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Morto mentre aspetta l’ambulanza la procura di Roma apre l’inchiesta

Dopo la denuncia su “Repubblica”, indagine per omicidio colposo sul decesso di Ruggiu Scoppia la polemica. I medici del soccorso: il nuovo sistema di chiamate è da cambiare

ambulanza-del-118-durante-il-soccorsoSei telefonate, un disco fisso che dice «rimanga in attesa», 25 minuti e nessuna ambulanza che arrivi mentre la vita di Gianfranco Ruggiu scivola via. Se dietro la morte del 63enne c’è una responsabilità in capo al servizio unificato 112 o a quello di secondo livello per le emergenze sanitarie (118) lo stabilirà la procura di Roma che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. La Regione Lazio invece ha avviato un’ispezione interna al 118. Per oggi è attesa la prima relazione.
L’incubo si materializza lunedì ad Albano Laziale, paese in provincia di Roma, quando Valentina Ruggiu si accorge che il padre sta male. Si avventa sul telefono e compone il 118, sono le 3.15. Questa è la prima di 6 chiamate fino alle 3.34. A quest’ora Gianfranco Ruggiu entra, ormai in fin di vita, all’ospedale San Giuseppe che si trova a poca distanza dalla loro casa, accompagnato in auto dal figlio. Valentina chiama il 118 – il numero per richiedere il soccorso sanitario – ma a Roma è come se componesse il 112. La telefonata in automatico va al numero unico di emergenza (il 112) che con un operatore smista le chiamate in base alle urgenze, al 115 o al 113 e così via. Il punto però è che a Valentina risponde sempre un disco fisso «rimanga in attesa». Riaggancia e riprova. Si avvia di nuovo la voce automatica. Valentina prende il cellulare, ricompone il numero, sono le 3.17. Passano 2 minuti e riparte il disco. Chiude e richiama alle 3.19. Trascorre un altro minuto e l’operatore risponde, Valentina (a casa ci sono la mamma e il fratello) descrive la situazione e il centralinista smista la chiamata al 118. Ecco però che si riattiva la voce automatica. La giovane attende mentre la vicina chiama il 112: parla con l’operatore e poi si avvia il «rimanga in attesa». Dopo 4 minuti si interrompe la telefonata di Valentina. Cade nel vuoto anche un’ultima chiamata. Alla fine fratello e sorella mettono il padre in auto. Alle 3.40 i medici comunicano il decesso.
Nel frattempo monta la polemica con la deputata di FI Sandra Savino che accusa: «Il ministro della Salute Lorenzin rifersica in Parlamento ». «Zingaretti chiarisca perché il pronto soccorso era senza ambulanze », attacca invece Francesco Storace, consigliere regionale de La Destra.«L’introduzione del 112 rischia di rallentare il servizio. Per le urgenze sanitarie è opportuno introdurne uno a parte», spiega Mario Balzanelli, presidente della Società italiana sistema 118.

Tra gli operatori del centralino sotto accusa “Mai tante telefonate come in questi giorni”

E da quel momento nel palazzone rosso nessuno si dà pace.
«Siamo costernati e i primi a voler fare chiarezza, staremo qui tutta la notte pur di venire a capo a questa storia», dice Gianni Ferrara Mirenzi responsabile del “112”, che da un anno e mezzo convoglia tutte le richieste di soccorso che arrivano della capitale. Prima, finivano direttamente al centralino dei carabinieri, della polizia, del 118 e dei vigili del fuoco. La Centrale l’ha voluta il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, inaugurata in occasione dello scorso Giubileo.
Diciotto teste davanti al monitor, occhi fissi, cuffie alle orecchie. Nei tavoli davanti alla vetrata gli operatori sono all’opera. «Incendio a Tor di Quinto? Lei da dove chiama… il suo nome… attenda le passiamo i vigili del fuoco». «Pronto? Sente delle urla nella casa accanto? Il suo telefono… resti in linea». Alle 3 del pomeriggio c’è superlavoro, come accade ormai da settimane coi roghi che sono ovunque. E con le chiamate passate da una media di 7mila al giorno a 12mila. Ma l’atmosfera più che incandescente, in questo martedì prima di Ferragosto, è triste. C’è tristezza tra i dirigenti e tra le ottanta persone qui, via Laurentina, ruotano in turni di otto ore. Un quarto d’ora di pausa ogni due. «Questa è un’estate da incubo — continua Ferrara Mirenzi, occhiaie sotto gli occhi e il cellulare che suona anche di notte — L’emergenza incendi ha fatto quasi raddoppiare le chiamate, una situazione mai vista prima con tutti questi incendi, spesso a lambire le case». Ammette che il surplus di emergenza «ha creato code più lunghe d’attesa, ma le chiamate al 118 hanno sempre la priorità. E sicuramente possiamo migliorare il servizio coordinandoci con le altre centrali a cui riversiamo le richieste di aiuto».
Ma se si crea il tappo, qual è il vantaggio del 112? «Evitiamo, ad esempio che un 35% di telefonate di mitomani e perditempo finiscano al centralino dei carabinieri o della polizia», spiega Daniele Di Miccio, responsabile della formazione. Ci sono anche gli habitué. C’è una signora anziana ad esempio, che telefona tutte le sere. «Vede ogni volta qualcosa di strano dal balcone. Chiacchiera chiacchiera… poi dà la buona notte a tutti», racconta uno degli operatori in un momento di pausa.
L’esperienza e la tecnologia aiutano a dribblare le trappole. Gli addetti sono davanti a due computer: in uno acquisiscono le informazioni, nell’altro controllano la geolocalizzazione della persona che chiama. «Se uno dice che è al Flaminio, invece è all’Eur non c’è da fidarsi», continua Di Miccio. In soccorso, specialmente dei ragazzini, c’è ora una “app” da scaricare sul cellulare. Si chiama “Where are u” e mette in contatto col 112 senza aver bisogni di parlare. Asettici, gli operatori non entrano in merito né danno consigli. Ma spesso ci sono storie che rimangono addosso. Norma D’Aguanno si emoziona a ricordare quando l’ha chiamata un bimbetto. «Sono in auto con mamma… mamma sta male!». Norma è riuscita a farsi spiegare dove erano. «Che bello — dice — quando ho letto sul giornale che quella signora se l’era vista brutta, ma era stata salvata».

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