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L’ULTIMA INTERVISTA
Elsa Martinelli: “Questo cinema non mi appartiene”

Elsa Martinelli è uno di quei personaggi che lasciano il segno. L'avevamo incontrata a Sabaudia in occasione della presentazione del libro di Nora Corbucci, “Ciak, motore, azione”. Ecco cosa ci aveva raccontato

Nella foto a sin Azzariti, Bonaccorti, Nora Corbucci e Elsa Martinelli- copyright Online-News

Nella foto a sin Azzariti, Bonaccorti, Nora Corbucci e Elsa Martinelli- copyright Online-News

C’era anche lei, qualche giorno fa, tra gli invitati alla presentazione del libro di Nora Corbucci, “Ciak, motore, azione” nella suggestiva cornice del lago di Sabaudia presso il San Francesco Charming Hotel. Si sente un’amica di vecchia data, quasi inseparabile, tanto da volerle starle accanto in un momento così importante per la moglie-scrittrice del compianto regista Sergio Corbucci. Lei è Elsa Martinelli, conosciuta più per la sua frequentazione del jet set mondiale che per i suoi percorsi di iconica attrice hollywoodiana. Invece è una della poche italiane tra quelle che hanno avuto la fortuna di recitare accanto a mostri sacri del cinema americano. L’Italia, però, non le ha tributato i meriti che avrebbe dovuto riconoscerle in questi anni. Colpa, però, di un declino quasi generale della produzione di film italiani, a favore di fiction televisive. Martinelli per recitare è dovuta, però, emigrare all’estero, in Francia, dove la filmografia- dice – «Ha ripreso in modo fantastico e i lungometraggi vanno all’estero». Il motivo? «La nostra cinematografia continua a produrre film sul provincialismo italiano, sull’uomo medio» e così – è certo – non andrà molto lontano dai nostri confini.
Lei è un’icona hollywoodiana, mondiale, nasce come modella scoperta da Capucci e poi decolla come poche attrici italiani nel mondo del cinema americano. Ha ricevuto prestigiosi premi, ha recitato assieme a mostri sacri di Hollywood, ma ad un certo punto la sua esperienza cinematografica è come se si fosse interrotta troppo presto.
Le spiego subito. Non sono io ad essere cambiata, è la produzione, il cinema è cambiato. Al di là di questo, le difficoltà sono nate quando ho deciso di vivere in Italia, è stato un grosso errore. Nessun produttore italiano mi ha mai voluto.
Perché?
All’epoca i produttori più importanti erano sposati. De Laurentiis era sposato con la Mangano, la Schiaffino era sposata con Alfredo Bini. Claudia Cardinale con Cristaldi. Io ho lavorato in Italia solo per alcuni registi che si sono battuti contro dei produttori per avermi nei loro film. Per esempio Mauro Bolognini per “La notte brava”, Risi, Elio Petri. Ma c’erano sempre le altre prima di me. E’ anche vero che quando venivo scelta il mio cachet era alto.
Insomma, il cinema, per usare un termine tecnico politico, è una casta.
Si, tutte le attrici che avevano sposato i produttori avevano più chances.
Ma lei rappresentava per l’Italia un plus valore.
Si, ma era più facile “spingere” la propria moglie (del produttore, ndr), tra l’altro – devo ammetterlo – tutte bravissime. Io le ho ammirate, da Sofia Loren, moglie di Carlo Ponti, in giù. Non era facile entrare nelle grazie dei produttori, all’epoca. Io lavoravo bene all’estero, ho girato tanti film in Francia, tanti film americani. Di conseguenza sono stata molto fuori dall’Italia. Non mi interessava fare filmetti. I film importanti li ho interpretati all’estero.
L’Italia si è ristrutturata, come lei sa, nel mondo dello spettacolo investendo grandi risorse finanziarie nella fiction.
Non mi interessa. La gente non riconosce gli attori delle fiction, salvo tre o quattro, non sono riconoscibili. Io le ho fatte prima che fosse di “moda”. Ne cito due importanti “Atelier” e “Orgoglio”.
Però in questi ultimi anni non l’abbiamo più vista recitare.
Non c’è niente che mi piaccia. Mi offrono parti che non mi interessano.
Anche perché questo mondo del cinema ….
E’ molto “familiare”, ecco mi sembra un termine molto elegante. Chi appartiene al cinema è come se facesse parte di una comunità.
Lo ha sempre detto?
Sempre. E poi vogliamo parlare di politica?
Pensa che ci sia un connubio tra politica e cinema?
Non nel cinema, ma nelle fiction…
La politica ostacola gli attori?
O sei da una parte o sei dall’altra. Io sono apolitica, anche se la seguo. In America ci sono due partiti. Io ho una formazione americana.
Lei vive in Italia?
Sì, dagli anni Novanta perché mi madre era diventata grande e l’ho presa in casa per farle avere i suoi ultimi giorni felici. Ha vissuto fino a 98 anni, ringrazio Dio. Poi mia figlia è cresciuta, è tornata in Italia, ha avuto due figlie e si è creato un nucleo famigliare che è stato anche il mio.
Torniamo alle fiction, in questo momento sono il vero business dello spettacolo.
Non ci sono parti interessanti per me, cosa posso farci?
Ma di fronte una offerta importante lei cosa direbbe?
Certo che sì. Un attore non lascia mai il cinema. Ma quanti sono spariti, che non si vedono più? In confronto il cinema francese è migliore del nostro.
Non a caso Monica Bellucci è andata in Francia a recitare e lì ha trovato spazi notevoli che in Italia le sarebbero stati preclusi.
Io ho fatto quindici film in Francia.
L’Italia non è riconoscente con le sue attrici?
Possibile che dopo Scola non ci siano stati produttori che abbiano pensato a Sofia Loren? E’ ancora presente, ma nessuno le ha offerto un ruolo. Lollobrigida ha avuto una carriera straordinaria, ma ha fatto tutto da sola. Me lo ha confessato un giorno, io le sono molto amica, era il suo compleanno, il 4 luglio. Mi ha detto: “ Ho capito che il cinema negli anni Settanta/Ottanta era cambiato”.
Cosa rimprovera oggi al cinema italiano?
Non ci sono i grandi produttori e i grandi autori. I grandi registi invece come Ozpetk, Sorrentino che riescono a fare cinema, per esempio, sono sempre alla ricerca di soldi, farebbero molto di più di ciò che riescono a fare se fossero più sostenuti dai fondi statali.
Lo Stato non finanzia granché le produzioni cinematografiche?
Troppi paletti, difficoltà …
E’ l’Italia delle fiction, quella di Don Matteo.
Non solo quelle. Io non le vedo, ma le studio …
Quale rimprovero lei può fare in questo momento difficile per il cinema? Solo per dire: “Svegliatevi”!
Si pensa solo al denaro. C’è solo il cine-panettone di Natale. E questo non va bene. Quando Francesco Rosi ha prodotto le “Mani sulla città”, un film da duemila Oscar, non solo uno, non si è posto il problema. C’erano gli autori, per esempio per Bolognini, c’era Flaiano, Pasolini. Oggi il regista fa tutto da solo, scrive il testo, la sceneggiatura, la musica. Il film francese ha ripreso in modo fantastico, la Francia ha ricominciato ad esportare film all’estero, i nostri non vanno da nessuna parte. Bisogna avere un respiro internazionale, se si continua a fare film sul provincialismo italiano, solo sull’uomo medio, il cinema non andrà molto lontano dai nostri confini.

Stefania Pascucci

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