casuale incontro che tengo ben custoditi nella mente e nel mio “portautografi”. Ma a causare quella bellissima conoscenza fu il mio sguardo perso nel fantasticare cosa ci fosse all’interno di quella casa che colpì un gentilissimo signore (di cui non ho mai saputo il nome) il quale mi presentò al Maestro. Ebbene, a distanza di quasi vent’anni la mia curiosità è stata ripagata grazie ad un secondo incontro fortunato, stavolta con una cortesissima signora che un giorno incontrai nel piazzale davanti alla villa e mi disse fare parte di un gruppo senese, in contatto con i fratelli Verdone, che stavano organizzando l’apertura di Villa Sordi solo per i “fortunati” membri del gruppo. Il mio entusiasmo e la sua cortesia la spinsero a chiedermi i dati personali (mail e numero di cellulare) per farmi sapere come, dove e quando questo sogno si sarebbe potuto trasformare in realtà. Munito di macchina fotografica e pieno di emozione sono entrato nel “tempio” dell’attore più amato della Città Eterna. Una guida d’eccezione era lì, pronta ad attenderci: Luca Verdone. Il fratello dell’attore si è mostrato subito molto cordiale con tutto il gruppo e si è relazionato in maniera molto semplice come se ci fosse una conoscenza profonda con ognuno di noi. All’ingresso, sulla parte esterna, una statua di un cavallo simile a quello della RAI su di un basamento con scritto “Nestore”, in memoria del film “Nestore l’ultima corsa”. All’interno invece un busto dell’attore raffigurato come imperatore del cinema italiano. La visita ci ha poi portato nel salone dove Alberto riceveva gli ospiti e dove sono esposti quadri molto importanti del ‘600 e ‘700 oltre ad un bellissimo ritratto e ad una rara foto che vede l’Albertone nazionale assieme alle sorelle e al fratello. Proseguendo lungo il percorso ecco la salita sulla scala in marmo alla volta della sala da pranzo e poi dello studio. E proprio qui sono custoditi oggetti e foto che parlano in qualche modo del Sordi attore. Non ci sono immagini di colleghi ma quella della Principessa Soraya con una dedica e foto dei Papi Giovanni Paolo II e Benedetto. Accanto allo studio la stanza da letto dove Alberto era solito coricarsi la domenica, ascoltando la partita rigorosamente alla radio (non c’è tv) e crollando dal sonno durante il secondo tempo per poi risvegliarsi anche alle sette di sera. Dietro la stanza la barberia, dove l’attore si sedeva per essere truccato come se dovesse andare in scena: anche se la poltrona è quella tipica dei saloni di barbiere, sembra un vero e proprio camerino con una nicchia che racchiude i suoi vestiti e le sue scarpe. Inutile poi parlare della vista che si ha quando si esce sul terrazzo e quella parte di Roma sembra salutare il suo amato cittadino. Una casa molto bella dunque ma anche capace di trasmettere solitudine. Sì, perché la sensazione che si ha è quella di ambienti non vissuti, dove l’ordine ed il silenzio regnavano sovrani. Lui, che quando usciva era sempre accolto da un bagno di folla, dentro quelle mura viveva una dimensione di austerità. Forse una villa fin troppo grande (almeno da un certo momento in poi) per due persone. Forse, una casa che avrebbe avuto bisogno di essere vissuta in modo più “aperto”, con feste e ricevimenti che in quel giardino e in quei saloni avrebbero avuto il giusto spazio. La visita è terminata con la visione del teatro dove il padrone di casa era solito proiettare i suoi film in compagnia sempre di un numero ristretto di amici. Dietro quest’ambiente, la palestra in cui sono conservati anche alcuni oggetti usati nei film, come il casco e la paletta de “Il Vigile”, la bombetta di “Fumo di Londra” e altri cimeli. Insomma un sogno trasformatosi in realtà che speriamo possa essere presto alla portata di tutti, quando la fondazione riterrà giunto il momento di trasformare la casa in un museo con apertura al pubblico.

Ste.Bo

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